Murales dei clan a Napoli, la minaccia su Fb: «Se cancellate Ugo Russo le altre opere saranno sfregiate»

Murales dei clan a Napoli, la minaccia su Fb: «Se cancellate Ugo Russo le altre opere saranno sfregiate»
di Valentino Di Giacomo
Domenica 14 Febbraio 2021, 23:00 - Ultimo agg. 15 Febbraio, 14:41
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«Se hanno intenzione di rimuovere anche il murales di Ugo saranno sfregiati tutti i murales di Napoli Centrale». Non si placano le polemiche sulla vicenda dei dipinti e degli altarini dedicati a personaggi della malavita. La minaccia di ritorsioni stavolta arriva dalla pagina Facebook creata per ricordare il ragazzino 15enne dei Quartieri Spagnoli freddato mentre tentava una rapina ai danni di un carabiniere fuori servizio ormai quasi un anno fa: era la notte del 29 febbraio. «Verità e giustizia per Ugo Russo» si chiama la pagina e, tra post di amici e parenti, spuntano anche alcune minacce, ritenute credibili dalle forze dell’ordine, come quella di andare a sfregiare altri murales nel caso venisse rimosso quello per Ugo in piazza Parrocchiella.


Quelle frasi arrivano dal profilo di Gennaro Mancini, una delle nove persone imputate nel processo per la devastazione all’ospedale Pellegrini la notte in cui Ugo fu ucciso. Bisogna riportare le pagine di questa brutta storia ad un anno fa: il 15enne viene colpito e arriva al pronto soccorso dove si scatena un vero e proprio assalto da parte di amici e parenti del giovane. Il bilancio sarà di oltre 10mila euro di danni per l’ospedale che quella notte fu costretto a chiudere il pronto soccorso. Per quegli episodi, grazie alle telecamere di sorveglianza, la procura di Napoli - nell’inchiesta condotta dai pm Antonella Fratello, Enrica Parascandolo e Urbano Mozzillo - ha individuato almeno nove responsabili.

Per l’autore del post sulla pagina Facebook dedicata a Ugo, Gennaro Mancini, è stata richiesta una pena a 8 anni di reclusione. Frasi prima scritte e poi rimosse. In un altro post, anche questo poi cancellato, sempre il profilo Facebook di Mancini, aveva direttamente messo nel mirino il 23 enne carabiniere che lo scorso 29 marzo sparò ad Ugo: «Boia preparati sta arrivando la tua ora». Su queste manifestazioni di sfida è alta l’attenzione delle forze dell’ordine anche perché, poche ore dopo la notizia della morte di Ugo e dopo il raid all’ospedale Pellegrini, due soggetti - già individuati - esplosero dei colpi d’arma da fuoco contro la caserma Pastrengo dei carabinieri dove ha sede il Comando provinciale dell’Arma. Segnali di tensione che non è possibile trascurare. A provare a riportare la calma è stata però la stessa famiglia di Ugo. La zia del 15enne ucciso, Anna, ha fatto un appello ai frequentatori della pagina Facebook a tenere i toni più bassi. «A volte - ha scritto la signora - si possono esprimere parole dettate dalla rabbia. Chi ci conosce sa che siamo una famiglia per bene. Facciamoci conoscere per quello che siamo e non per come ci vogliono dipingere, anzi ci hanno dipinto». E poi chiude: «Onore ai carabinieri e la polizia che hanno spirito di servizio, siano maledetti quelli come l’assassino del mio amato nipote».

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Ferma, però, l’intenzione che non sia rimosso il murales per Ugo, un caso sollevato ormai da mesi proprio dal Mattino. A riguardo si sono espressi il prefetto di Napoli Marco Valentini, il procuratore generale Luigi Riello e - in seguito - anche il Comune di Napoli che, dopo aver rimosso il murale e l’altarino di Forcella dedicati all’altro baby-rapinatore 17enne, Luigi Caiafa, ha manifestato l’intenzione di cancellare anche l’opera dedicata a Ugo Russo. Per il ragazzino dei Quartieri Spagnoli l’intenzione del Comune è creare una nuova opera «che non si presti ad interpretazioni sbagliate». L’esigenza di una famiglia di ricordare una giovane vittima, ma pure quella delle autorità di evitare che un baby-rapinatore possa diventare un modello per altri ragazzini. Una settimana fa, in seguito alla rimozione di un altarino a San Pietro a Patierno dedicato ad un pregiudicato, Benvenuto Gallo, fu sfregiato il murale dipinto da Jorit dipinto per Nino D’Angelo. Il timore è che rappresaglie simili possano essere attivate anche altrove. 
 

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