Napoli: processo ai ras della sosta, la vigilessa testimone chiave per tre volte non si presenta in aula

Napoli: processo ai ras della sosta, la vigilessa testimone chiave per tre volte non si presenta in aula
di Gennaro Di Biase
Sabato 14 Maggio 2022, 00:01 - Ultimo agg. 15:20
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Processo contro il parcheggio abusivo: scoppia il giallo della vigilessa. Parliamo di un’agente della polizia municipale, testimone chiave del procedimento aperto dal consigliere regionale Francesco Borrelli, che fu vittima di un pestaggio in via Marina, nei pressi del Ciottolo, nel 2018. Eppure, per la terza volta consecutiva, l’agente non si è presentata in aula. La vigilessa in questione sarà chiamata a testimoniare una quarta volta, e la sua presenza potrebbe segnare una svolta. La battaglia contro la “camorra” della sosta illecita è spesso legata a quella contro i clan. Il parcheggio abusivo, come documentato dal Mattino nelle ultime settimane, vive purtroppo un periodo floridissimo, si è impadronito stabilmente di gran parte delle strisce blu nelle location chiave della città e sottrae migliaia di euro all’ora alle casse comunali. 

La storia, documentata anche attraverso un video, risale al 30 giugno 2018, e ha portato, nel marzo del 2020, al rinvio a giudizio di tre persone. Siamo in via Marina, intorno alle 21. «Quella sera ho subito una delle aggressioni più pesanti della mia vita - racconta Borrelli - Da tempo lì, davanti al Ciottolo, c’erano i parcheggiatori abusivi che riducevano a una sola corsia le tre di cui era fatta la strada. Stavo girando un video di denuncia in diretta Facebook, con tanto di occupazione illecita della pista ciclabile, della carreggiata e delle strisce pedonali. Mentre documentavo l’attività del parcheggiatore abusivo, che indossava una casacca catarifrangente, ricevetti la prima minaccia. Lui annotò la targa del mio scooter e vantò amicizie altolocate. Dopo la minaccia, il parcheggiatore abusivo e altre due persone mi minacciarono verbalmente e iniziarono a picchiarmi selvaggiamente, facendomi cadere a terra e sequestrandomi il cellulare. Dissero che era “zona loro” e che non potevo riavere indietro lo smartphone. Andai subito al Loreto Mare, dove mi refertarono con la seguente diagnosi: trauma escoriativo emivolto destro e regione rachide lombare, prognosi 10 giorni.

Le accuse mosse agli aggressori sono: minacce, lesioni, rapina impropria, ricettazione in concorso con altri. Dopo il referto mi recai con tre agenti municipali nel Ciottolo, e il mio cellulare fu consegnato a uno dei vigili. Sul posto, in presenza degli agenti, indicai i miei aggressori, che sostennero di non avermi mai visto. Gli agenti ricordarono loro che il video era già in rete. Assurdo che a 4 anni dalla denuncia, che per me comporta rischi, il processo sia in stallo. Si figuri che il parcheggiatore abusivo, quando passo di lì, mi prende in giro dicendo: “Sono ancora qui e sono intoccabile”».  

Video

A spiegare i dettagli e gli scenari possibili della vicenda è l’avvocato di Borrelli, Stefano Paparella: «Ho comunicato al mio cliente che c’è stata una dilatazione di circa 6 mesi dei tempi processuali dettata dalla mancata comparizione del teste chiave. La prima volta, la vigilessa non si era presentata in aula per un permesso legato alla 104, la seconda per un permesso sindacale. La terza volta non è chiaro neppure se sia arrivata la notifica. La prima volta l’agente avrebbe dovuto testimoniare a dicembre 2021, la seconda a marzo. La terza l’altro ieri. La prossima udienza ci sarà a giugno. Purtroppo si tratta di dinamiche non rare, ma è chiaro che quando si tratta di forze dell’ordine l’assenza del teste risulta paradossale. Comprendo tutte le ragioni e i diritti sindacali del teste, ma in questo caso dilatare ulteriormente i tempi del processo potrebbe aprire al rischio di prescrizione in un eventuale appello. La vigilessa è un teste chiave: sarebbe stata lei, all’ingresso del locale, a farsi restituire il cellulare di Borrelli. Mentre gli altri due vigili, che si sono presentati regolarmente in aula, erano invece fuori a identificare i presenti all’esterno. Il teste sarebbe prezioso per l’eventuale accertamento dei fatti».

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