I primi ad allarmarsi sono stati due professori. Quei lividi ben visibili sul collo e le escoriazioni sul volto di uno studente modello, uno di quelli bravi davvero e con un’ottima media, facevano scattare legittimi sospetti. Ma lui - lo chiameremo Alberto con un nome di fantasia - a soli 15 anni, da solo non riusciva a trovarlo il coraggio di liberarsi di un atroce segreto. Fino a giovedì scorso, quando quel bisogno disperato di confidare tutto lo ha portato a chiedere di parlare con la preside dell’istituto alberghiero.
Così è venuta fuori la verità: e la figura di un padre-padrone violento, capace di vessare moralmente e fisicamente il figlio adolescente per punirlo. Da cosa? Da quel presunto orientamento sessuale che il genitore proprio non accettava: e così - una volta a casa - arrivavano quotidiane mortificazioni, insulti terribili e botte da orbi, in un caso addirittura con l’utilizzo di una chiave inglese. L’epilogo di questa brutta storia familiare è arrivato ieri, con l’arresto del 48enne padre orco e il conseguente allontanamento dal nucleo familiare e trasferimento di Alberto in una struttura specializzata protetta.
Botte dal padre perchè gay, l'assessore del Comune di Napoli: «È in comunità protetta»
La persecuzione
Per il 15enne vivere tra le mura domestiche, a Poggioreale, era diventato un tormento. Il padre - tossicodipendente con piccoli precedenti - metteva il figlio con le spalle a muro picchiandolo: infamante, nella sua testa bacata, l’ipotesi che il figlio potesse essere gay. Alberto sopportava, e riusciva a sciogliere il proprio dolore a letto quando spegneva la luce, o quando si chiudeva in bagno.
«Quando ha chiesto di incontrarmi con due docenti - spiega al “Mattino” Rita Pagano, la direttrice dell’istituto frequentato dal 15enne - era visibilmente sconvolto. Pian piano siamo riusciti a fargli venire fuori quell’incubo che era costretto a vivere a casa. “Mio padre mi picchia”, si è sfogato ricostruendo mesi e mesi di vessazioni (alle quali nessuno, a cominciare dalla madre) aveva il coraggio di opporsi in famiglia. Quella stessa sera Alberto non è tornato a casa, andando a dormire da un’amica. Abbiamo subito contattato i carabinieri e il giorno dopo lo abbiamo accompagnato in caserma. Quello che è accaduto fa emergere il clima di degrado e di violenza tipico di un ambiente border line. E il caso di Alberto per noi non è certo il primo: diverse volte abbiamo segnalato disagi e anomali comportamenti familiari dei nostri studenti».
Le indagini
Ai carabinieri di Poggioreale Alberto racconta tutto, anzi fa di più: gira ai militari le tracce dei messaggi vocali che quel padre incapace di amare per ciò che è il proprio figlio gli mandava con una furia ossessiva: messaggi vocali contenenti anche minacce di morte. A quel punto il quadro investigativo era completo, e per il 48enne sono scattate le manette. La Procura di Napoli (sezione Fasce deboli) ha attivato il codice rosso e il violento è stato arrestato a casa in flagranza differita. Dell’accaduto è stata anche informata la Procura dei minorenni: ora si dovrà decidere anche la sorte di altri figli piccoli. L'arrestato deve rispondere di maltrattamenti in famiglia.
Napoli, botte con una chiave inglese al figlio 15enne gay: arrestato
L'assessore alle Politiche sociali del Comune di Napoli, Luca Trapanese, parla di «drammatico episodio di violenza familiare: il rispetto e l’amore devono sempre prevalere». Trapanese ha subito messo a disposizione del 15enne una struttura di accoglienza protetta. Alberto non non tornerà più in quell’inferno. Sulla vicenda interviene anche l’Arcigay di Napoli che lancia l’allarme su un probabile altro caso, quello di una 14enne che si è tolta la vita a Caserta. A quasi due settimane dalla sua morte continuano le indagini dei carabinieri, che stanno approfondendo anche alcune voci insistenti circolate nei giorni della tragedia, ovvero che la ragazza avesse tentato il suicidio per contrasti in famiglia dovuti a ragioni di identità sessuale.
«Dopo Bologna, Milano, Torino e Roma, anche qui in Campania registriamo aggressioni omotransfobiche violentissime, frutto del clima avvelenato da questo Governo e della maggioranza parlamentare che lo sostiene». Antonello Sannino, presidente di Antinoo Arcigay Napoli, commenta così il caso di un ragazzino di 15 anni vessato dal padre perchè gay. «Diffondere odio ha un prezzo e questo prezzo lo stanno pagando le persone LGBTQIA+ e tutte quei pezzi della cittadinanza aggrediti quotidianamente dalla retorica dell'odio - spiega - Occorre approvare rapidamente un pacchetto sicurezza per le persone LGBTQIA+, come chiesto a più voci dalle associazioni LGBTQIA+ con la petizione 'Io non sto col branco», sottolinea.