Napoli, la protesta delle camere penali: «Le Corti d'Appello? Ingestibili sentenzifici»

Napoli, la protesta delle camere penali: «Le Corti d'Appello? Ingestibili sentenzifici»
di Dario Sautto
Giovedì 17 Giugno 2021, 08:30
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«Ormai nessun magistrato sceglie di andare in Corte d'Appello e sempre più spesso i bandi per i giudici di secondo grado vanno deserti. Non ha più nessun appeal quel ruolo, perché non dà titolo preferenziale per approdare in Cassazione, ma anche perché le Corti d'Appello sono travolte dal lavoro e sembrano essere diventate un sentenzificio ingestibile». L'allarme è stato lanciato ieri mattina da Ernesto Aghina, presidente del tribunale di Torre Annunziata, durante la manifestazione organizzata dalle Camere penali della Campania (tranne quella di Napoli) dopo la scoperta di una «bozza» di sentenza nel fascicolo di un giudice, fatta da un avvocato e rivelata da Il Mattino nei giorni scorsi. L'incontro intitolato «L'Appello: garanzia irrinunziabile» si è tenuto a Torre Annunziata, organizzato dalla Camera penale oplontina presieduta da Renato D'Antuono, in uno spazio coperto ma all'aperto, alla presenza dei rappresentanti dei penalisti di tutta la regione: Domenico Russo (Benevento), Luigi Petrillo (Irpinia), Felice Belluomo (Napoli Nord), Vincenzo Laudanno (Nola), Francesco Petrillo (Santa Maria Capua Vetere) e Luigi Gargiulo (Salerno). «Su quell'episodio spiacevole ha aggiunto Aghina l'Avvocatura si è spaccata, ma anche la Magistratura si è interrogata. Purtroppo episodi analoghi vengono segnalati in tutta Italia. È opportuno un confronto, perché il vero malato resta il giudizio d'appello e ne siamo tutti consapevoli». Secondo Aghina, il vero problema è «l'attuale assetto che è insostenibile e ingestibile. Troppi fascicoli per pochi giudici, sempre più spesso trasferiti in Corte d'Appello in maniera coattiva. Servono modifiche, perché il numero di impugnazioni delle sentenze resta il più alto d'Europa, anche se calato rispetto al 46% degli anni scorsi». 

Non è in discussione solo la quantità, ma in alcuni casi anche la «qualità» del magistrato: «Capita troppe volte - continua il presidente del Tribunale oplontino - che il giudice d'appello abbia meno esperienza del giudicante di primo grado. Inoltre è sempre più complicato per i giudici di primo grado conoscere l'esito dei loro processi in appello». Sulla stessa lunghezza d'onda il procuratore Nunzio Fragliasso: «Tempi per la fissazione degli appelli sempre più dilatati e numero di processi elevato rispetto a quello dei magistrati rappresentano una grande difficoltà. Così si rischia di ricorrere a scorciatoie. Ma il vero problema, di cui è figlio quell'episodio, è che i processi in appello alla fine non si fanno». Gli interventi di Aghina e Fragliasso sono stati seguiti anche da una relazione dell'Anm che ha ribadito «l'importanza del dialogo con l'Avvocatura» e «le stesse problematiche che si vivono anche nel settore civile». Successivamente grande spazio è stato riservato alla relazione dell'avvocato Domenico Nicolas Balzano, decano dei penalisti del Foro di Torre Annunziata e fino a due settimane fa alla guida della Camera Penale oggi presieduta da D'Antuono: «Dall'incontro avuto a Napoli ha spiegato Balzano, illustrando la sua posizione in maniera netta noi penalisti abbiamo compreso che questa è praticamente la prassi in Corte d'Appello, il che rende inutile la trattazione orale dei processi di secondo grado, così come relega l'avvocato a figura sempre più marginale.

Nonostante le rassicurazioni avute, credo che sia difficile solo immaginare che una bozza di sentenza possa essere cambiata una o più volte dopo l'udienza, in base alle discussioni delle varie parti: sarebbe un lavoro inutile, tra l'altro fatto da un giudice che è già oberato di fascicoli. Sarebbe più semplice ascoltare tutti, andare in camera di consiglio e decidere una sola volta». 

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Assente la Camera penale di Napoli che ieri non ha preso parte all'astensione dalle udienze nonostante il sostegno dell'Unione Camere Penali Italiane, a chiudere gli interventi è stato Vincenzo Maiello, ordinario di diritto penale alla Federico II, che ha spiegato come dovrebbe funzionare il processo d'appello e l'anomalia della presenza di quella bozza di sentenza nel fascicolo. Allo studio c'è un documento che possa ricapitolare le tante perplessità e criticità emerse durante la manifestazione, che ha visto la partecipazione di oltre un centinaio tra penalisti e magistrati. 

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