Napoli, studenti in piazza contro il nuovo governo: «Siamo tutti antifascisti»

Napoli, studenti in piazza contro il nuovo governo: «Siamo tutti antifascisti»
di Alessio Liberini
Venerdì 21 Ottobre 2022, 14:55 - Ultimo agg. 22 Ottobre, 09:00
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«La maggioranza di noi ragazzi non ha votato a destra». Daria, una giovanissima studentessa liceale napoletana, spiega così le ragioni che hanno portato questa mattina centinaia di scolari a scendere in piazza a Napoli. Per protestare contro il nascente esecutivo - guidato da Fratelli d’Italia e dalla leader Giorgia Meloni - e per urlare tutte le “mancanze” che da troppo tempo attanagliano il mondo della scuola. 

I ragazzi arrivano di buon mattino al concentramento di piazza Garibaldi. Portando con sé striscioni, cartelli, fumogeni, ma soprattutto una gran voglia di far sentire la propria voce. Quella, secondo i giovanissimi, che la politica italiana ed il nascente esecutivo ha totalmente smesso di ascoltare. 

«Come studenti – continua Daria - veniamo da sempre trascurati, mandati a lavorare con l’alternanza scuola lavoro e gli edifici scolastici vanno a pezzi. Negli anni di pandemia siamo stati completamente abbandonati a noi stessi, lasciati davanti ad una telecamera a fare la Dad che ha causato un grosso appiattimento sociale. La Meloni porta avanti idee retrograde che non faranno altro che far tornare indietro questo Paese. Invece di andare avanti». 

“Jatevenne. Napoli non vi vuole” è il testo che compare sul grande striscione portato alla testa del corteo. È con questo slogan, essenziale ed esaustivo allo stesso tempo, che intorno alle 10 parte la mobilitazione promossa dall’Unione degli studenti di Napoli e dal collettivo studentesco Kaos.

A prenderne parte almeno cinquecento studenti, un migliaio per gli organizzatori. “Siamo tutti antifascisti” gridano in coro i ragazzi mentre si dirigono in direzione di porta Capuana. 

«Oggi – spiega Zidan Shehadeh - portavoce dell’Uds di Napoli – siamo scesi in piazza perché da Napoli è stato lanciato un appello per mobilitarci, in tutta Italia, contro questo nascente Governo che riteniamo di stampo fascista. Abbiamo già visto come anche alla Camera e al Senato sono stati eletti Fontana e La Russa: sappiamo benissimo che tipo di passato hanno. Conosciamo perfettamente ciò che pensano e lo riteniamo inaccettabile». 

«Siamo in piazza perché crediamo sia necessario costruire un percorso antifascista in tutto il Paese» ribadisce Zidan mentre il corteo arriva verso via Rosaroll. Qui, e fino a via Foria, alcuni manifestanti, col volto coperto, si sono armati di bombolette spray e rulli per vernice che hanno usato per “pulire” alcuni muri imbrattati da slogan e scritte fasciste. Il tutto svolto proprio a pochi passi dal quartier generale dei giovani fascisti napoletani. «Abbiamo fatto quest’azione di pulizia – motiva Luca Napolitano, portavoce del collettivo studentesco Kaos – perché non pensiamo sia possibile che in una città come Napoli, che si è liberata da sola dai nazifascisti durante la seconda guerra mondiale, ci siano scritte del tipo “Barrio fascista” o svastiche sui muri. La nostra è una città antifascista e antirazzista: per tanto i fascisti non saranno mai benvenuti a Napoli». 

Successivamente, sempre lungo via Foria, gli studenti si sono cimentati in un flasmob, dal grande significato simbolico, per ricordare Giuseppe, Lorenzo e Giuliano. I tre ragazzi deceduti mentre affrontavano stage, non pagati, promossi dall’alternanza scuola lavoro. Nata nel 2015 con l’esecutivo guidato dal Pd allora capitanato da Matteo Renzi. 

 

All’esterno dell’istituto scolastico Porta, tre studenti si sono stesi a terra, simulando una vera e propria scena del crimine, per poi farsi cospargere di vernice rossa a testimonianza del sangue versato dai loro coetanei. «Potevano essere nostri compagni di scuola – dice Benedetto, mentre è ancora imbrattato di pittura rossa – vivere con queste tragedie, per colpa di leggi inutili promosse dallo Stato, è scandaloso». Difatti i ragazzi contestano l’alternanza fin dai suoi albori. Ma al momento, dopo tre morti in neanche un anno, nulla sembra essere cambiato: «Dovremmo pensare a studiare e a stare sui banchi di scuola invece ci mandano a morire» urla dal megafono un manifestante. Giovanni, invece, ci tiene ha precisare che la sicurezza per gli studenti non è garantita neanche all’interno degli edifici scolastici della città, molti datati e fatiscenti. 

«Il nuovo governo – motiva il ragazzo - non ha alcun progetto politico per tentare quanto meno di tamponare il problema dell’edilizia scolastica. In Europa vengono costruite scuole per essere tali noi, al Sud, studiamo in istituti che si trovano persino in dei condomini o in stabili del Settecento. Siamo stanchi: almeno stanzino dei fondi per rendere sicure queste strutture». Dalla sicurezza a scuola si arriva, proseguendo il corteo, ad un altro tema caldissimo, che i ragazzi ritengono di portare al centro dell’attenzione. All’arrivo all’esterno del Museo Archeologico Nazionale di Napoli va così in scena un altro flash mob per denunciare il pericolo di «una legge Gasparri che vuole rendere più difficile abortire». 

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Alcune studentesse si travestono da “ancelle”, personaggi dell’omonima serie in cui c’è un universo distopico nel quale le donne vengono viste solo come puro mezzo di riproduzione. «Ci siamo vestite come le ancelle per simboleggiare la misoginia di questo Paese - chiarisce Viviana - perché vogliamo dire che eventuali bonus da duecento euro, proposti da Giorgia Meloni durante la campagna elettorale, per non far abortire le donne che si trovano in difficoltà economiche non ci bastano. Noi donne vogliamo che non ci siano discriminazioni. In Italia per abortire dobbiamo prima passare per i presidi dei “Pro vita” e non abbiamo realmente una scelta libera: non siamo messe quindi nelle condizioni di poter scegliere liberamente».
Dopo quest’altro sit-in il corteo è giunto così alla sua destinazione finale: piazza Dante. Qui i ragazzi, prima di sciogliere la manifestazione, si sono raccolti per cantare insieme “Bella ciao” e lanciare l’ultima frecciatina al nuovo esecutivo che si stava formando nelle stesse ore: «La nostra generazione non si arrende!».

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