Napoli, notte di sangue a piazza Carlo III: «Mio figlio in fin di vita, libero il suo aggressore»

Napoli, notte di sangue a piazza Carlo III: «Mio figlio in fin di vita, libero il suo aggressore»
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 30 Settembre 2022, 23:30 - Ultimo agg. 1 Ottobre, 14:45
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Non c’era pericolo di fuga ed eravamo fuori dalla flagranza del reato. Sono i due fattori che hanno spinto la Procura di Napoli a non applicare un fermo di polizia a carico di un ventenne, protagonista domenica scorsa di un fatto violento, sanguinario e drammatico: ha accoltellato un proprio coetaneo, un ragazzino di appena 19 anni, in più punti del corpo, rischiando di ucciderlo o di renderlo menomato a vita. Attualmente il ragazzo lotta per non morire, in rianimazione. Una vicenda drammatica, che basta da sola a riproporre l’attenzione su un fenomeno metropolitano: il dilagare di armi e violenza tra i giovani, al centro e in periferia. Ma veniamo ai fatti: domenica notte, intorno alle 22, in piazza Carlo III, Francesco Galerano è stato ridotto in fin di vita, al termine di un assalto a sangue freddo. Aggressione ordita da parte di un ventenne, che - in modo vigliacco - ha sfoderato un coltellaccio da cucina e ha colpito in più punti la vittima. Futili motivi, epilogo drammatico.

Una vicenda che tiene attualmente in apnea un intero nucleo familiare. La mamma e le zie pregano per Francesco, che è stato sottoposto a due interventi chirurgici ed è attualmente in rianimazione al Pellegrini, costretto a una nuova trasfusione. Rappresentate dall’avvocato napoletano Nunzio Limite, masticano rabbia e dolore, chiedono innanzitutto giustizia, a partire da una domanda: per quale motivo l’aggressore non è stato arrestato? Per quale motivo, dopo essere stato identificato dalla polizia, chi si è macchiato di un reato tanto grave, non si trova in cella? 

Ma torniamo a descrivere i contorni di una vicenda pulp, che si consuma in più momenti, tra sabato e domenica scorsa. Sabato notte, all’esterno di una discoteca cittadina, Francesco interviene per aiutare un ragazzo svenuto, ma nasce un malinteso con il cugino della persona soccorsa, per la quale si era prodigato a fornire assistenza. Una spallata, qualche parola di troppo. Fatto sta che il cugino della vittima dà inizio a una lite, che si sviluppa soprattutto al telefono. Francesco viene contattato all’alba, ma anche nel corso della domenica pomeriggio, il 20enne si ostina a invitarlo - in modo minaccioso - a un chiarimento conclusivo. E si arriva alla domenica notte, quando si consuma la parte finale di questa storia di ordinaria idiozia. Sono le dieci, all’esterno di un bar in piazza Carlo III, quando Francesco incontra il 20enne. Si chiama G.C. e invita Francesco ad uscire all’esterno dell’auto nella quale ha raggiunto una comitiva di amici, sempre più ossessionato dalla esigenza tutta personale (e completamente campata in aria) di avere una sorta di soddisfazione personale, per la spallata rimediata la notte prima. Da bravo vigliacco, il ventenne non ha alcuna esitazione ad aggredire un ragazzo disarmato. Sfodera un coltello e si accanisce contro Francesco. Sangue ovunque, solito copione. Spiegano Maria e Pina, zie di Francesco: «Il ragazzo è al Pellegrini, è stato operato due volte, nel tentativo di ricostruirgli le vene; è ancora in rianimazione, preghiamo perché gli esiti della nuova trasfusione possano avere un effetto benefico».

Intanto, la madre del ragazzo ha sporto denuncia, facendo leva anche sulla testimonianza di persone vicine a Francesco e allo stesso aggressore, che hanno confermato la premeditazione del gesto. Quel tale - il 20enne G.C. - era ossessionato dalla voglia di vendidcarsi, hanno spiegato alcuni conoscenti del ragazzo. 

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E non è tutto. C’è un altro punto tutto da mettere a fuoco. Sono ancora i parenti di Francesco a battere su un punto: «Non riusciamo a capire per quale motivo, di fronte a un fatto tanto grave, una persona armata e violenta non sia stata fermata in cella». Ma torniamo a domenica notte. Perché non scattano gli arresti? Sulle prime, sulla vicenda di piazza Carlo III viene informato il pm di turno, contattato dagli agenti del commissariato Montecalvario. Il 20enne viene raggiunto, portato negli uffici di polizia, viene identificato. Ma il pm decide di non far scattare le manette. Il 20enne viene rilasciato. Un caso che è ora passato alla competenza del pm Maurizio De Marco, che dovrà valutare il da farsi. Si trova ora a ragionare di fronte a un caso che tiene con in apnea un intero nucleo familiare. 

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