Napoli, arriva la delibera «Sicurezza bene comune»: incentivi e fondi per edilizia pubblica e privata

Napoli, arriva la delibera «Sicurezza bene comune»: incentivi e fondi per edilizia pubblica e privata
di Paola Marano
Mercoledì 24 Luglio 2019, 16:07 - Ultimo agg. 16:52
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Una delibera che fissi standard e misure per affrontare il tema della sicurezza degli edifici cittadini attraverso «cooperazione istituzionale, lavoro su edilizia pubblica e privata, strumenti amministrativi e finanziari». Si chiama «Sicurezza Bene Comune» il provvedimento, in fase di realizzazione in sinergia con la Città Metropolitana, annunciato dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris, che il primo cittadino auspica di approvare in Giunta entro il 21 settembre. L’annuncio è arrivato in occasione della presentazione a Palazzo San Giacomo di un corso di formazione promosso dal Collegio dei Geometri di Napoli e provincia sulla conservazione delle facciate e sulla prevenzione dei rischi. «Al momento - ha sottolineato l'ex pm - nel progetto non c'è la Regione Campania non perché non la vogliamo, considerando che tra l'altro dovrebbe in questa materia dare risorse, ma perché il tema della sicurezza non può attendere i tempi della Regione». «Non è un nuovo progetto Sirena - ha spiegato de Magistris - semmai è la sua evoluzione. Si tratta di un progetto senza precedenti in Italia che prevede strumenti giuridici e finanziari. Ci saranno misure di incentivazione per l'edilizia privata, sanzioni per chi non si adegua alle ordinanze, misure finanziarie per creare un fondo con cui poter intervenire con le ordinanze in danno».
 


Un rafforzamento della sicurezza in città, ma anche - per il sindaco - un modo «per mettere in circolo l'economia perché si apriranno cantieri e si produrrà lavoro per un settore, quello edile, che da anni non lavora. La nostra è una visione strategica».

Una mappatura degli edifici cittadini per valutare le questioni di rischio legate a possibili crolli e cedimenti è invece la proposta lanciata dal Collegio dei Geometri di Napoli e provincia durante l'illustrazione del corso di formazione su «Architettura e facciate intonacate. Interventi per la conservazione e prevenzione dei fattori di rischio» che si svolgerà il 13, il 20 e il 30 settembre. «Non si può andare avanti con il solo posizionamento delle reti di contenimento poste per fronteggiare eventuali cedimenti – ha affermato il presidente del Collegio dei Geometri, Maurizio Carlino – bisogna affrontare il tema dello stato delle facciate in maniera fattiva e concreta. Chiediamo al Comune di creare un modello di certificazione che dia maggiori responsabilità ai tecnici ed è necessario il fascicolo del fabbricato che ci racconti la vita dell’edificio così da monitorarlo costantemente’. E in questa direzione, il corso di formazione punta a migliorare e approfondire le competenze dei geometri. Una questione, quella legata allo stato di deterioramento delle facciate di edifici pubblici, privati e monumentali che ha causato in città anche dei morti».

«È un tema molto caldo – ha evidenziato l’assessore alla Sicurezza abitativa, Ciro Borriello – a cui la città giustamente è molto sensibile. Oggi siamo arrivati a un punto in cui si deve avere una mappatura del rischio che logicamente si presume essere più alto nel centro storico’». Uno screening che non dovrebbe riguardare soltanto gli edifici pubblici ma anche quelli privati. Da qui la necessità – sottolineata da Borriello – «di instaurare con i condomini privati un dialogo sempre più serrato perché non possiamo più accontentarci di semplici dichiarazioni anche in considerazione del fatto che anche i cambiamenti climatici contribuiscono a una condizione di peggioramento dello stato degli edifici aumentando così il rischio». I temi oggetto del corso di formazione sono stati introdotti dal professore Giulio Zuccaro, Centro studi Plinius dell'Università Federico II, e da Valentina Russo, docente di Restauro presso la Federico II.  Gli accademici hanno evidenziato la necessità di «costituire un'unica task force composta da geometri, ingegneri, architetti, restauratori che lavorino con le medesime linee guida e mettendo a disposizione le proprie competenze per superare criticità che non sono legate a elementi strutturali degli edifici ma alle loro finiture che, visto il valore del nostro patrimonio storico e architettonico, non vanno eliminate perché raccontano la nostra cultura».     
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