Fuggire o no da Napoli, generazione Facebook al bivio

Fuggire o no da Napoli, generazione Facebook al bivio
di Valerio Esca
Lunedì 7 Settembre 2015, 08:55 - Ultimo agg. 12:26
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«Una città che non tutela i propri figli è una città senza speranze». Questo è soltanto uno dei centinaia di post che ieri hanno inondato le bacheche di Facebook di tantissimi giovani napoletani. Un muro del pianto che si divide in due: ci sono quelli che trovano «più coraggioso andar via» e quelli che pensano il contrario. Marco scrive: «Appena finita la scuola chiederò ai miei genitori di farmi andare via da Napoli. Se potessi lo farei anche oggi. Vivere in questa città è un rischio e non voglio restarci un secondo di più».







Ancora più duro Fabrizio: «Un altro giovane morto. Mi chiedo dove siano quelli che dovrebbero proteggerci dalla criminalità. Appena sarò in grado lascerò la mia città senza voltarmi indietro. Napoli non è come Milano è molto peggio». Scorrendo le home page del social c’è però anche chi si schiera con il partito dei «resto». Lina, giovanissima, impegnata nel sociale, sottolinea: «In questi casi è più facile fare le valigie e andare via. La cosa più difficile è restare nella propria città e sperare nel cambiamento. Io resto perché spero che un giorno i miei figli possano crescere in una Napoli migliore». La speranza di Lina è la speranza di tutti. Ci sono poi gli amici di Genny, disperati, che per tutto il giorno hanno inondato il suo profilo di messaggi e di «emoticon» di cuori spezzati.



C’è Umberto, un suo coetaneo, che scrive, testuale: «O Ge vuless nor e liberta p t vre ancor navot ma so sicur ca ci rivredemo apresto Angelo mio»; Francesca invece pubblica una foto del suo amico accompagnandola ad un messaggio: «E Ki t scord chiuu Cor miii». «O gè i nun t scord maiiii t vogl a ra p semb bennn pur a luntann» dice invece Anna, che al commento fa seguire l’icona di un angelo, di un cuore spezzato e di una faccina che piange. Un altro giovanissimo, anche lui si chiama Genny, commenta così: «Me Spzzat O Cor Ti Giuro....!!! R.I.P Fratellino Mio». Sulla bacheca di «Genny Marina», così si chiama il profilo Facebook della giovane vittima, sembra che avesse una fidanzatina di nome Marina («Resterete La Coppia Più Bella. Sono Sicura Che Ti Amerà Anke Da Lassù» scrive Katia, un’amica comune), c’è anche chi posta una foto che ricorda un’altra giovane vittima, Davide Bifolco, anche lui 17 enne, ucciso un anno fa al Rione Traiano. Un parallelismo che richiama due storie così diverse ma così uguali. Due figli di Rioni difficili, due ragazzi pieni di sogni e speranze. Anche la sua ex squadra di calcio, l’«AsdAngeli Scugnizzi», ha voluto ricordare Gennaro: «La notizia ci ha sconvolti adesso rimarrà un posto vuoto dentro di noi R.i.p Angelo bello».



Un suo compagno, Agostino, pubblica invece un’immagine di Genny sul motorino, nella stessa piazzetta dove Genny tutte le sere, con i suoi amici, cercava la vita e dove invece ha incontrato la morte. L’insurrezione social dei giovanissimi viaggia però in trasversale e finisce anche sulle bacheche di chi non conosceva la vittima, ma ne condivideva semplicemente il luogo di provenienza, la Sanità. Enrico ad esempio, scrive (pubblichiamo un estratto del suo lungo pensiero, ndr): «L’hanno ammazzato come una bestia sacrificale. A 17 anni, in piazza Sanità. Gennaro Cesarano abitava in via Santa Maria Antesaecula, quella strada che diede i natali a Totò; quella strada che, se solo fosse in una città che sa valorizzare i suoi figli invece di massacrarli, sarebbe letteralmente meta di pellegrinaggio».



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Posted by Il Mattino on Lunedì 7 settembre 2015