Napoli, strumenti musicali rubati a scuola:
«Anche il Conservatorio scende in campo»

Napoli, strumenti musicali rubati a scuola: «Anche il Conservatorio scende in campo»
di Giovanni Chianelli
Mercoledì 9 Febbraio 2022, 08:22
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Anche il conservatorio San Pietro a Majella si unisce alla catena solidale ideata dal Mattino sul furto al Nazareth Musto. Il presidente Luigi Carbone fa sapere che l'accademia musicale si impegnerà con alcune azioni concrete per la scuola derubata: un evento di beneficenza da realizzare per il Nazareth Musto con gli allievi del Conservatorio a suonare insieme agli alunni della scuola, poi l'apertura dei suoi spazi agli stessi giovani per formarsi sugli strumenti e per conoscere il luogo. In più, a partire da questa pagina triste Carbone, che è anche presidente di sezione del Consiglio di Stato, vorrebbe trasformare l'ente in un centro catalizzatore di un movimento in difesa della musica: «Dobbiamo indignarci per questi e altri eventi. Le istituzioni non possono stare ferme e come accademia musicale dobbiamo giocare un ruolo da protagonisti nella difesa della musica».

Presidente Carbone, le istituzioni culturali si sono dimostrate molto colpite dal furto subito dalla scuola Nazareth Musto. Il conservatorio è anche più coinvolto, essendo la musica il centro delle sue attività.
«Una storia davvero bruttissima.

Al di là del valore economico è un gesto esecrabile perché colpisce una scuola, un gruppo di giovani e la loro passione verso la musica. Un furto alla musica è un furto alla bellezza, toglie gioia ai giovani che si stavano cimentando in un'arte. Come istituzione che forma alla musica e divulga l'arte credo che la sottrazione degli strumenti di questa divulgazione abbia un valore diverso rispetto a un furto di oggetti materiali. Rubare un oggetto è grave, rubare qualcosa che dà gioia, speranza e socialità, dato che si suona per lo più insieme, vuol dire colpire un elemento moltiplicatore di emozioni. E quando succede bisogna restituire non solo l'oggetto ma anche queste emozioni».

San Pietro a Majella sta rispondendo con entusiasmo alla petizione di sostegno all'istituto.
«Abbiamo cercato di forzare i tempi, superando i canali burocratici. E con gli altri responsabili immaginiamo di aiutare la scuola colpita con alcune iniziative. La prima è un evento di beneficenza, da realizzare o da noi o proprio nell'istituto Nazareth Musto, nei prossimi tempi. Faremo partecipare i nostri allievi, con i loro strumenti, a un concerto da tenere insieme ai ragazzi della scuola. Sarà affascinante vedere uniti allievi di varie età, vederli suonare in gruppo nel nome della musica e della solidarietà. Cercheremo anche di coinvolgere qualche ex allievo che si è fatto strada per dare ulteriore visibilità all'iniziativa».

E poi?
«Nell'attesa del riacquisto degli strumenti, grazie alla sensibilità degli enti che si stanno prodigando nella raccolta fondi, invitiamo gli alunni della scuola nei nostri ambienti per suonare e prendere qualche lezione speciale dai nostri maestri, per frequentare e conoscere il conservatorio. Se è vero che gli strumenti derubati non fanno parte del nostro patrimonio permanente, dato che si tratta di oggetti propriamente personali, possiamo mettere a disposizione per prove ed esercizi quelli che abbiamo in dotazione. Pianoforti, organi e set di percussioni, tutto ciò che abbiamo può essere prestato alla formazione».

Infine, c'è un'attività di carattere culturale che vorrebbe sviluppare partendo dall'accaduto.
«Un conservatorio è prima di tutto un'accademia e vorrei che facesse sua l'idea che attorno al luogo dove si irradiano le conoscenze si possa irradiare anche la speranza. Ci proponiamo come un centro catalizzatore per artisti e persone comuni, allo scopo di costituire un movimento di opinione che rivendica la dignità e la solennità della musica, qualcosa che abbia come slogan giù le mani dalla musica. Perché non parliamo di mero intrattenimento ma di una categoria elevata: e così il nostro conservatorio potrebbe essere il paladino di una comunicazione virtuosa che metta al riparo da eventi come questo, ma non solo. Troppo spesso la musica è bistrattata e relegata a un ruolo di secondo piano, nella società».

La società civile deve saper rispondere a questi colpi inferti al suo tessuto, soprattutto considerando che il furto è stato commesso in una zona di periferia.
«Dobbiamo sentire tutti, dentro di noi, una sorta di ingaggio sociale per reagire agli atti di vandalismo e crimine. Recentemente ho letto un buon libro di un autore francese, ex partigiano, Stephane Hessel, dal titolo Indignatevi. Il conservatorio non può stare fermo e zitto e oltre alla necessaria raccolta di fondi dobbiamo spingere a una riflessione pubblica e a questo genere di indignazione. Ci mobilitiamo per gravi fatti di sangue, e purtroppo non sempre, a volte restiamo indifferenti. Ma questa forma di reato è particolarmente odiosa: mi sento come un sacerdote nella cui chiesa sono venuti a rubare e allora devo far sì che si sappia e che si deve reagire. Il conservatorio è posto nel cosiddetto quartiere della musica, bisogna che tutti sappiano cosa è accaduto. Chi è responsabile di un centro di cultura deve agire per riportare la musica nel luogo che della musica è stato derubato».
 

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