Napoli, tasse, l’ultima offerta per furbetti ed evasori: «Via alle conciliazioni»

Napoli, tasse, l’ultima offerta per furbetti ed evasori: «Via alle conciliazioni»
di Luigi Roano
Lunedì 11 Luglio 2022, 23:59 - Ultimo agg. 13 Luglio, 08:13
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Partirà a settembre il “Piano triennale di conciliazione”, ad annunciarlo è l’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta ed è rivolto ai morosi delle tasse del Comune: Imu, Tari, Patrimonio e multe, un malloppo che vale 2,2 miliardi. L’ultimo appello prima che parta la riscossione coattiva che sarà affidata a una società esterna al Comune che prima del 2025 non darà risultati. Ultimo appello che vale per i furbetti, che non pagano nulla a prescindere e vivono in conflitto perenne con il fisco, ma vale anche e soprattutto per quella tipologia di napoletani - e sono migliaia - che i soldi per pagare le tasse davvero non ce li hanno. Un tema sociale che non sfugge all’assessore: «Sappiamo che c’è un alto tasso di morosità dove c’è disagio e lo terremo ben presente - racconta Baretta - questo “Piano di conciliazione” vuole dare una immagine del Comune dal volto umano perché così stanno le cose. Però sappiamo anche che c’è una cultura del non pagare il fisco.

L’opzione che mettiamo in campo vale prima della partenza della riscossione coattiva che affidiamo a una società esterna.

Offriamo una occasione ai morosi per rientrare nella legalità e fare allo stesso tempo un lavoro preventivo». I tempi quali sono? È sempre l’assessore che entra nel dettaglio. «Ad agosto metteremo a punto “il Piano”, utilizzeremo tutti gli strumenti che la legge ci mette a disposizione, a partire dalle dilazioni di pagamento. Istituiremo una task force dedicata. Rinforzeremo gli uffici grazie alle assunzioni previste dal “Patto per Napoli”. È un lavoro impegnativo, il nostro vuole essere un messaggio positivo alla città: il Comune ha un volto amico». Tracce del progetto ce ne erano in abbondanza nella relazione che Baretta ha fatto a giugno sul bilancio previsionale 2022-2024.

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«Ho letto che il coinvolgimento di una società esterna specializzata sarebbe, in sé, vessatorio verso i cittadini. È - si legge nel documento - una polemica pretestuosa e infondata. Sapremo distinguere tra le emergenze sociali e una cronica infedeltà fiscale. I cittadini che pagano regolarmente le tasse possono accettare un’attenzione particolare a comprovate situazioni di disagio, ma non un’evasione generalizzata». Cosa significa? Che il pagatore in difficoltà potrebbe godere di una dilazione più lunga o - se sussistono i presupposti - una riduzione della gabella. Baretta mette le cose in chiaro: «Ci sono due tipi di scambio possibili tra il Comune e i cittadini: poca riscossione, pochi servizi; oppure buoni servizi, giusta riscossione. La nostra scelta è la seconda: migliorare i servizi, migliorare la riscossione. Le due cose si tengono. L’altra scelta condanna al degrado. Per questo non sottovalutiamo comunque le preoccupazioni e lanciamo il “Piano triennale di conciliazione”. I nostri uffici sono pronti ad incontrare tutti i cittadini privati o titolari di attività economiche o sociali; tutti quelli che sono in difficoltà, prima degli altri; ma anche quelli che vogliono regolarizzare la loro posizione; che vogliono mettersi in regola utilizzando tutte le condizioni favorevoli che leggi e regolamenti consentono».

La partita che si sta giocando il Comune - vale la pena sottolinearlo - è di 2,2 miliardi - e recuperare anche un decimo di questa somma prima del 2025 cambierebbe e molto il bilancio di Palazzo San Giacomo per quello che riguarda gli investimenti sui servizi. Come stanno allora le cose? La percentuale di riscossione dell’Imu è al 28%, il mancato incasso negli ultimi 5 anni è stato di 310 milioni. La Tari, la tassa sui rifiuti, ha una riscossione che si attesta sul 38%, la pagano meno di 4 napoletani su 10 e la perdita è di 816 milioni. Passiamo al Patrimonio, ovvero ai canoni che il Comune non riscuote per i suoi immobili. La riscossione è al 15%, la perdita secca è di 264 milioni. Infine, le contravvenzioni al Codice della strada, ovvero le multe, la percentuale di riscossione è al 2% e il segno meno in bilancio è di 830 milioni. Il totale è di 2,2 miliardi accantonati in un Fondo rischi di pari valore. Nella sostanza una beffa doppia, non solo c’è il mancato incasso, ma l’Ente deve sottrarre risorse alla città e convogliarle nel Fondo per parare il colpo dei mancati incassi che devono essere comunque iscritti a bilancio.
 

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