Ugo Russo ucciso a Napoli, ricorso respinto dal Consiglio di Stato: «Via il murale»

Al via il processo al carabiniere che nel 2020 uccise il rapinatore 15enne

Il murale per Ugo Russo ai Quartieri spagnoli
Il murale per Ugo Russo ai Quartieri spagnoli
di Valentino Di Giacomo
Martedì 7 Febbraio 2023, 23:54 - Ultimo agg. 8 Febbraio, 17:32
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Il murale dedicato al baby rapinatore Ugo Russo che sorge in piazza Parrocchiella ai Quartieri Spagnoli è abusivo e deve essere cancellato. È quanto ha stabilito il Consiglio di Stato che ieri ha pubblicato la sentenza - definitiva e inappellabile - sul ricorso presentato dall’amministratore del condominio dove sorge la gigantografia in omaggio al 15enne. Dopo un’estenuante battaglia legale, durata due anni, tra il Comune di Napoli e il comitato cittadino sorto in memoria di Ugo Russo, la vicenda amministrativa del dibattutissimo murale finalmente si conclude: la gigantografia di 36 metri quadrati deve essere rimossa così come aveva già stabilito il Tar di Napoli oltre un anno fa. Il Comune può ora far applicare la sentenza e, nel caso il condominio non provveda autonomamente a cancellare il murale, procedere alla cancellazione e chiedere il risarcimento delle spese. 

Tutto avviene proprio mentre entra nel vivo il processo penale per omicidio volontario a carico del carabiniere fuori servizio che la notte tra il 29 febbraio e l’1 marzo 2020 sparò quattro colpi contro Ugo Russo dopo essere stato minacciato con una pistola-replica dal ragazzino che tentava di rapinargli un orologio di valore. Stamattina ha infatti il via l’udienza preliminare e i genitori di Russo annunciano un sit-in all’esterno del Tribunale per sostenere le proprie ragioni, le stesse che indussero il comitato cittadino a commissionare quel murale nel 2021 disegnato dall’artista Leticia Mandragora e che ora dovrà essere cancellato. 

Solida e argomentata la decisione del Consiglio di Stato (Sesta sezione, presidente Giancarlo Montedoro, estensore Stefano Toschei) che Il Mattino ha potuto visionare. «Pare evidente - scrivono da Palazzo Spada - che la realizzazione di un dipinto murale sulla facciata di un palazzo costituisce obiettivamente una trasformazione di detta facciata». La più alta Corte della giustizia amministrativa smentisce completamente l’assunto avanzato dal condominio dei Quartieri Spagnoli che sarebbe bastata una Cila (Comunicazione di inizio lavori asseverata) in sanatoria per garantire la legittimità del murale. Sono state due le richieste postume in sanatoria presentate al Comune dal condominio: la prima il 18 febbraio 2021 e, la seconda, il 3 marzo 2021, entrambe rigettate. La Cila per i giudici amministrativi può bastare per lavori di manutenzione ordinaria: «rifacimento, riparazione, tinteggiatura e - specifica il Consiglio di Stato - ne consegue che, qualora l’intervento vada oltre il semplice ripristino o rinnovamento dell’aspetto originario della facciata dell’edificio (o delle pareti dello stesso) e si proponga di reimpostare il significato dell’aspetto esterno dell’edificio, non può ricondursi alla categoria della cosiddetta edilizia libera». Per i giudici il murale «presentando, peraltro, una dimensione non indifferente, pari a 6 x 6 metri, non può ricadere nella disciplina della “manutenzione ordinaria”».

 

Rigettata anche la parte del ricorso che sosteneva di un presunto assenso della Sovrintendenza che, invece, proprio perché l’edificio non è vincolato, ha dichiarato di non potersi esprimere sulla legittimità dell’opera. Nulla da fare anche per quanto riguarda l’altro tema sollevato dai ricorrenti sul fatto che il murale possa essere un’opera temporanea e rimovibile in qualsiasi momento essendo gli stessi committenti a deciderlo, il carattere temporaneo dell’opera è soltanto «soggettivo - scrive la Corte - e non oggettivo». Smentita completamente anche la presunta opera censoria del Comune richiamata dagli avvocati del condominio. «Su questo aspetto - scrive la Corte - va respinto il relativo profilo di censura ancora proposto in sede di appello che si condivide pienamente la decisione del giudice di prime cure di dichiarare improcedibile il ricorso di primo grado». 

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Non intende il Consiglio di Stato, pur riconoscendo la peculiarità del caso che è riferito «ad un dipinto murale in memoria di un adolescente del quartiere deceduto in circostanze connesse allo svolgimento di una rapina», entrare nel merito della vicenda, ma semplicemente esprimersi sulla questione edilizia. «Resta fuori dal contesto decisorio - viene spiegato - ogni altra considerazione “meta-giuridica”, estranea ai poteri del giudice amministrativo e rispetto alla quale questo giudice non può e non deve orientare il compito decisionale». Se moralmente resta dibattuto - così come è stato in questi anni anche su queste pagine - il tema dell’opportunità di consentire la dedica di un murale ad un ragazzino morto mentre delinqueva, da un punto di vista giuridico la questione è chiusa. Il murale va cancellato.
 

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