Omicidio Ugo Russo, il papà Enzo: «Chi lo ha ucciso deve stare in carcere»

Omicidio Ugo Russo, il papà Enzo: «Chi lo ha ucciso deve stare in carcere»
di Emiliano Caliendo
Giovedì 3 Novembre 2022, 18:06 - Ultimo agg. 4 Novembre, 07:25
6 Minuti di Lettura

L’espressione contrita di chi porta su di sé il fardello del dolore più grande che esista per un genitore. La perdita di quel figlio, Ugo, ritratto in un murale ai Quartieri Spagnoli. Sotto i cui occhi, in piazza Parrocchiella, Enzo Russo non smette di chiedere giustizia. Ugo Russo è stato ucciso mentre cercava di rapinare un carabiniere la notte tra il 28 febbraio e il 1 marzo del 2020. A distanza di quasi tre anni dall'accaduto, il genitore del 15enne esige quindi il riconoscimento della verità da parte dell'autorità giudiziaria.

E lo dichiara ancor più forte a seguito della notifica di chiusura delle indagini con il rinvio a giudizio nei confronti del carabiniere C.B. accusato dai magistrati inquirenti di «omicidio volontario con le aggravanti di aver approfittato delle circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare la difesa, dell'abuso di potere e di aver commesso il delitto ai danni di un minore». Secondo la Procura il 15enne sarebbe stato ucciso con un colpo alla testa e uno allo sterno mentre era in fuga. Sarebbero stati quattro i colpi esplosi dal militare quella maledetta sera a Santa Lucia, di cui tre andati a segno.  

«Finalmente – dice Enzo nel corso di una conferenza stampa, convocata insieme al Comitato Verità e Giustizia per Ugo Russo - dopo due anni e otto mesi, abbiamo avuto la notizia che ci aspettavamo in quanto abbiamo sempre creduto nella giustizia e nella magistratura.

Mi pare che dopo tutto questo tempo si stia verificando qualcosa che noi pensavamo già dai primi giorni. C’è stata la chiusura delle indagini che hanno portato all’accusa di omicidio volontario con varie aggravanti. Una tesi da noi sostenuta dal primo giorno: era evidente che mio figlio avesse sei fori di proiettile addosso, tre in entrata e tre in uscita. Era evidentissimo che non ci siamo inventati nulla». 

Video

Quella di Enzo e della sua famiglia è anche una piccola rivincita morale per i tanti attacchi subiti specialmente da alcuni esponenti politici per cui Ugo non era altro che un ladruncolo, quindi carnefice e non vittima. «Nei primi giorni non capivo il perché di tutti gli attacchi che ci hanno rivolto. Poi man mano ho capito la situazione e siamo stati zitti, aspettando con pazienza. Questa pazienza ci ha portato dei frutti importanti. Dal primo giorno ho sempre detto che mio figlio ha sbagliato ma che non doveva pagare con la morte. Mio figlio doveva essere messo a confronto con il suo errore come tutti i ragazzi che sbagliano. A 15 anni mio figlio non sapeva nemmeno lui cosa avrebbe voluto dalla vita. Non esiste che qualcuno pensi che si può ammazzare e passarla liscia. Non ci aspettiamo le scuse di nessuno. Chiedo – insiste Enzo - solo che chi ha un ruolo lo svolga con la forza che quel ruolo gli dà, senza che un politico o chiunque altro si metta a fare il pagliaccio per racimolare voti. Vorrei che le persone svolgessero il loro lavoro come lo devono svolgere».

Il carabiniere in attesa di processo, all’epoca dei fatti 23enne, è al momento regolarmente in servizio presso una località del Nord Italia. Quando al padre di Ugo viene domandato se il fatto lo stupisca, replica così: «Questa cosa non dovete chiederla a me ma a chi l’ha riassunto in servizio. Non è un qualcosa che decido io. Se è stato reintegrato non è un problema mio ma delle istituzioni e dello Stato che consente di riarmarlo di nuovo dopo aver ammazzato una persona». Per i familiari di Russo conta solo che sia fatta giustizia, ovvero la condanna per il presunto assassino di un giovane che stava sì percorrendo la strada sbagliata del crimine ma che non meritava di essere condannato a morte in quegli attimi concitati. «Chiediamo la verità e la giustizia per mio figlio. Tutto il resto sarà un tribunale a deciderlo, non noi. Il concetto di giustizia è che una persona che ammazza un’altra persona deve stare in carcere», è l'urlo spezzato dal dolore ancora vivo di papà Enzo.

 

Subito dopo le parole spese dal padre, sono intervenuti anche gli attivisti del Comitato Verità e Giustizia per Ugo Russo), Carmine Conelli e Alfonso De Vito, da sempre in prima linea e al fianco della famiglia Russo, affinché non si spegnessero i riflettori su questa vicenda. «La chiusura delle indagini – ha riferito Conelli -  arriva a dimostrare una cosa che sapevamo da tempo, ovvero che Ugo Russo non è il colpevole di questa storia ma la vittima. Quindi la famiglia, e il comitato che si è mobilitato con essa, non era pazza e non supportava la criminalità come è stato pure raccontato. Anzi, in questo momento, abbiamo avuto la conferma che l’ipotesi iniziale è stata confermata con la chiusura delle indagini e il rinvio a giudizio. Queste arrivano dopo 2 anni e 8 mesi a risarcimento parziale di una storia molto dolorosa per la famiglia alimentata da dei giudizi e da pregiudizi. Questo è un punto di partenza sperando che il processo arrivi presto e si possa ristabilire la completa verità e che la famiglia di Ugo possa avere giustizia». De Vito ha poi aggiunto: «Stiamo parlando di chiusura indagini, ovviamente, anche se è importante ricordare che dentro il convincimento e i capi di contestazione, omicidio volontario con diverse aggravanti, converge anche un'attività che è stata fatta già dal Gip, con una serie di perizie fatte nella formula dell'incidente probatorio. Sono già un pezzo del processo, prova costituita in sede processuale».

Il portavoce del comitato ha quindi ricordato che «seppure Ugo aveva le responsabilità del suo gesto, aveva anche una vita davanti per misurarsi con quello che aveva fatto. Per cui è la vittima di questo procedimento e non il colpevole». «Invece – ha concluso - abbiamo vissuto una vera e propria furia ideologica che in qualche modo, puntando solo a criminalizzare il ragazzo, ne voleva anche in qualche modo legittimare la morte con delle tesi precostituite. Abbiamo letto anche sui giornali delle robe scritte senza alcun riscontro su cui qualcuno dovrebbe fare autocritica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA