Francesco e Lucia travolti e uccisi a Napoli, la rabbia dei genitori: «Pena esemplare all'assassino»

Il papà della ragazza: «Mia figlia aveva il diritto di vivere, me l'hanno tolta a vent'anni»

Francesco e Lucia, vittime dell'incidente
Francesco e Lucia, vittime dell'incidente
di Melina Chiapparino
Mercoledì 22 Novembre 2023, 23:33 - Ultimo agg. 23 Novembre, 07:25
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«Giustizia per Francesco e Lucia, vittime di assassinio». Lo dicono con parole colme di dolore ma lontane dalla vendetta, i familiari dei due giovani napoletani travolti da un’auto che correva a tutta velocità mentre erano a bordo di uno scooter in via Terracina, a Napoli.

L’incidente che la notte tra il 29 ed il 30 settembre ha spezzato le vite dei due amici, ha «stroncato per sempre le esistenze di tutti i componenti della famiglia ma questa sofferenza è diventata ancora più drammatica con la notizia degli arresti domiciliari del 34enne autore dell’investimento» tuona Gianfranco Morra, padre della 20enne Lucia che, quella sera, stava rincasando dopo essere stata al cinema. L’idea che «distruggere la vita di due ragazzi debba comportare pene esemplari e la misura cautelare del carcere» è condivisa dai parenti delle vittime che chiedono, ora più che mai, un «procedimento giudiziario senza sconti e attenuanti» come sottolinea Felice Giacomo Altamura, padre del 23enne Francesco che era alla guida dello scooter insieme all’amica Lucia. 

L’incubo in cui sono piombati i familiari di Francesco e Lucia è «una vita senza riuscire più a sorridere con un magone nell’animo e la voglia di piangere fin da quando ci si alza al mattino» continua Gianfranco che, per questo, pretende «giustizia a tutti i costi». «Non si tratta di un incidente e neanche di un omicidio stradale perché mettersi alla guida di un bolide, dopo aver assunto alcool e sostanze stupefacenti, significa agire con volontà» insiste il padre di Lucia che considera «l’auto come un’arma, in questo caso, usata per un’azione criminale».

Anche il padre di Francesco non nasconde la delusione innescata dal primo passo del procedimento giudiziario. «Francesco era un ragazzo perbene, guidava con prudenza ed entrambi i ragazzi avevano il casco di protezione, chi li ha uccisi è un criminale» aggiunge Felice Giacomo ricordando il suo unico figlio come la persona che gli aveva dato la forza di superare i momenti più difficili della vita.

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L’appello dei due papà è rivolto «ai giudici affinché possano applicare il massimo della pena e dare una punizione per scoraggiare i criminali e fermare la strage di morti in strada». «Nessuno potrà restituirmi mia figlia ma bisogna impedire che possano riaccadere simili tragedie» spiega Gianfranco che aveva comprato un’auto a Lucia, fresca patentata, ma stava aspettando per fargliela usare. «Guidare comporta responsabilità e coscienza, per questo continuavo a fare guide e affiancare Lucia così da assicurarle di poter avere una sicurezza nel gestire l’auto» continua il padre della 20enne che aveva da poco trovato un buon impiego come commessa e sarebbe andata ad abitare da sola. «Pochi minuti prima di essere travolta Lucia ci aveva chiamati rassicurandoci che era stava tornando a casa» continua Gianfranco che insieme alla moglie, la sorella ed il fratello di Lucia non intende «arrendersi finché non sarà fatta giustizia per due vite a cui è stato tolto il futuro». 

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