Nozze trash a Napoli, nel mirino del pm ​i vigili urbani di Chiaia

Nozze trash a Napoli, nel mirino del pm i vigili urbani di Chiaia
di Leandro Del Gaudio
Sabato 30 Marzo 2019, 23:00 - Ultimo agg. 31 Marzo, 09:01
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Gli orari, i turni di lavoro, le relazioni di servizio, finanche gli eventuali passaggi di consegna a voce, di quelli che si trasmettono in via informale tra una squadra che lascia e una che monta servizio. È il nucleo dell’inchiesta sul concerto trash in piazza del Plebiscito, quello che ormai da giorni sta facendo il giro del web, a metà strada tra perplessità e indignazione. 
 
Ieri mattina, la dirigente della polizia municipale di Chiaia Sabina Pagnano è stata ascoltata dai carabinieri, come persona informata dei fatti. La donna ha ribadito un punto in particolare: non interveniamo sui flash mob, sui raduni improvvisati ed estemporanei, dove c’è per altro il nulla osta degli uffici comunali. Dirigente preparata ed affidabile, per altro in prima linea proprio nella realizzazione dell’evento di Capodanno, Sabina Pagnano ha così respinto la palla al di là della staccionata, provando a dimostrare che dal suo punto di vista non aveva alcuna possibilità di intervenire e bloccare quella promessa di matrimonio tra il cantante Tony Colombo e Tina Rispoli, al cospetto di migliaia tra fan e comparse. 

Un’inchiesta che fa ora i conti anche con un retroscena, sul quale ieri ha insistito proprio il neomelodico. Per Tony Colombo, i vertici del Comune (in particolare il sindaco De Magistris e l’assessore Clemente) erano a «conoscenza di ogni particolare» di questa storia, a proposito del carosello della sposa lungo corso Secondigliano (quello con la banda al seguito), ma anche dello show di piazza Plebiscito e della cerimonia del Maschio Angioino (anche qui in presenza di trombettieri e figuranti). 

«Posso confrontarmi con l’assessore Clemente e col sindaco De Magistris su tutto quello che vogliono. Ho ringraziato il Comune di Napoli per la gentile concessione alla fine del video del mio nuovo singolo. Vi pare che uno come me, abituato ad organizzare concerti, feste non fa i permessi?», ha spiegato il neomelodico, replicando alle accuse dell’amministrazione comunale sugli abusi che avrebbe commesso e sulla mancanza di autorizzazioni per le sue sfarzose nozze con la vedova del boss Gaetano Marino. «Tra l’altro - aggiunge il cantante - il sindaco De Magistris aveva manifestato l’intenzione di officiare il mio matrimonio, poi ha comunicato che in quella data avrebbe avuto altre cose da fare». 

Una dichiarazione, quest’ultima, che contiene solo una parte di verità. Secondo quanto risulta al Mattino, delle nozze di Colombo si sapeva già tutto da gennaio, di fronte alla richiesta del cantante di avere il sindaco come officiante della cerimonia civile. Una richiesta respinta garbatamente al mittente, dopo una rapida istruttoria interna che ha visto protagonisti il capo di gabinetto Attilio Auricchio e la sezione di polizia giudiziaria della stessa polizia municipale. Dunque, al Comune era nota la volontà di Colombo di sposare la vedova del boss scissionista, ma l’invito era stato rigettato, grazie a una indagine preventiva, finalizzata ad impedire momenti di imbarazzo o danni all’immagine per il primo cittadino. Un caso aperto, discusso e chiuso in pochi giorni (siamo a metà di gennaio scorso), mentre gigantografie del cantante (e della sua promessa di matrimonio) hanno tappezzato Napoli e l’intera area metropolitana. 

Ma torniamo all’evento di lunedì scorso in Piazza del Plebiscito. Verifiche affidate ai carabinieri del comando provinciale, si lavora su un buco di almeno cinque ore, vale a dire il tempo necessario ad allestire nella piazza più famosa di Napoli una sorta di palco, ai piedi del quale è poi avvenuto il miniconcerto di Colombo. Chiara la domanda degli inquirenti: possibile che in quelle cinque ore tra allestimento e show, nessun esponente della polizia municipale si sia incuriosito? Possibile che nessun agente abbia chiesto informazioni? E che le forze dell’ordine si siano bevute la storia della sorpresa estemporanea? Come è noto, tutta la vicenda ruota attorno all’equivoco (non si sa quanto voluto) tra flash mob (evento improvvisato di più persone) e concerto (evento di diverse ore, con tanto di allestimento, di licenze di agibilità, di impiego di gruppi elettrogeni). Ma sono le mail acquisite dai carabinieri a raccontare cosa è avvenuto nei giorni precedenti l’evento trash di piazza Plebiscito. Un corto circuito che ha inizio il 13 marzo, quando al Comune arriva la prima mail della Cr studio, per conto del neomelodico, nella quale si richiede «la disponibilità prevista per il giorno 25 marzo, a partire dalle 18.30 alle ore 23, per piazza del Plebiscito, in occasione di un flash mob a favore dei futuri sposti Tony Colombo e Tina Colombo».

E non è tutto. Nella stessa mail, si fa riferimento alla presenza di uffici stampa e della troup Mediaset, a conferma del carattere mediatico dell’evento. Qual è la risposta del Comune? È il 14 marzo, quando l’ufficio Cinema replica con una mail: «Per quanto riguarda l’ufficio scrivente, non risulta necessario il rilascio di autorizzazioni», di fronte a un’attività che cade sotto la sfera del diritto di cronaca.

Ma non è finita. Con la stessa mail del 14 marzo, il Comune si tutela: da un lato dà via libera al flash mob di piazza Plebiscito, dall’altro inoltra la richiesta alla polizia municipale (sezione Chiaia), per «eventuali provvedimenti di competenza». Una richiesta che viene girata alla dirigente della polizia municipale di Chiaia Pagnano, che viene in questo modo allertata sull’evento e sugli eventuali provvedimenti di competenza da adottare per il 25 marzo. Ma quali erano i provvedimenti di competenza? Cosa avrebbe dovuto fare una dirigente, di fronte al via libera del Comune al flash mob? Domande e incertezze che hanno consentito a qualcuno di allestire per qualche ora l’evento trash con tanto di ringraziamenti finali al Comune di Napoli. 

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