Le nozze trash del cantante neomelodico e della vedova del boss, la verità nelle mail: il Comune di Napoli sapeva da 15 giorni

Le nozze trash del cantante neomelodico e della vedova del boss, la verità nelle mail: il Comune di Napoli sapeva da 15 giorni
di Luigi Roano e Valerio Esca
Sabato 30 Marzo 2019, 18:01 - Ultimo agg. 23:02
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Bastano 32mila euro di multa per cancellare lo spettacolo di pezzi di Napoli che vanno dal Maschio Angioino alla piazza simbolo del Plebiscito al corso Secondigliano letteralmente requisiti dalla pacchiana scenografia del matrimonio tra la vedova del boss Tina Rispoli e il neomelodico Tony Colombo? Oggettivamente no, se si considera anche che il matrimonio al Castello ha dirottato la manifestazione anticamorra di Libera nel vicino Palazzo San Giacomo. Sembra - piuttosto - la multa una giusta conseguenza del trash andato in onda in tv in tutta Italia, ma non basta a dare risposte sensate ai tanti interrogativi che da lunedì sera si stanno ponendo in Comune ma anche tra le forze dell'ordine. Vale a dire perché nessuno è intervenuto per fermare quella messa in scena? Oggi il cantante sarà negli uffici della Polizia municipale dove gli verrà notificata la supermulta. Negli uffici di Chiaia con ogni probabilità, dove fischiano le orecchie di Sabina Pagnano, la dirigente di quella Unità operativa che - stando allo scambio di mail intercorso tra lo staff di Colombo e quella Unità operativa - in qualche modo doveva capire che più che un flash mob i due sposini e i loro rumorosi fans stavano organizzando un concerto in piazza del Plebiscito.
 

 

In Comune si cerca di fare luce - lo scivolone c'è stato - tanto che trapela una certa irritazione da parte del sindaco Luigi de Magistris che non riesce a darsi pace su di un punto: come è stato mai possibile montare un palco a partire dalle 18,30 di lunedì in quella piazza, con una limousine scura che entra dentro la stessa piazza dove ci sono 3mila fans e un corteo di auto, con la Prefettura a quattro passi e nessuno si accorge di nulla? Dove erano i servizi dei vigili urbani e quelli delle forze dell'ordine? «Il Comune, prendendo le distanze da questa rappresentazione farsesca che appartiene a un segmento di città che pur esiste, ha agito in modo adeguato, consono e nel rispetto delle regole» racconta l'ex pm. «Noi - aggiunge - abbiamo agito con tutta la nostra articolazione fin da subito prima ancora del clamore mediatico con sanzioni e rigore da parte della polizia municipale. Appena abbiamo appreso dell'attività abusiva in piazza sono state svolte indagini». Questa l'ufficialità, ma in Comune è in atto quella che chiamano «verifica interna» che di fatto è una vera e propria indagine che punta a ricostruire la filiera delle responsabilità dell'ente. Anche i custodi del Maschio Angioino sono nel mirino. Troppa gente è entrata nel Castello. Tuttavia, immaginare che dei custodi potessero fermare centinaia di persone è una tesi che non regge e serve solo a trovare un facile capro espiatorio nel più debole. Il punto è che quella gente andava fermata prima.
 

Tanti sapevano e non solo al Comune quello che si stava facendo in piazza del Plebiscito, a rivelarlo è Enzo Galasso, un neomelodico amico della coppia noto nell'ambiente con il nomignolo di «Bambolina» che racconta un particolare di quel lunedì, la sera del concerto: «In piazza Trieste e Trento, intorno alle 21,30, ci hanno fermato i carabinieri e ci hanno chiesto dove stavamo andando. Abbiamo mostrato loro i permessi per entrare con l'auto in piazza del Plebiscito, hanno fatto i controlli che sono durati 10 minuti e ci hanno fatto passare». A quell'ora c'era già il palco montato, 3mila fans, le luci e 40 ragazze pon pon nascoste in scatoloni di polistirolo. Il palco - giova sottolinearlo - era quello della società del neomelodico ed è stato montato dal suo staff.
 
 

Cosa aveva chiesto Colombo al Comune? E che risposte ha ricevuto? Che la vicenda sia sfuggita al controllo di Palazzo San Giacomo lo si evince dallo scambio di mail intercorso tra Colombo e gli uffici del Municipio, atti che Il Mattino è in grado di rivelare. Una corrispondenza cominciata il 13 marzo, quando al Comune è giunta ufficialmente la prima mail della Cr Studio, a nome del neomelodico, nella quale si richiede la «disponibilità prevista per il giorno 25 marzo, a partire dalle ore 18,30 alle ore 23, per piazza del Plebiscito in occasione di un flash mob (sotto forma di sorpresa) a favore dei futuri sposi Tony e Tina Colombo». E ancora nella mail c'è scritto: «Prevediamo la presenza di ufficio stampa locale e nazionale nonché troupe televisiva nazionale (Mediaset) per servizio di post comunicazione web/media/press». Il giorno seguente, il 14 marzo, l'ufficio cinema di Palazzo San Giacomo risponde: «Per quanto concerne le competenze dell'ufficio scrivente, non risulta necessario il rilascio di autorizzazioni, trattandosi di attività di ripresa finalizzate all'esercizio del diritto di cronaca». La domanda è: a nessuno è parso strano che un flash mob potesse durare quattro ore e mezza? Ma non finisce qui, perché il 15 marzo la segreteria del sindaco, nel rilasciare «parere favorevole» al flash mob si cautela e inoltra la richiesta alla polizia Municipale, Unità operativa di Chiaia, «per eventuali provvedimenti di competenza». Insomma chiara la sollecitazione a presidiare la piazza. Tutti - dunque - sapevano. Per questo stride la missiva della Pagnano, con la quale giovedì sera - quando concerto e matrimonio si erano abbondantemente consumati - informava l'assessore Alessandra Clemente e il comandante dei vigili Ciro Esposito, di aver «appreso dalla stampa lo svolgersi del flash mob in piazza del Plebiscito» specificando come siano «in corso ulteriori indagini ed accertamenti al fine di verificare la liceità dell'evento».
In quanto all'Unità operativa di Chiaia, la mail, con tanto di ricevuta di ritorno, è pervenuta il 15 marzo.

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