Napoli, davanti alla chiesa di Porta Capuana una sedia per drogati e spacciatori

Napoli, davanti alla chiesa di Porta Capuana una sedia per drogati e spacciatori
di Melina Chiapparino
Lunedì 7 Settembre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 10:17
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«Aiutatemi a salvare i nostri bambini». Nel pronunciare queste parole, don Carmine Amore non tiene bassa la voce come si fa con le preghiere ma grida forte. Sono dieci anni che da parroco della Chiesa di Santa Caterina a Formiello, a Porta Capuana, combatte per il quartiere e per dare una speranza ai più piccoli, sottraendoli alla strada, ma ora persino il suo lavoro è “a rischio”. «Vengono a drogarsi davanti alla chiesa dal mattino fino alla notte, lasciando un tappeto di siringhe a terra» tuona il religioso che chiede aiuto «a tutte le istituzioni che abbiano a cuore Napoli e i suoi bambini». 

L’emergenza riguarda la presenza massiccia di drogati che usano siringhe e lacci emostatici a pochi metri dai bambini che giocano a pallone davanti alla Chiesa di Santa Caterina a Formiello ma non solo. Il monumento che si trova di fronte l’ingresso della parrocchia e ritrae il santo patrono di Napoli intento a fermare la lava è diventato un ghetto per tossici. «L’edicola votiva di San Gennaro si è trasformata in una postazione per bucarsi - spiega il parroco - al suo interno è stata persino sistemata una sedia che viene utilizzata a turno dai drogati e le siringhe vengono buttate anche all’interno dell’area recintata dove si staglia la lapide settecentesca del Santo». In pratica, si è creato un vero e proprio imbuto tra l’edicola votiva, circondata da una ringhiera in ferro e le lamiere del cantiere Unesco allestito tra piazza Enrico de Nicola e Porta Capuana. Quel punto è diventato una discarica a cielo aperto traboccante di rifiuti, compresa la carcassa di uno scooter che non viene rimossa da un anno e sulla pavimentazione stradale ci sono siringhe e macchie di sangue ovunque. «C’è un via vai continuo di tossici che mette a rischio la ripresa delle nostre iniziative - spiega il parroco - in particolare c’è il rischio di non poter fare le attività all’aperto che abbiamo organizzato, soprattutto in previsione dell’emergenza Covid destinata a durare».
 

 

«È a rischio la salute e il futuro dei bambini, bisogna far presto». L’appello di don Carmine risuona con la stessa forza e passione che fecero gridare “fuitevenne” a don Franco Rapullino. Il parroco di Santa Maria della Pace ai Tribunali, poco più di trent’anni fa, rivolgendosi alla gente di Forcella e della Sanità chiese con forza «ai giovani onesti di abbandonare Napoli» all’indomani della morte di Gennaro Pandolfi e suo figlio Nunzio, di 21 mesi, uccisi da un commando di killer della camorra. Stavolta non c’è sangue e non ci sono morti ma si sta rubando il futuro dei più piccoli e il grido di don Carmine è per «far rimanere i giovani nella nostra città e dargli un’alternativa alla strada». «Mi rivolgo a tutte le istituzioni a cominciare dal ministro Vincenzo Spadafora - tuona il sacerdote - lo invito a venire a trovare i nostri piccoli calciatori che da due anni non possono usare il campetto a causa della presenza dei cantieri Unesco, i cui lavori si fermano in continuazione e di cui non sappiamo la conclusione». «Chiedo aiuto al prefetto, al sindaco, al questore e al presidente della Regione perché la situazione è gravissima e tutti dovrebbero fare qualcosa per salvare i bambini che rappresentano la speranza della nostra città» conclude don Carmine che ricopre anche la carica di decano del centro storico. 
 

«Occorrono interventi immediati per bonificare, pulire e disinfettare tutta l’area intorno alla chiesa, specie quella che circonda l’edicola di San Gennaro, ormai un gabinetto a cielo aperto» chiede don Carmine ben consapevole che quel luogo avrebbe bisogno di un’azione forte e sinergica tra istituzioni e forze dell’ordine. «Qualche mese fa il questore Alessandro Giuliano venne in chiesa per incontrare il parroco e i comitati, mostrando grande collaborazione di cui lo ringraziamo ma occorre un impiego di forze più massiccio - racconta Armando Simeone, portavoce del Comitato “Lenzuola Bianche”- c’è un preoccupante ritorno del mercato dell’eroina in zona con tutte le conseguenze del caso, dallo spaccio alla criminalità». 

Il tempo, in questo caso, può fare la differenza. «Chiedo di fare presto - conclude don Carmine - datemi la possibilità di attivare le risorse pastorali e tutte le iniziative che mettiamo a disposizione anche delle parrocchie confinanti, mi fa male non poter lavorare per i nostri bambini».