Sos ospedali a Napoli, al Pellegrini chiuse le sale operatorie

Sos ospedali a Napoli, al Pellegrini chiuse le sale operatorie
di Ettore Mautone
Mercoledì 13 Aprile 2022, 16:18 - Ultimo agg. 14 Aprile, 08:46
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Altre grane in vista per la rimaneggiata rete ospedaliera della Asl Napoli 1: dal 19 aprile, e per i successivi 35 giorni, tre delle quattro sale operatorie del presidio della Pignasecca resteranno chiuse per lavori di ristrutturazione. Bisogna intervenire per risolvere l'annosa questione delle infiltrazioni d'acqua. Resterà in funzione una sola sala chirurgica a disposizione esclusivamente delle urgenze e dei codici rossi. In pratica resterà paralizzata per più di un mese tutta l'attività legata agli interventi programmati, quelli che in questa fase di ripartenza post-Covid dovrebbero consentire di riassorbire almeno una parte delle liste di attesa. Già ieri sono iniziati i sopralluoghi dell'area tecnica che l'agibilità per gli interventi ridotta in vista dell'insediamento del cantiere che avverrà subito dopo Pasqua.

La struttura sanitaria con il maggior numero di accessi nel centro storico di Napoli, poco meno di 200 ogni giorno, vivrà un mese di grandi difficoltà che acuiranno i disagi di un'utenza che già deve fare i conti con due ospedali sottratti alla rete dell'emergenza e dunque privi di pronto soccorso.

Non solo il Loreto, ancora utilizzato come Covid Hospital e che sarà entro tre anni definitivamente fuori dalla rete dell'urgenza in quanto deputato a diventare Ospedale di Comunità, ma anche il San Giovanni Bosco in grande affanno in questa fase di riapertura dopo la lunga parentesi Covid, per le annose carenze di personale e l'ennesimo rinvio della ripresa degli accessi in pronto soccorso.

Ospedale del Mare è più green: in funzione l'impianto fotovoltaico

Per affrontare il nodo della carenza di personale il direttore generale della Asl Ciro Verdoliva ha convocato ieri una riunione con i suoi primari. Dopo 20 giorni di assenza dalle riunioni in presenza a causa del Covid, è tornato a presidiare in prima linea il confronto. A rapporto, in una sala della direzione sanitaria dell'Ospedale del mare, anche i dirigenti sindacali dell'area medica e del comparto. Si tratta dei primi passi verso il neo costituito gruppo di lavoro coordinato da Marco Papa, capo della programmazione sanitaria della Asl, che da qui al prossimo 2 maggio dovrebbe produrre una serie di proposte e analisi su come superare lo scoglio del personale e riaccendere i motori all'area dell'emergenza dell'ospedale della Doganella. Il pronto soccorso del San Giovanni Bosco è indispensabile alla funzionalità della rete dell'emergenza in città e alla piena operatività di un presidio che, prima della lunga parentesi Covid, poteva contare su alcune eccellenze mediche e chirurgiche di cui solo alcune possono riprendere la marcia mentre le altre sono smembrate e rimaneggiate da pensionamenti, trasferimenti e fughe di camici bianchi.

Tra le ipotesi esplorate nel faccia a faccia di ieri tra Verdoliva e i primari, scartata quella del reclutamento di medici dalle agenzie interinali (strumento costoso e fortemente avversato dai sindacati) c'è quella dell'utilizzo di personale specializzato di altri ospedali in regime di autoconvenzionamento a circa 80 euro l'ora. Sembrerebbe un'opportunità allettante ma difficilmente arriveranno risposte positive. «Tutte le aree dell'emergenza a Napoli e provincia - spiega Giuseppe Galano, segretario regionale dell'Aaroi-Emac, sindacato di categoria degli anestesisti e responsabile della centrale operativa del 118 - sono in gravissime difficoltà ma se ne sottovaluta la portata. Un problema che tocca anche i grandi ospedali come il Cardarelli e l'Ospedale del mare che con 5 medici per turno deve fronteggiare una mole di lavoro immane. La Asl può fare poco, ai concorsi non si presenta nessuno. Anche la Regione ha fatto quello che era in suo potere. Forse si potrebbe percorrere la strada della medicina convenzionata ma i margini sono stretti».
 

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