Plastica in mare: il golfo
di Napoli è una discarica

Plastica in mare: il golfo di Napoli è una discarica
di Pasquale Guardascione
Giovedì 10 Ottobre 2019, 11:35 - Ultimo agg. 14:10
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Il golfo di Napoli con 1200 oggetti di plastica per ogni ettaro di fondali rocciosi conferma di essere tra le discariche sottomarine più grandi d'Italia. Peggio solo il mar Ligure. È quanto emerge dai risultati delle attività condotte dall'Ispra e dal Sistema per la protezione dell'Ambiente, per monitorare la qualità dei nostri mari. La situazione che si evidenzia appare molto grave e rappresenta la prima base conoscitiva di riferimento sulla quantità dei rifiuti marini tra fondali marini, colonna d'acqua e spiagge. Più del 70% dei rifiuti marini sono depositati nei fondali italiani e il 77% è plastica.

 

LE IMMAGINI
«La Campania in generale non è tra quelle che hanno una maggior concentrazione di rifiuti: c'è il Veneto, ad esempio, che sta messo peggio - dichiara Antonino Miccio, biologo e direttore delle aree marine protette di Punta Campanella e del Regno di Nettuno - Il golfo di Napoli, purtroppo, rispecchia l'alta densità abitativa che c'è lungo la costa. Una delle cause è rappresentata da quello che riversano i fiumi in mare, dove non ci sono, ad esempio, dei sistema di griglie che dovrebbero evitare lo sversamento di plastica e rifiuti. Senza dimenticare che se non viene fatta un'adeguata raccolta differenziata a terra tutto alla fine va a finire a mare». Così è capitato, ad esempio, che i fotografi subacquei Guido Villari e Pasquale Vassallo abbiano immortalato un cefalo intrappolato in una rete abusiva a pochi metri dal parco archeologico sommerso di Baia, che una medusa si sia avvinghiata ad un salvaslip nella zona di Marina Grande a Bacoli e, infine, che una seppia si sia attaccata a un profilattico usato a Capo Miseno. Una situazione che sta interessando tutto il golfo, da Punta Campanella fino al Ischia e Procida. Complessivamente ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare, di cui il 7% nelle acque del Mar Mediterraneo. Fondamentale per lo studio è stata la collaborazione dei pescatori nel monitoraggio dei fondali marini del golfo di Napoli ma anche i rifiuti ingeriti dalle tartarughe marine Caretta Caretta all'interno del progetto Indicit tra il 2017 e il 2019.
I PESCATORI
Ieri mattina a Roma nel corso del convegno «Un quadro di plastica, i rifiuti e le plastiche a mare» Miccio ha illustrato il progetto Remare che vede insieme le aree marine protette della Regione Campania e i pescatori. Sono stati messi insieme oltre 500 pescherecci, da Pozzuoli al Cilento, passando per Ischia e le costiere, formando una enorme rete che pesca rifiuti dal mare. Il progetto è partito ad agosto e si concluderà a fine ottobre. «I pescatori nel corso del loro lavoro devono semplicemente consegnarci i rifiuti e la plastica che alzano dalle reti - conclude Miccio - Senza aggravio di spesa a loro carico per lo smaltimento. Anzi, con un incentivo economico per un'ora giornaliera in più di lavoro che svolgono. Finora, i risultati sono molto lusinghieri soprattutto da parte dei pescatori del golfo di Napoli. Purtroppo è una lotta impari dovuta ad anni in cui il nostro mare è stato considerato una discarica, ma è una problematica che non riguarda solo la Campania. La strada giusta da seguire sarebbe prima a livello normativo per consentire ai pescatori di non avere costi per il conferimento in discarica di rifiuti e, poi, quello educativo. Un esempio? La coltivazione dei campi mitili, dove le reti che vengono utilizzate poi sono sversate a mare».
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