Polizia negli ospedali, il primario in trincea ai Pellegrini di Napoli: «Con lo stress servizi desertificati»

«Il disagio e la lacerazione del rapporto di fiducia medico-paziente è profondo e va sanato con riforme più ampie»

Emilio Bellinfante, 57 anni, dal 2017 primario del pronto soccorso del Pellegrini
Emilio Bellinfante, 57 anni, dal 2017 primario del pronto soccorso del Pellegrini
di Ettore Mautone
Lunedì 16 Gennaio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 17 Gennaio, 08:20
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Sono tre i posti di polizia annunciati dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi negli ospedali di Napoli: al Cardarelli, all'Ospedale del mare e al Pellegrini. «La decisione del ministro è sicuramente un deterrente importante contro le aggressioni e le azioni violente avverte Emilio Bellinfante, 57 anni, dal 2017 primario del pronto soccorso del Pellegrini, ospedale di frontiera dove lavora da 17 anni - ma non è solo con questa misura che si riuscirà a garantire la sicurezza nelle prime linee e soprattutto arginare l'abbandono di tanti colleghi che vanno via appena se ne presenta l'occasione».

L'idea di Bellinfante è che occorra intervenire anche su tutto quello che sta attorno ed alimenta i super afflussi di pazienti.

Innanzitutto garantire dotazioni di personale adeguati ai carichi di lavoro incidendo sulle attese, il caos, lo stress. Una spirale che sta desertificando i servizi con gravi ripercussioni sulla tenuta delle reti dell'emergenza. «Il rafforzamento delle misure di sicurezza consentirà di lavorare con minore stress - aggiunge il clinico - ma il disagio e la lacerazione del rapporto di fiducia medico-paziente è profondo e va sanato con riforme più ampie. Bisogna agire sui tagli degli ultimi venti anni in cui la Salute è stata considerata un costo anziché un investimento per la collettività». 

I numeri parlano da soli: in Italia ogni giorno 7 medici abbandonano il servizio sanitario pubblico per andare nel privato, i concorsi per le aree critiche in larga parte vanno deserti e i camici bianchi quando rispondono e vengono assunti poi lasciano dopo pochi mesi appena si presentano alternative in altre discipline e reparti. «È fondamentale ricucire la lacerazione del rapporto di fiducia che lega il curante e il paziente sostiene Bellinfante - avere più medici e infermieri in un pronto soccorso consente di dedicare più tempo al malato che vuole essere rassicurato e che esplode se attende ore in un ambiente caotico e frettoloso mentre lui sta male». 

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Lavorare al Pellegrini, nel cuore di un quartiere popolare di Napoli consente di avere un punto di vista approfondito sul fenomeno della violenza agita ai danni del personale: «Al netto di fenomeni che nascono all'interno di sub culture e di famiglie abituate a delinquere spiega - il dato più avvilente è notare come ci sia un contagio anche tra persone di più elevata cultura e cosiddette perbene. In questi anni ho assistito a sparatorie nel reparto, sequestri di ambulanze di delinquenti per intendevano soccorrere da soli un loro amico e il pronto soccorso distrutto per la notizia della morte di un congiunto. Ma quello che va ricordato è il valore dei miei infermieri che curavano i violenti e i delinquenti che si ferivano mentre distruggevano vetri e suppellettili. La civiltà rispetto alla barbarie». L'analisi di approfondisce: «Spesso a fare da detonatore è l'incapacità di gestire lo stato d'animo legato alla paura della morte. In un pronto soccorso si curano casi gravi, in pericolo di vita, un esito infausto è nella logica delle cose. Serve uno scudo alle querele temerarie. A volte anche situazioni banali sfociano in intolleranze eclatanti. Il numero di malati a cui dobbiamo badare è eccessivo». I medici sono pochi e le attese durano ore se non si è in codice rosso. «Molti arrivano già prevenuti. Al minimo disagio scattano reazioni violente mentre i turni sono massacranti e le gratificazioni economiche e professionali inesistenti». Le aggressioni? «Sono la goccia che fa traboccare il vaso frutto di diffidenza e di disservizi che non dipendono da noi. Uno stillicidio quotidiano, mortificante, fatto di linguaggi, parolacce. Su quelli la presenza della polizia non inciderebbe». 

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