Povertà educativa, «Futura» va nelle periferie al fianco delle donne fragili

Coinvolte nei tre diversi territori 155 ragazze e giovani donne tra i 13 e i 24 anni

Luca Cordero di Montezemolo
Luca Cordero di Montezemolo
di Mariagiovanna Capone
Venerdì 9 Febbraio 2024, 08:31 - Ultimo agg. 09:04
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«È triste nel 2024, in un Paese come l'Italia, dover affrontare il tema della povertà educativa, in un periodo in cui la politica nel suo complesso è impegnata in un'operazione di distrazione di massa, parlando di tanti temi che niente hanno a che fare con le priorità vere della gente». L'amara constatazione è di Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Telethon e di Italo, ieri a Napoli alla presentazione del progetto Futura, nato da un'esigenza forte: constatare i dati drammatici sulla dispersione scolastica.

Il conto delle disuguaglianze sociali lo pagano molto di più le donne, al punto da rinunciare alle proprie aspirazioni e alla possibilità di mettere alla prova il proprio talento. Uno svantaggio che nasce da bambine con contesti di povertà educativa e le espone al rischio di restare ferme su questo binario morto anche nel loro percorso verso l'età adulta. Secondo l'Ocse, la popolazione femminile di Neet, cioè senza studio, formazione e lavoro, è tale da bloccare il Pil nazionale: si tratta di 870mila donne tra i 15 e i 29 anni (20,5%) che vanno aiutate.

A tal fine un anno fa è nato il Progetto Futura, promosso da Save the Children, Forum Diseguaglianze e Diversità e Yolk in collaborazione con Intesa Sanpaolo, attivato nelle periferie di Venezia, Roma e Napoli. E ieri si sono tirate le somme del primo anno di attività nel capoluogo campano da Dedalus Cooperativa Sociale, che gestisce le attività progettuali in collaborazione con il Forum.

Coinvolte nei tre diversi territori 155 ragazze e giovani donne tra i 13 e i 24 anni, tra cui anche mamme, che vivono situazioni di grave povertà e/o forte vulnerabilità, che per la fine di febbraio diventeranno 184. Di queste, 38 sono a Napoli, ma in ciascuna città si conta di aiutarne cento in due anni. «Sulla povertà educativa c'è un silenzio assordante da parte delle istituzioni mentre dovrebbe essere una priorità» ha sottolineato Luca Cordero di Montezemolo, che ha ideato il progetto insieme a Carlo Messina, ad di Intesa Sanpaolo.
«Ci siamo detti - ha continuato - che era necessario fare qualcosa per contrastare il distacco scolastico figlio della povertà educativa, in questo caso femminile. Per farlo, abbiamo quindi pensato di mettere insieme tre realtà organizzazioni importanti e lavorare in tre città diverse, perché non riguarda soltanto il Sud, concentrandoci su ragazze che avrebbero sicuramente abbandonato la scuola. Il tutto connesso a uno spirito di squadra con Intesa Sanpaolo, motore dell'iniziativa». Per Montezemolo il progetto è valido per tre motivi: «Il primo è proprio quello di occuparci di povertà educativa, un tema che spesso viene affrontato nei dibattiti e in campagna elettorale, mentre è vero, importante, profondo. Il secondo è che ce ne siamo occupati come una sartoria su misura: le ragazze si scelgono accuratamente, non si spara nel mucchio. E il terzo è la speranza che queste ragazze alla fine del percorso possano avere la possibilità di lavoro e mettere a frutto le proprie capacità».

Progetto Futura prevede l'attivazione di Piani personalizzati partendo dai bisogni e aspirazioni di ciascuna, mettendo a disposizione beni o servizi: libri, pagamento di rette, supporto psicologico, medico, legale e tanto altro. Uno dei tre partner coinvolti è Yolk di cui è presidente Clementina Cordero di Montezemolo, che accoglie in particolare «ragazze vittime di violenza e migranti». Il filo comune è - ha detto Clementina Cordero di Montezemolo - «la voglia di emanciparsi e riscattarsi. Ciascuna ha storie complicate di vissuti vulnerabili ma con un fattore di protezione importante: cioè, è vero che ci sono il trauma e le difficoltà, ma dentro hanno una luce, una forza che le spinge a inseguire il proprio desiderio. E noi le aiutiamo a realizzarlo».

Un metodo che sta diventando contagioso. «Le amiche vedono il cambiamento e chiedono aiuto anche loro: si crea quindi una rete», ha concluso. A Napoli sono coinvolte soprattutto ragazze «a rischio dispersione che devono completare il percorso di studi o vogliono andare all'Università ma non possono permetterselo» ha spiegato Andrea Morniroli, co-cordinatore Forum Disuguaglianze e Diversità. «Punto di forza è il lavoro svolto insieme da soggetti molto diversi per massimizzare il beneficio» ha ammesso Paolo Bonassi, Executive Director Iniziative Strategiche e Social Impact Intesa Sanpaolo. Per il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi «progetti come questi possono fornire un contributo concreto a ridurre i divari». Alla discussione hanno partecipato tra gli altri anche Raffaela Milano di Save the Children, Sabina De Luca del Forum Disuguaglianze e Diversità, ed Elena de Filippo di Dedalus.
 

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