Casavatore, dal pm il prof picchiato: «Le accuse social? Bugie»

Casavatore, dal pm il prof picchiato: «Le accuse social? Bugie»
di Ferdinando Bocchetti
Domenica 20 Febbraio 2022, 09:49 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 07:22
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Ha ricostruito la drammatica sequenza del pestaggio subìto, raccontando ogni dettaglio al pubblico ministero di Napoli nord che lo ha ascoltato nella giornata di ieri. Enrico Morabito, il 40enne docente vittima delle violenze di cinque adulti, ha riferito agli inquirenti ciò che aveva già denunciato con un post apparso sulla sua pagina Facebook: «Non conosco quelle persone né riesco a spiegarmi il motivo di tanta violenza; ho solo sgridato gli alunni perché erano indisciplinati, ma mai avrei pensato che qualcuno potesse reagire in quel modo».

Le indagini, condotte dai carabinieri di Casavatore, proseguono senza sosta e l'individuazione dei responsabili potrebbe avvenire già nelle prossime ore. La vicenda, tuttavia, presenta ancora diversi lati oscuri e resta ancora aperta la possibilità che il pestaggio dell'insegnante non sia da ricondurre allo screzio con gli alunni.

Le versioni sono contrastanti, come evidenziato a più riprese dal preside del De Curtis Giuliano Mango, sulla cui scrivania è giunta ieri una lettera firmata da un gruppo di genitori. Nella missiva si fa riferimento ai comportamenti ambigui tenuti dal supplente durante la sua permanenza, di soli quattro giorni, nella scuola di viale Michelangelo. Comportamenti stigmatizzati da alcuni utenti, attraverso una serie di commenti apparsi sulla pagina Facebook del docente, nelle ore successive alla sua denuncia pubblica.



I commenti e i post incriminati sono per lo più firmati da donne, verosimilmente familiari dei ragazzi del De Curtis e amiche degli adulti protagonisti delle incresciose violenze. «Il professore non è stato picchiato per aver sgridato gli alunni, ma perché in aula ha parlato di masturbazione ai bambini - scrive Mayra, commentando il post pubblicato da Morabito - Perché il docente non dice la verità? Perché non dice che, anziché fare lezione, era intento a scattare foto ai bambini?». E ancora: «Quelli che hanno compassione per quest'uomo non sanno come sono andate realmente le cose. Se fossero stati figli loro, forse avrebbero fatto di peggio».

In altri due commenti, sempre firmati da donne, i toni si fanno ancor più accesi: «Prima di giudicare i genitori, bisognerebbe sapere cosa ha fatto il professore. La legge non ammette ignoranza ma per me non dovrebbe più esercitare la professione. Dal punto di vista umano, poi, meriterebbe di essere picchiato tutti i giorni», scrive Anna. Frasi pesanti, il cui contenuto è smentito con fermezza da Enrico Morabito, che ora preannuncia querele per diffamazione e minacce: «Non ho mai trasceso con il linguaggio - ribadisce il 40enne - e stranamente, nelle ore successive alla mia denuncia, sono iniziate a circolare queste menzogne sul mio conto. Ritengo sia doveroso non tacere dinanzi alle violenze subite: credo che un insegnante, che ogni giorno cerca di inculcare valori positivi ai ragazzi, abbia il dovere di non essere reticente o omertoso. Ora qualcuno sta tentando di infangare il mio onore, ma io ho la coscienza pulita e denuncerò gli autori di quei commenti infamanti. Per fortuna si tratta di casi isolati, la stragrande maggioranza dei commentatori mi ha manifestato solidarietà e vicinanza».

Parallelamente all'indagine dei militari dell'Arma, proseguono anche le verifiche interne alla scuola disposte dal preside. Il dirigente scolastico Giuliano Mango, in collaborazione con il referente per la legalità e i rappresentanti dell'istituto, ascolterà la vittima dell'aggressione e i genitori dei ragazzi. «Non so quanto impiegheremo, ma faremo chiarezza sulla vicenda - sottolinea il preside del De Curtis - Ribadisco, ad ogni modo, che la violenza non può essere in alcun modo giustificata. Se anche l'insegnante avesse avuto comportamenti non ortodossi, nulla può giustificare un pestaggio».
 

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