Rapina a Napoli: «Mia mamma è in fin di vita, condanna bluff al rapinatore»

Rapina a Napoli: «Mia mamma è in fin di vita, condanna bluff al rapinatore»
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 8 Dicembre 2021, 11:00 - Ultimo agg. 24 Febbraio, 19:03
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Ha trascinato una donna a terra, nel corso di una rapina, provocandole danni gravissimi. Ha strattonato una donna che provava a scappare in sella a uno scooter, nel corso di un tentativo di rapina a mano armata, facendole battere rovinosamente la testa. Poi, ieri mattina, sei mesi dopo i fatti, ha chiesto scusa, limitandosi a masticare un canovaccio che sa di già visto: ha detto che non voleva arrecare danno a quella donna, che non aveva percepito la gravità della sua condizione. Fatto sta che al termine dell'udienza, il rapinatore ha incassato una condanna a sette anni (invece dei 10 chiesti dal pm), per la tentata rapina messa a segno in via Salvator Rosa, per le lesioni gravissime arrecate a una donna da mesi costretta in un letto in stato di incoscienza e infermità. 

Ma torniamo al verdetto di ieri mattina. Gup Vincenzo Caputo, sette anni di reclusione per Luigi Frenna, il 19enne coinvolto nella rapina di uno scooter avvenuta la sera dello scorso 17 luglio, assieme a un complice minorenne che sarà processato a gennaio. Vittima dell'aggressione, Patrizia Perone, 62 anni, madre, nonna, titolare di una pizzeria in piazza Mazzini, amata da tutti per la generosità verso il prossimo.

Una vicenda amara, che va ben al di là delle azioni predatorie che si consumano nell'area metropolitana partenopea, alla luce delle condizioni in cui versa la donna. Ed è la figlia di Patrizia Perone, a far sentire la propria voce, intervendo alla Radiazza, il programma radiofonico condotto da Gianni Simioli, rispondendo alle domande del consigliere regionale dei Verdi Francesco Borrelli: «Ad oggi mamma non sta ancora bene, non interagisce con il mondo esterno, dobbiamo soltanto sperare in un miracolo, abbiamo subito una condanna da questi delinquenti senza aver commesso alcun reato. Nessuno dei parenti dei due aggressori ha mai neanche mosso un dito per chiedere scusa». 

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Così, Pina Russo, figlia di Patrizia Perone, rimasta gravemente ferita nella rapina dello scooter avvenuta lo scorso luglio a Napoli, ha commentato intervenendo alla trasmissione radiofonica «La Radiazza», la condanna a 7 anni di reclusione inflitta oggi a Napoli a uno dei due giovani autori della rapina. «Ai magistrati avevamo chiesto giustizia, - ha proseguito la donna - invece 7 anni sono una pena molto lieve. Noi purtroppo l'ergastolo lo stiamo già vivendo da quella maledetta data, ci hanno distrutto la vita». E ancora: «Ad oggi mamma non sta ancora bene, non interagisce con il mondo esterno, dobbiamo soltanto sperare in un miracolo, abbiamo subìto una condanna da questi delinquenti senza aver commesso alcun reato. Nessuno dei parenti dei due aggressori ha mai neanche mosso un dito per chiedere scusa. Ai magistrati avevamo chiesto giustizia, - ha proseguito la donna - invece 7 anni sono una pena molto lieve. Noi purtroppo l'ergastolo lo stiamo già vivendo da quella maledetta data, ci hanno distrutto la vita». Inchiesta condotta dal pm Enrica Parascandolo che, lo sottolineamo, aveva chiesto dieci anni di reclusione, al netto del rito abbreviato (che prevede uno sconto di un terzo della pena). Difeso dall'avvocato Carla Maruzzelli, l'imputato ha battuto su un punto: «Non sono un mostro, signor giudice, non volevo...». Ora l'attenzione resta concentrata sull'aspetto clinico. Nei prossimi giorni, la 62enne dovrà essere sottoposta a un delicato intervento chirurgico alla testa. Una speranza accompagnata dalla mobilitazione di un intero quartiere, con tante persone che si dicono indignate per una sentenza ritenuta non congrua rispetto alla gravità del fatto.

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