Sinistri fasulli, vino e smartphone
per pilotare le sentenze

Sinistri fasulli, vino e smartphone per pilotare le sentenze
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 28 Dicembre 2018, 10:16
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Computer, televisori, cellulari, orologi, vini di pregio e bracciali oltre a soldi assicurati ai giudici che firmavano sentenze, ratificavano provvedimenti, sbloccavano mandati di pagamento. Si regge su questa ipotesi l'accusa messa nero su bianco ieri mattina e notificata a cinque giudici di pace (operativi a Nola, Sant'Anastasia e Marigliano), nel corso dell'ultima inchiesta sui falsi sinistri nel napoletano. Sono cinquantatré gli avvisi di chiusa inchiesta firmati dalla Procura di Roma e spediti alle porte di Napoli, che hanno raggiunto i presunti appartenenti a un «sistema» finalizzato alle truffe dei falsi sinistri.

Capitolo «parafangai», come un pozzo senza fondo, almeno a giudicare dalle recenti indagini condotte dalla Procura di Napoli, di Napoli nord (quest'ultima in particolare su Pozzuoli) e dagli uffici inquirenti di Torre Annunziata e Nola. Torniamo al lavoro condotto a termine ieri mattina dal pm di Roma: sono cinque i giudici di pace coinvolti, nove gli avvocati, tre i medici, mentre gli altri indagati avevano ruoli precisi, frutto di anni di formazione nel fitto sottobosco della truffa dei finti sinistri: c'era chi faceva il testimone, chi assumeva le sembianze delle vittima e chi invece indossava i panni del passeggero, quello convocato in ultima battuta dinanzi al giudice a confermare l'avvenuto sinistro.

I REGALI
Ma torniamo all'ultima frontiera scoperta dalla Procura di Roma, che - come è noto - è l'ufficio preposto ad indagare su vicende che vedono coinvolti - a qualsiasi titolo - magistrati del distretto di corte di appello napoletano.
Non solo tangenti, non solo alcune centinaia di euro rese al singolo giudice, ma anche regali, anzi, «regalie» per usare l'espressione che campeggia negli atti giudiziari. Decisive le ricorrenze, le feste nazionali, quelle in cui alcuni giudici di pace si sono visti arrivare computer, televisioni, cellulari, vedi alla voce «elettrodomestici». Poi c'è il capitolo raffinatezze, che invece riguarda altro genere di regali, vale a dire orologi e vino di pregio.
Cadeaux che entravano in uno schema ben collaudato, secondo la ricostruzione dell'inchiesta romana.

I RUOLI
Anche qui, come in altri contesti, per costruire il finto incidente stradale, occorreva la collaborazione di medici compiacenti, che di volta in volta firmavano referti ritenuti fasulli, completamente posticci. È il caso delle fratture, o meglio, degli attestati medici su fratture inesistenti, secondo quanto emerso nelle carte acquisite dagli inquirenti alcuni mesi fa.

I CONSULENTI
Decisivo anche il contributo di assicuratori e consulenti, che hanno consentito di chiudere il cerchio attorno a incidenti virtuali, attorno a sinistri consumati solo sulla carta. Insomma, azioni risarcitorie per episodi di danneggiamento mai verificatisi o non riconducibili ai fatti denunciati. Complessivamente, secondo una stima diramata ieri dagli inquirenti, «le indagini condotte hanno permesso di accertare illeciti indennizzi «sentenziati» dai giudici di pace coinvolti, per un ammontare pari ad oltre 120 mila euro». Truffa, corruzione in atti giudiziari, falso sono le accuse su cui dovranno replicare i singoli professionisti coinvolti, in uno scenario che si è arricchito anche dell'immancabile contributo di «professionisti della comparsata». Nomi ricorrenti di soggetti sempre presenti all'angolo della strada e comunque pronti a raccontare la propria versione in quanto sedicenti testimoni.

I TURISTI
Altro aspetto toccato dalle indagini riguarda invece il fenomeno del turismo giudiziario. In alcune casi, la decisione di aprire un contenzioso giudiziario dipendeva dalla presenza di un giudice di pace compiacente, non essendoci alcuno steccato - in materia di competenza territoriale - in grado di obbligare la vittima di un sinistro a rivolgersi a un solo giudice competente. Decine le intercettazioni negli atti, un chiacchiericcio tra giudici, cancellieri e faccendieri in cui si fa riferimento allo scambio di regali, al materiale pregiato che veniva utilizzato come merce di scambio per mettere il timbro sotto una pratica di rimborso per un incidente mai avvenuto.
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