Sistema sicurezza, Eav in ritardo:
dal 1° luglio treni a velocità ridotta

Sistema sicurezza, Eav in ritardo: dal 1° luglio treni a velocità ridotta
di Francesco Gravetti
Venerdì 31 Maggio 2019, 09:15
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Un terzo delle corse cancellate, tempi di percorrenza dilatati, decine di migliaia di pendolari che abbandonano il treno per usare i bus ma soprattutto le automobili, con tutto quello che ne consegue in termini di smog, traffico, incidenti stradali. È uno scenario apocalittico quello che potrebbe verificarsi già tra un mese in gran parte della Campania. A disegnarlo è l’Eav, l’azienda che controlla Circumvesuviana, Circumflegrea e Cumana e Metrocampania Nordest: il presidente Umberto De Gregorio ha scritto al ministro dei Trasporti Danilo Toninelli per chiedergli di intervenire. C’è tempo fino al primo luglio, ma un mese è poco e le prospettive sono tutt’altro che rosee.

Entro quel giorno, infatti, l’Eav dovrà rispettare i parametri di sicurezza imposti dall’Ansf, acronimo che sta per Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie. Nello specifico, dovrà applicare il sistema «Smct», altro acronimo che sta per «sistema di controllo della marcia treno», che consente al treno di transito di sapere se un passaggio a livello funziona o no, se ci sono ostacoli lungo i binari, se bisogna rallentare lungo determinati tratti. Nuove tecnologie, insomma, che ora l’Eav non utilizza. Se continuerà a non farlo, l’Agenzia imporrà un limite di velocità ai convogli molto più basso dell’attuale: 50 chilometri orari (ora si viaggia a 70 e a volte anche 90). Il nuovo limite stravolgerà Circumvesuviana, Cumana e Circumflegrea: per andare da Napoli a Sorrento si passerebbe da un’ora e 8 minuti di adesso a circa un’ora e 40 minuti. Ciò costringerebbe l’azienda a rifare gli orari, rivedere il programma di esercizio, tagliare le corse di circa un terzo. E i viaggiatori scapperebbero dai treni per riversarsi sulle strade. «Le nostre linee trasportano oltre 100mila pendolari al giorno. Il taglio delle corse porterebbe a una riduzione di passeggeri di circa il 30 per cento, con la conseguenza di avere in auto private o su bus circa 30-40 mila pendolari in più ogni giorno. Tutto ciò aumenterebbe il rischio di incidenti in valore assoluto», spiega Umberto De Gregorio.

Ma come si è arrivati a questo stato di cose? Per capirlo è necessario un passo indietro, fino al luglio del 2016 e alla strage ferroviaria che avvenne tra Andria e Corato, in Puglia, con lo scontro tra due treni che provocò 23 morti. Dopo quella tragedia lo Stato decise che anche le ferrovie cosiddette «isolate», cioè non connesse alla rete ferroviaria italiana (14 in tutta Italia, l’Eav è la più grande) dovevano adeguarsi alle norme di sicurezza dettate dall’Ansf, un organismo indipendente operativo in Italia dal 2008. Il diktat arrivò a dicembre del 2017: le ferrovie avevano un anno e mezzo per mettere le cose a posto. I 18 mesi sono passati, ma l’adeguamento non c’è stato. De Gregorio spiega: «Non siamo stati fermi, abbiamo messo i fondi da parte, fatto il capitolato, programmato i lavori e gli investimenti. Ma se in Italia per realizzare un’opera pubblica sono necessari mediamente 17 anni per noi era impossibile realizzare gli investimenti richiesti in soli 17 mesi. Abbiamo la volontà di farli, chiediamo solo tempo, con un provvedimento legislativo che rinvii il passaggio di competenze all’Ansf». Una proroga, insomma.

Va detto che sarebbe sbagliato pensare che, nel frattempo, in Eav non si viaggia sicuri. Sulla rete regionale, infatti, vige comunque un sistema di sicurezza, che si chiama Atp (Automatic Train Protection) e che ha garantito finora i passeggeri. Il punto è integrare l’Atp con l’Smct. Ci vogliono altri tre anni e invece manca solo un mese. La diplomazia è al lavoro, l’associazione di categoria che rappresenta le aziende ferroviarie si è incontrata più volte con i membri del Parlamento, delle varie commissioni e dello stesso ministero. Ma il tempo passa e la scadenza si avvicina: lo spettro del treno lumaca si fa sempre più concreto. Peraltro, lo stravolgimento del servizio e la fuga dei pendolari porterebbe anche ad un inevitabile calo degli incassi. «Eav ha risanato il bilancio, produce utili, ha programmato assunzioni, investimenti in infrastrutture e in materiale rotabile: questo ostacolo metterebbe a serio rischio il nostro progetto complessivo di sviluppo», dice preoccupato il presidente.
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