Afragola, sprofonda il sottosuolo
sgomberate sei famiglie

Afragola, sprofonda il sottosuolo sgomberate sei famiglie
di Marco Di Caterino
Sabato 4 Dicembre 2021, 10:04
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Il sottosuolo malato del centro storico, pronto a collassare dopo ogni pioggia. È allarme rosso nella parte vecchia della città, dove le grotte abbandonate e i vecchi e fatiscenti palazzi a corte tirati su con il tufo anche duecento anni fa, cedono come sabbia aprendo voragini e causando crolli che solo per fortuna fino a oggi non hanno fatto vittime. Il bollettino del tufo malato ha segnato negli ultimi sette giorni, l'apertura di due voragini. La prima, sabato scorso, quando il pensionato Vincenzo Capone, 71 anni, fu letteralmente inghiottito da una voragine apertasi nelle sede stradale di Vicolo San Marco, precipitando nel vuoto per quattro metri.

La tragedia fu evitata grazie al pronto intervento del fratello, pure anziano e sofferente, che con una corda e l'aiuto di un vicino, riuscì a tirare fuori l'uomo da quella trappola di terreno e fango, evitandogli una morte orribile.

Ieri invece, il sottosuolo ha ceduto in Primo Vicolo Maiello, un budello tra palazzoni di fine ottocento in pessimo stato di conservazione, proprio sotto uno dei muri maestri di uno di questi edifici, ancora abitato da due nuclei familiari, poi fatti allontanare dai vigili del fuoco, per il reale pericolo di crollo dell'intero palazzo.

L'allarme è stato dato dai residenti della zona, allertati dagli scricchiolii dell'edificio, si sono precipitati in strada, giusto in tempo per vedere sprofondare circa un metro di marciapiede e parte della strada sotto il muro maestro del fatiscente palazzo. I pompieri sono arrivati dopo una manciata di minuti mettendo in sicurezza i due nuclei familiari e altri quattro residenti nelle abitazioni adiacenti. Sul posto sono intervenuti anche i tecnici del comune e lo stesso sindaco Antonio Pannone.

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Ma chissà se per la fretta o per dimenticanza, i sei nuclei familiari fatti allontanare dai vigili del fuoco, sono stati costretti a trascorrere la notte all'addiaccio, lasciati completamente da soli. Tra questi anche Gennaro P., che ha un diavolo per capello: «Ci trattano come invisibili dice con tono alterato sono stato costretto a far dormire i miei tre figli piccoli in un furgone. Ieri i vigili ci hanno fatto lasciare in fretta e furia le nostre case, anche se la mia non è interessata dalla voragine. Ebbene fino a oggi pomeriggio (ieri per chi legge) nessuno ci ha detto cosa fare. Comunque vada la vicenda, questa notte dormiremo nella nostra abitazione». E che la questione del risanamento delle cavità e quello degli edifici fatiscenti del centro storico sia un problema mai risolto ne è testimone la signora Carmela Iorio, una delle sgomberate, che dieci e più anni fa, ha perso la mamma, Anna Cuccurullo nel crollo di via Calvanese, dove morirono abbracciati sul letto i coniugi Zanfardino, mentre si salvò per miracolo Imma Mauriello, all'epoca aveva dieci anni, figlia di Anna Cuccurullo, l'attuale sgomberata. Che non senza ironia e rabbia dice, «altro che destino, che non c'entra mai. Ancora una volta mi tocca lasciare un'abitazione per paura che possa crollare. E già questo è assurdo. Ho già perso mia madre, e per poco non moriva mia figlia sotto le macerie e debbo constatare che dopo tanti anni nulla è cambiato. Adesso mi aspetto che tutto finisca presto nella speranza che possa rientrare in casa. Mi auguro che non ci lascino soli».


Un altro grido d'allarme sullo stato di salute del sottosuolo afragolese, è stato lanciato nel corso di un convegno organizzato la settimana scorsa dal Movimento Idee Libere. «Oltre alla fatiscenza delle grotte di tufo - riassume l'architetto Paolo Sibilio, esperto delle cavità antropiche c'è l'annoso problema delle perdite dei sottoservizi, quali fogne e acquedotto che sono gli inneschi delle voragini. Una volta saturato di liquidi, il terreno cede e le acque bianche o nere che siano, si riversano nelle grotte, che sono da circa un secolo senza controlli e senza manutenzione. I cedimenti, a questo punto, sono inevitabili. Per questo gli interventi non sono più rinviabili».
 

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