TikTok per celebrare il boss, scatta l'ordine agli affiliati: «No alle performance social»

TikTok per celebrare il boss, scatta l'ordine agli affiliati: «No alle performance social»
di Luigi Sabino
Domenica 8 Agosto 2021, 10:00
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Punito dal clan per un video pubblicato su TikTok. Protagonista della vicenda è Richard99, questo lo pseudonimo utilizzato da un ragazzo del rione Monterosa. La sua colpa quella di aver postato sul popolare social network un video che inneggiava alla famiglia Abbinante di Scampia. Un corto che, nella testa del suo autore, avrebbe dovuto celebrare la forza dell'organizzazione criminale. Tuttavia, l'effetto ottenuto non è quello sperato, anzi. Le immagini, quando passano sotto gli occhi del boss Antonio, boss indiscusso del sodalizio, lo mandano su tutte le furie. «Talmente che vado in freva su queste cose - commenta con il fedelissimo Paolo Ciprio - Io mò gli schiatterei la testa a questo che ha fatto questa cosa. Paoluccio io voglio sapere chi è che ha messo questa cosa sopra». Inizia una vera e propria caccia all'uomo che vede Ciprio impegnato in prima persona e che si conclude solo quando il luogotenente riesce a individuare il presunto autore del video che viene immediatamente convocato al cospetto del boss Antonio e, verosimilmente, punito per la sua leggerezza. Il padrino, infatti, non vuole in nessun modo che la sua famiglia finisca inutilmente sotto i riflettori. Il timore è quello di attirare l'attenzione delle forze dell'ordine soprattutto in quel preciso momento con il clan che, per ordine dello stesso boss, sta pianificando un omicidio. Quello che Antonio Abbinante non può sapere, però, è che gli investigatori della Squadra Mobile sono già sulle sue tracce. Il suo telefono è sotto controllo così come quello di altri affiliati, Ciprio compreso. Anche nelle auto e nelle abitazioni sono state posizionate cimici. Il risultato è che Abbinante e le altre persone coinvolte nel progetto omicida finiscono in manette prima che questo diventi realtà. Ed è proprio dal provvedimento cautelare eseguito nei confronti di Abbinante e dei suoi fedelissimi che emerge la disavventura dell'utente Richard99. Un episodio marginale nell'attività investigativa ma che dimostra, ancora una volta, come le organizzazioni camorristiche siano particolarmente attente ai social e ai loro contenuti. Se da un lato c'è chi, come gli Abbinante, non ama la pubblicità gratuita, dall'altro, invece, c'è chi non teme di finire sui social, tutt'altro. 

Video

Sono soprattutto le nuove leve della camorra, i giovanissimi, che non si fanno scrupolo di servirsi di internet per dare lustro alla loro nascente carriera criminale. Un esempio emblematico, al riguardo, la diffusione dei video commemorativi di Emanuele Sibillo, il boss ragazzino ammazzato durante una sparatoria a Forcella nel 2015. Su TikTok, così come su altri social, sono decine postati da amici e parenti che ne ricordano le imprese malavitose. Non è l'unico. Sono in molti i boss della nuova generazione che, sebbene in galera da anni, continuano a essere celebrati dai loro sodali tramite le pagine social. Uno degli ultimi ad entrare a far parte di questa lista dei cattivi è stato Salvatore Amirante, boss della Maddalena e, insieme a Sibillo, uno dei fondatori della cosiddetta paranza dei bambini.

Da qualche tempo, infatti, circola su TikTok un video, composto da foto e articoli di giornale, in cui il ras è definito idolo dai suoi sostenitori. Non solo. Un caso che fece scalpore, ad esempio, fu il patto sancito tra i Vastarella e i Mauro, sodalizi del rione Sanità, e che poi fu postato dai rispettivi affiliati sulle pagine di un popolare social network. Stesso social network che ospitò la sfida lanciata da un ras della cosca Mele di Pianura agli storici rivali dei Pesce-Marfella dopo che questi non erano riusciti ad eliminarlo in un agguato. Ancora. Una vera e propria esplosione hanno fatto registrare anche le registrazioni delle videochiamate tra i ras detenuti e i loro familiari e che, poi, puntualmente finiscono in rete con tanto di scritte e sottotitoli eloquenti. Una guerra generazionale, insomma, quella che si combatte sul terreno dei social e che vede confrontarsi una vecchia camorra, come quella espressa dagli Abbinante e quella di chi, come i Sibillo preferisce che la propria forza sia celebrata con ogni mezzo possibile. 

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