Torre Annunziata, branco alla sbarra: chiusero gay in una scatola e lo pestarono

Torre Annunziata, branco alla sbarra: chiusero gay in una scatola e lo pestarono
di Dario Sautto
Giovedì 24 Giugno 2021, 07:30 - Ultimo agg. 18:25
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«Mi aggredirono solo perché sono gay. Mi minacciarono, quindi finsi di essermi fatto male in un incidente stradale. Quando persi l'occhio, decisi di denunciare». Il suo racconto è pieno di «non ricordo» e qualche contraddizione, ma Franco (nome di fantasia) ha ribadito le accuse contro due ragazzi che oggi hanno 26 e 27 anni. Due giovani della «Torre Annunziata bene», che avrebbero fatto parte del branco «di almeno dieci persone» che prima si presero gioco del 45enne, poi decisero di deriderlo con i gavettoni, infine lo chiusero in una scatola di cartone e lo pestarono con violenza, fino a colpirlo con un calcio al volto che gli ha fatto perdere definitivamente la vista a un occhio. «Non vidi chi mi diede il calcio, ero chiuso all'interno della scatola. Ma sentii chiaramente la sua voce e lo riconosco».

Franco ieri è stato ascoltato per la prima volta in aula, quattro anni dopo la violenta aggressione omofoba.

Era la notte tra il 31 agosto e il primo settembre 2017, quando il 45enne decise di avvicinarsi all'auto con a bordo tre giovani di Torre Annunziata. Chiese un euro per acquistare una birra, ma i giovani ha raccontato Franco lo invitarono a salire in auto con loro per fare un giro. La serata, però, non era terminata. I giovani si incontrarono con altri amici una decina in totale nei pressi degli scavi di Oplonti, dove cominciò l'inferno di Franco. Prima qualche battuta, poi i primi insulti omofobi, gli spintoni e i gavettoni. «Sei un ricc..., alzati fr..., non cadere» gli avrebbero detto.

Quelli che potevano sembrare scherzi di cattivo gusto e insulti gratuiti, si trasformarono in vera e propria violenza. I ragazzi riuscirono a spingere il 45enne all'interno di una grossa scatola di cartone recuperata tra i rifiuti. Lì Franco divenne il bersaglio di un pestaggio assurdo. Provò a parare i colpi, fino alla frase che il 45enne attribuisce a uno degli imputati, all'epoca dei fatti 23enne: «Spostatevi, adesso tocca a me». Qualche passo e poi il calcio, violento, diretto al volto. «Ho riconosciuto la voce» ha ribadito in aula Franco, che è costituito parte civile con l'avvocato Simonetta Vitiello, nel processo in corso dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Torre Annunziata, Francesco Todisco. Il reato contestato ai due giovani imputati oplontini è di lesioni gravi.

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Una volta uscito dalla scatola, Franco fu raggiunto dall'ennesimo gavettone. «Solo allora sentii dolore all'occhio e cominciai a non vedere. Pensavo di essere stato colpito con l'acido». Uno dei giovani lo accompagnò al pronto soccorso dell'ospedale di Boscotrecase con una raccomandazione: «Devi dire che hai fatto un incidente stradale». E in effetti i due giovani imputati, nel corso delle indagini, hanno confermato la «serata brava» e i gavettoni ma «Franco è scivolato sull'asfalto bagnato e ha battuto la testa contro il manubrio di uno scooter». Tesi respinta dal medico legale, consulente della Procura di Torre Annunziata, che ritiene la ferita compatibile solo con un calcio.

Una volta arrivato in ospedale, i medici decisero di ricoverare Franco immediatamente all'ospedale Vecchio Pellegrini di Napoli. Di lì, nel vano tentativo di salvargli la vista, fu trasferito in una struttura specializzata in Emilia Romagna. Dopo circa due mesi, il 45enne fece ritorno a Torre Annunziata: aveva perso l'occhio e solo a quel punto decise di fare una denuncia precisa, riconoscendo due degli aggressori e uno, in particolare, come l'autore del calcio. «Non l'ho visto, ma riconosco la voce» ha ribadito in aula.

Oggi alle 19,30, al Parco Penniniello di Torre Annunziata si ritroveranno le associazioni e i cittadini per una manifestazione organizzata da Antonello Sannino e dal Pride Vesuvio Rainbow proprio in seguito all'ennesimo episodio di omofobia. Un 34enne ha raccontato di essere stato pestato da un branco di sette persone solo perché gay. La Procura di Torre Annunziata, pur in mancanza della denuncia della vittima, ha aperto un'inchiesta, con le indagini delegate ai carabinieri della compagnia oplontina. L'obiettivo è ricostruire l'esatta dinamica dei fatti e provare ad identificare gli aggressori, anche se il 34enne ha deciso di non denunciare. 

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