Ornella uccisa dal compagno a Napoli, la rabbia del papà: «Le avevo detto che quell'uomo non mi piaceva»

Ornella uccisa dal compagno a Napoli, la rabbia del papà: «Le avevo detto che quell'uomo non mi piaceva»
di Giuliana Covella
Lunedì 15 Marzo 2021, 23:00 - Ultimo agg. 16 Marzo, 19:28
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«Non voglio vendetta, ma giustizia. A chiedermelo è Ornella, per lei e per tutte le altre vittime». Stringe tra le mani il cellulare, dove mostra una chat in cui c’è la foto della figlia da bambina e quella di suo nipote di 3 anni: «Sono due gocce d’acqua. Ora lui è rimasto senza mamma e papà». Giuseppe Pinto, 70enne in pensione, ex lavoratore per la Soprintendenza e oggi responsabile dello sportello immigrati Uil di piazza degli Artisti, non sa darsi pace per la morte della figlia uccisa dal compagno. 

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Anzitutto come sta? 
«Come un padre che ha perso un angelo.

Questo era mia figlia. Ornella mi ha sempre dato soddisfazioni, senza mai chiedere nulla. Era molto simile a me, nell’aiutare il prossimo e sostenere i più deboli. Pensi che voleva scrivere un libro sulla mia vita».

Come mai? 
«Diceva che la mia storia era da raccontare, essendo cresciuto al Borgo Sant’Antonio Abate senza padre, perché ho fatto parte della Protezione civile, carabinieri e sono stato donatore di sangue. Valori ed esempi che ho trasmesso a lei». 

Chi era Ornella? 
«La minore della mie tre figlie. L’11 maggio avrebbe compiuto 40 anni, mentre il suo bambino ne compirà 3 venerdì. Dopo la laurea in Scienze umane al Suor Orsola Benincasa con 110 e lode, due abilitazioni all’insegnamento di cui una per il sostegno e tre master, aveva scelto di insegnare. Soccorreva chiunque avesse un problema, specie i suoi studenti, di cui mi raccontava e mi faceva leggere i messaggi. Poi i sacrifici fatti per studiare: per comprarsi i libri lavorava come commessa pur di non pesare sulla famiglia». 

Come aveva conosciuto il compagno? 
«Tramite amici. Si era incontrati 10 anni fa, poi da 6 anni erano andati a vivere insieme. Prima avevano preso in affitto un appartamento in zona piazza Carlo III. Poi 3 anni fa acquistarono una casa in via Filippo Cavolino. Lei fece un mutuo di 100mila euro e al resto delle spese avrebbe pensato lui».  

Quando sono iniziati i problemi? 
«In realtà solo negli ultimi mesi lei aveva confidato alla madre di volerlo lasciare perché si contrastavano spesso, anche per motivi banali. Ad esempio quando lui comperava qualcosa di costoso al bimbo, lei non era d’accordo. Ma già la prima volta che lo conobbi, in Calabria, dissi a mia figlia che non mi piaceva, perché era l’opposto di lei». 

Non ha mai sospettato nulla? 
«No, però in queste settimane avevo notato alcuni cambiamenti. Era molto dimagrita. Le chiesi se fosse a dieta e mi rispose di non preoccuparmi e che stava bene». 

Come reagì lui alla decisione di lei di lasciarlo? 
«Una delle ultime domeniche a pranzo da noi mi disse “sapete che vostra figlia non mi vuole bene?”. Risposi con tono scherzoso “forse non ti comporti bene, devi riconquistarla, altrimenti la perderai”. Fu mia moglie a dirmi che Ornella aveva chiesto a Pino di andare via perché non ce la faceva più. Lui si rifiutò e iniziò a dormire sul divano 2 mesi fa». 

Poi cosa accadde? 
«La mattina della tragedia lui venne da me in ufficio. Prendemmo un caffè e mi rivelò che lui e Ornella si sarebbero lasciati e da quella sera non avrebbe dormito a casa. Lo rassicurai dicendogli che non sarebbe cambiato nulla e avrebbe potuto continuare a venire da noi. Ma la sua risposta mi raggelò il sangue». 

Quale fu? 
«Disse: “Questo volevo sentire perché la mia famiglia siete voi, non quella che ho a casa”. Poi andò via e la notte tornò da lei accoltellandola nel sonno».  

Chi soccorse Ornella? 
«Mia figlia Stefania col marito. Fu lui a trovare il bimbo nella camera accanto: era nascosto sotto le coperte e terrorizzato». 

Qual era il sogno di sua figlia? 
«Trovare una persona accanto che fosse come lei. Forse quando ha capito che non era così, ha detto basta. Chiedo che sia fatta giustizia. Da padre e da uomo, dico alle donne di aggregarsi e denunciare di fronte ai primi segnali». 

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