«Il 118 non è mai intervenuto, perché ci sono protocolli precisi con le cliniche private che sono ben attrezzate per situazioni di emergenza». Salvatore Criscuolo, responsabile del 118 per l'Asl Napoli 3 Sud, ci tiene a precisare «la totale estraneità alla vicenda, che umanamente ci dispiace molto».
Il riferimento è al caso di Vanessa Cella, la 37enne napoletana morta nella serata di sabato per un malore accusato dopo tre interventi di chirurgia estetica a cui era stata sottoposta presso la clinica Santa Maria la Bruna di Torre del Greco.
Dopo quella pesante anestesia, però, in fase di risveglio la 37enne avrebbe accusato un malore ed è stata subito soccorsa dal personale della clinica, anche se ogni tentativo di rianimazione è risultato vano. Poi, in ambulanza, la donna era stata trasferita d'urgenza al pronto soccorso dell'Ospedale del Mare di Napoli, dove però i medici hanno potuto solo constatarne il decesso, avvenuto con ogni probabilità durante il trasferimento.
Quell'ambulanza, però, non era stata inviata tramite il 118 e a spiegarlo è il direttore Criscuolo: «Il protocollo con le cliniche private non lo prevede, poiché le strutture sanitarie del territorio sono dotate di rianimatori e servizio ambulanze per casi di emergenza. Per esperienza, se la rianimazione non sortisce effetti immediati e non si riesce a stabilizzare il paziente, nella stragrande maggioranza dei casi risulta vano il trasferimento in ospedale».
Sulla vicenda, la Procura di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, sostituto Marianna Ricci) ha aperto un'inchiesta e nelle prossime ore, come da prassi, iscriverà nel registro degli indagati i nomi di alcuni medici che hanno avuto in cura Vanessa Cella. Un atto dovuto, per far proseguire l'inchiesta e permettere agli stessi medici di poter organizzare una difesa tecnica, in vista dell'autopsia sulla salma della 37enne, che potrebbe essere fissata già in giornata.