Covid a Napoli, è caccia alla variante indiana: «Attenzione a chi arriva dall'Oriente»

Covid a Napoli, è caccia alla variante indiana: «Attenzione a chi arriva dall'Oriente»
di Ettore Mautone
Lunedì 26 Aprile 2021, 10:00 - Ultimo agg. 27 Aprile, 08:01
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Sars-Cov-2, è caccia alle varianti a Napoli: si intensificano i controlli in porti e aeroporti per intercettare la versione indiana ma a Capodichino si fanno solo tamponi antigenici mentre sarebbero più utili quelli molecolari su cui avviare la sorveglianza. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato ieri una nuova ordinanza che vieta l'ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni è stato in India: chi sia già sbarcato all'Aeroporto di Napoli o giunto con mezzi propri da altri scali, è dunque tenuto a segnalarlo alla Asl. I sequenziamenti del genoma virale per comprendere a quale capo appartengono sono effettuati a campione e in maniera mirata dai ricercatori dell'Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, del Tigem e dal Cotugno. La versione indiana del virus è molto temuta in quanto nel paese di origine ha procurato 3 milioni di contagi in tre giorni, mandato in tilt il sistema sanitario e sta provocando una media di oltre 2 mila morti ogni 24 ore. Un virus già identificato negli Usa, in Europa in Svizzera e in un caso anche in Italia a Firenze. Provvidenzialmente, finora, nessun ceppo di quel tipo risulta essere presente a Napoli anche se c'è stato un falso allarme che ha messo in fibrillazione l'Istituto superiore di sanità.

La piattaforma Gisaid, la banca internazionale delle sequenze delle varianti del virus individuate nei vari paesi e regioni - ha pubblicato di recente le sequenze di due presunte varianti indiane, schedati con la targa B.1.617. In realtà la qualità della decodifica era parziale e non di buona qualità e soprattutto, come ha poi evidenziato l'Istituto superiore di sanità, non c'erano le due mutazioni chiave che rappresentano le impronte digitali di quel ceppo. Un sospiro di sollievo per tutti. La caccia comunque continua anche nella comunità di residenti indiani a Napoli, gruppi molto chiusi e difficilmente approcciabili dal punto di vista sanitario. Alcuni risiedono in città ma sono impiegati a Caserta e Castelvolturno nelle aziende bufaline. «Mutante è proprio la parola giusta per definire questo Coronavirus - avverte Luigi Atripaldi, primario del Laboratorio dell'azienda dei Colli-Monaldi-Cotugno - in grado di ricombinare a piacimento le 30 mila basi azotate da cui è composto fino a trovare quella più adatta a infettare l'ospite. In questo momento - aggiunge - la variante inglese ha quasi monopolizzato le attuali infezioni emergendo in circa il 92 per cento dei tamponi positivi. Si è però fatta avanti la versione brasiliana del virus, passata da poche copie a circa il 4-5 per cento dei casi testati. Il resto sono versioni della nigeriana e sud africana». La regia della sorveglianza è dell'Istituto superiore di sanità: a Napoli e alla Campania spetterebbe trasmettere 384 sequenze ma il gruppo dei laboratori napoletani va ben oltre oscillando tra gli 800 e i 1200 con un lavoro mirato. «I sequenziamenti - aggiunge Rino Cerino, veterinario dell'Istituto Zooprofilattico - andrebbero concentrati nei luoghi sensibili, ossia tra i cittadini che vengono da fuori regione e dall'estero.

Con questa logica portiamo avanti la sorveglianza sanitaria sulle varianti».

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Emerge intanto uno scudo genetico che in alcune persone protegge dall'infezione e crea resistenza al virus. Persone che anche in caso di contatto stretto con infetti risultano indenni, negativi al tampone ma poi, a distanza di tempo, positivi agli anticorpi. Dopo un lavoro durato un anno sono stati identificati quattro geni del Dna umano che si associano a questo particolare scudo immunitario che pare inibire sul nascere la replicazione del virus e che protegge dall'infezione nonostante ripetute esposizioni. Da domani al Cotugno si inizieranno esperimenti per capire meglio le basi biologiche di questa protezione. 

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