Sigilli al sistema che garantiva legalità e sicurezza anti-Covid per l'accesso al Gran Cono. Suona come un paradosso il sequestro, avvenuto ieri ad opera della polizia municipale di Ercolano agli ordini del comandante Francesco Zenti, della struttura realizzata a quota mille dall'Ente Parco nazionale del Vesuvio lo scorso giugno, al momento della riapertura post lockdown. Una serie di opere realizzate ex novo, come i tornelli per contingentare l'accesso al cratere ed evitare assembramenti e un gazebo in legno per il personale, che avevano blindato l'ingresso scatenando non poche polemiche. Ma, da sempre, il presidente dell'Ente Parco Agostino Casillo ha difeso con forza il progetto indicandolo quale presidio di legalità e ordine in un'area troppe volte alla mercé di abusivi e furbetti. L'illecito, da quanto riferito dalle forze dell'ordine, è di natura amministrativa e riguarda la mancata produzione da parte degli uffici dell'Ente della Scia, cioè la segnalazione certificata dell'inizio di attività dei lavori per realizzare le opere. In sostanza, gli uffici hanno prodotto solo una comunicazione al Comune, all'autorità di bacino e alla Soprintendenza, ma non la documentazione ufficiale che apre l'iter per l'autorizzazione a costruire.
Di certo non si tratta di un grande abuso in cima al Vesuvio, anche perché non c'è cementificazione ma si tratta di strutture in legno, mobili e temporanee. Tuttavia, il piazzale a quota mille è un'area a protezione totale, con molti vincoli, e non sono ammesse distrazioni o leggerezze. La notizia è subito rimbalzata tra gli addetti ai lavori, guide vulcanologiche, turistiche ed altri operatori del settore turistico che quest'anno sono stati particolarmente danneggiati dall'emergenza da coronavirus. Il cratere, infatti, è rimasto chiuso fino a giugno lasciando senza reddito centinaia di operatori. Poi la riapertura, con le nuove regole, l'ingresso blindato e l'acquisto di ticket solo online con l'abolizione della biglietteria fisica che ha scatenato molte proteste. Quindi ad ottobre di nuovo lo stop alle visite quando il governo ha decretato la zona rossa in Campania. Il Vesuvio potrebbe riaprire se la regione da zona arancione passa a gialla, ma la preoccupazione dei lavoratori è che il sequestro possa compromettere la riapertura e quindi il lavoro.
«Ci sorprende non poco quello che è accaduto - commenta Paolo Cappelli, presidente delle Guide vulcanologiche del presidio permanente vulcano Vesuvio - mi risulta strano che il Parco, da sempre paladino della legalità, abbia fatto qualche errore.