Crollo via Orsi a Napoli, l'ira degli sfollati: «A un mese dal cedimento 36 famiglie senza la casa»

La maggior parte dei nuclei familiari in attesa di rientro ha scelto sistemazioni autonome

Ci sono 36 famiglie sfollate per il cedimento del civico 18 di via Orsi
Ci sono 36 famiglie sfollate per il cedimento del civico 18 di via Orsi
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 9 Novembre 2022, 11:03
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Il tempo passa, ma il rientro non si avvicina. Era la sera dell'11 ottobre quando via Orsi fu invasa dalla paura. Trentasei famiglie sfollate, per il cedimento del civico 18. La chiusura della strada - un'arteria importante di collegamento tra Vomero, Arenella e Tangenziale - era arrivata pochi giorni dopo, il 14, in funzione della necessità di portare avanti lavori di consolidamento sullo stabile che aveva subito un collasso di due pilastri al quinto piano, e di conseguenza quello dei solai nei piani superiori. Si era rischiato «l'effetto Torri Gemelle», secondo il parere del tecnico intervenuto sul posto in prima battuta. Una «strage sfiorata». Via Orsi, in ogni caso, fu riaperta in pochi giorni. Ma passato quasi un mese i residenti denunciano lo stallo sui tempi del rientro: «Brancoliamo ancora nel buio», è il coro. 

La maggior parte dei circa quaranta nuclei familiari in attesa di rientro ha scelto sistemazioni autonome. Passato quasi un mese, però, la situazione per alcuni cittadini inizia a farsi economicamente e psicologicamente pesante. E la rabbia cresce: «Non è morto nessuno perché fortunatamente abbiamo evitato i crolli chiamando tempestivamente i Vigili del Fuoco - dice Gianluigi Ferone, notaio e figlio di un'anziana inquilina di via Orsi - Sono stato proprio, in prima persona, ad avvisarli. Se continua questo stato di cose, vista l'inerzia da parte di tutti gli attori coinvolti nella situazione, ci saranno morti per altri motivi. Ci sono infatti ben 40 famiglie fuori casa, alcune delle quali comprendono soggetti affetti da tumori e da handicap vari che al momento non si possono curare. Tra loro, anche un mio congiunto affetto da handicap, che ha dovuto rinunciare alle cure. Brancoliamo nel buio più totale». «Non riusciamo ancora a quantificare i tempi del rientro - aggiunge un'altra residente, Irene Rossetti Biondi - Le analisi sui motivi del cedimento non sono ancora state completate». In sostanza, bisogna ancora aspettare: «Il 20 novembre, ci hanno detto, avremo una risposta definitiva sui tempi del rientro - spiega Salvatore De Simone, residente al settimo piano del civico 18 - Si attende l'esito della relazione che il giudice riceverà dall'ingegnere incaricato dal condominio.

Dopo i carotaggi già eseguiti, si sa che i lavori andranno sicuramente fatti. Ma non si sa se noi residenti potremo restare all'interno degli appartamenti durante le operazioni. Sto pagando un b&b in via Orsi, a pochi metri da casa mia. Finora ho speso 35 euro al giorno». 

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Il destino dei residenti di via Orsi è ancora in bilico. Ed è proprio dalle analisi «non ancora completate» sullo stato del cemento dell'edificio una palazzina del dopoguerra in cemento armato, non dissimile da migliaia di palazzi in città - che dipendono i tempi del rientro. Erano state svolte a metà ottobre, in seguito alle puntellature e alla messa in sicurezza dell'edificio operazioni che avevano consentito almeno la riapertura di via Orsi. L'amministratore del civico 18 non rilascia alcuna dichiarazione, e intanto lunedì 24 ottobre c'è stato un sopralluogo tecnico anche al 36 (lo stabile adiacente a quello sgomberato), che per fortuna non ha condotto a nuove operazioni di sfollamento. E il Comune? Palazzo San Giacomo si è occupato attivamente della fase di riapertura di via Orsi, ma in Municipio non risultano ancora i documenti necessari all'ok per il rientro: «Aspettiamo un certificato di eliminato pericolo per dare l'ok al rientro - specifica l'assessore alla Mobilità e alla Infrastrutture Edoardo Cosenza - in funzione anche della magistratura e dei lavori che spettano ai privati». La vicenda di via Orsi, oltretutto, ha acceso i riflettori sulla situazione degli edifici napoletani, molti dei quali presentano caratteristiche analoghe al palazzo sgomberato: «Tramite l'Ordine degli Ingegneri prosegue Cosenza avvieremo una sensibilizzazione per portare avanti controlli sugli edifici dell'immediato dopoguerra. Si tratta di costruzioni che risultano essere tra le prime in cemento armato, e sono molto delicate. Vanno monitorati con particolare attenzione». 

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