Picchiato dal branco per una ragazza: «Solo contro cinque»

Picchiato dal branco per una ragazza: «Solo contro cinque»
di Leandro Del Gaudio
Martedì 14 Agosto 2018, 23:17 - Ultimo agg. 16 Agosto, 10:45
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Aggredito alle spalle, trascinato a terra, picchiato da almeno cinque persone. Cinque vigliacchi, che non hanno esitato ad accanirsi contro un ragazzo inerme di appena 21 anni. È accaduto alle quattro di ieri mattina, in via Marino a Fuorigrotta, nei pressi di una paninoteca. Vittima del pestaggio, un ragazzo nato in Brasile e da due anni residente a Torre del Greco: si chiama Julio Cesar Costa Junior Caravalho, un atleta professionista, specializzato in boxe tailandese e nella disciplina chiamata Mma, meglio conosciuta come «arti miste». Discipline che lo hanno aiutato ad attutire i colpi, a proteggersi le parti intime in modo rapido e a guadagnare una via di fuga appena la morsa della violenza si è allentata. Nessuno lo ha soccorso, nessuno ha provato ad aiutarlo a sfuggire alla violenza del branco. Immobile anche il vigilante del pub. Da ieri mattina, Julio è ricoverato nell’ospedale San Paolo, in attesa di esami clinici per verificare la profondità delle ferite subite: ha due fratture agli zigomi, una frattura scomposta al naso, motivo per il quale dovrà essere operato, ma ha anche problemi al collo, alle gambe e alle braccia, dove riporta vistose bende bianche. 

Ma cosa ha spinto l’ennesimo gruppo di nullafacenti ad accanirsi contro un ragazzo indifeso? Un probabile equivoco, un malinteso provocato dalla gelosia: una ragazza del gruppo aveva infatti adocchiato il 21enne e gli aveva rivolto la parola, suscitando così la gelosia del sedicente fidanzato. 
Con un filo di voce, al Mattino, Julio Cesar offre una testimonianza all’insegna di un misto di rabbia e di impotenza. Prova a fare chiarezza: «Erano le quattro del mattino, ero assieme a un amico, mi aveva accompagnato a prendere un panino, sono entrato nella paninoteca, ho incrociato dei ragazzi. Uno di loro mi ha chiamato, si è rivolto a me in napoletano, ho capito solo che stava parlando di una ragazza o “della ragazza”. Ho sorriso, mi sono limitato a dire “ok ok, ho capito, è la tua ragazza”, quando mi hanno colpito con un pugno all’altezza del collo, a destra, prendendomi di spalle. Poi, calci e pugni al viso e al corpo, mentre da terra provavo a chiedere aiuto». Insomma, non un litigio nato per motivi «sportivi», magari legato alle partite di calcio che si disputano sotto gli spalti del San Paolo. Un’aggressione immotivata, brutale. Ma chi è Julio Cesar? «Sono uno sportivo, un atleta. Sono un professionista nelle arti miste, lavoro per due squadre tra Ercolano e Torre del Greco, mi stavo allenando per disputare delle gare a settembre e ottobre. Qualche lavoro saltuario e tanto sport agonistico, spero di poter portare a termine il mio programma di allenamento, spero che i medici mi diano qualche notizia di incoraggiamento. Ora sono pieno di dolori, non riesco a muovere il collo, gambe e braccia mi fanno male». Indagini affidate al commissariato di Fuorigrotta, si scava nelle immagini di alcune telecamere nella zona di via Marino e all’esterno del San Paolo. La zona - si sa - è da sempre videocontrollata, lasciando ben sperare per un esito positivo delle indagini. Si punta anche a rintracciare il vigilante della paninoteca, nel tentativo di raccogliere informazioni utili a stanare il branco di balordi.

Spiega Julio Cesar: «Al posto mio poteva esserci chiunque, non è giusto finire in ospedale senza un motivo, spero che la polizia faccia di tutto per arrestarli. Sono pronto a riconoscerli e a denunciarli uno per uno». 
Dello stesso avviso, la mamma del ragazzo. Si chiama Elaine Da Siva Goulart, si è affidata al penalista napoletano Marco Campora ed è determinata ad andare fino in fondo: «Mio figlio sta soffrendo senza un motivo, chiedo alle forze dell’ordine di indagare senza sosta, mio figlio non ha provocato nessuno e poteva essere ucciso». E ancora: «In questa zona ci sono locali con vigilantes? Perché nessuno è intervenuto a salvare un ragazzo indifeso? Siamo all’esterno dello stadio? Vuol dire che la zona è videocontrollata, questa vicenda non può rimanere al palo, devono essere individuati e processati quei mostri che hanno aggredito mio figlio».
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