Vittorio Carità ucciso da una partita di eroina killer: è caccia al pusher dell'ultimo dandy di Napoli

Vittorio Carità ucciso da una partita di eroina killer: è caccia al pusher dell'ultimo dandy di Napoli
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 5 Agosto 2021, 10:00
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Non è l'unico caso di overdose e non è chiaro chi gli abbia fornito la droga. Poi c'è la qualità della sostanza, il taglio, che in certi casi porta la firma del pusher, se non addirittura di un intero contesto criminale. Com'era composto quel cocktail di droga? Era solo eroina e basta? E come è arrivata nella sua abitazione? La dose gli è stata venduta così, è stato miscelata in un secondo momento, in circostanze ancora da chiarire? Sono queste le domande che hanno spinto la Procura di Napoli ad aprire un fascicolo sulla morte di Vittorio Carità, l'ultimo dandy napoletano, trovato cadavere nella propria abitazione ai Quartieri Spagnoli, appena una settimana fa. Alcuni nodi o semplici coincidenze hanno spinto gli inquirenti a non archiviare il caso, a non chiudere la questione come un episodio di overdose. Si parte da una circostanza: quello di Carità non sarebbe l'unico caso di overdose registrato a Napoli negli ultimi tempi, specie in un contesto cittadino altoborghese. Quello dell'esponente di una nota famiglia di gioiellieri non è l'unico dramma del buco riscontrato negli ultimi mesi, sembra di capire al di là dello strettissimo riserbo investigativo che copre questo tipo di vicende investigative. Ce n'è abbastanza per spingere la Procura a indagare, partendo da una ipotesi che basta da sola a svelare la traiettoria delle indagini: morte come conseguenza di altro reato. Chiaro il ragionamento: è aperta la caccia al pusher, all'uomo che ha fornito la roba (eroina) per l'ultimo maledetto trip di Vittorio Carità. 

 

Accanto al suo corpo, nella sua nuova dimora tra i vicoli di Montecalvario, è stata trovata una siringa e del sangue. Potrebbe essere stato stroncato da infarto provocato dall'eccesso del miscuglio andato in circolo e potrebbe essere caduto, battendo la testa e perdendo del sangue. Ma al di là di questi particolari, si scava sulla trama di contatti che hanno consentito a Carità di acquistare la droga killer. Telefonino cellulare, agenda, messaggistica istantanea, canali social. Una vicenda su cui è al lavoro il pm Pasquot, magistrato in forza al pool criminalità predatoria, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Ferrigno. Al lavoro gli uomini della Squadra Mobile del primo dirigente Alfredo Fabbrocini, un intero mondo - quello della tossicodipendenza e dello smercio di stupefacenti al minuto, viene passato al setaccio. Non emergono al momento casi analoghi in città, non ci sono circostanze che possono far ipotizzare l'esistenza di droga tagliata male a Napoli. Stessa indagine condotta a Roma (al momento con un pusher finito agli arresti), dopo la morte dell'attore Libero De Rienzo, stroncato dagli effetti di un miscuglio di droga portata a domicilio.

E anche nel caso napoletano, non mancano assonanze. Da tempo ormai i pusher agiscono a domicilio e a chiamata, attraverso una rete di schede telefoniche dedicate. Schede intestate a extracomunitari che spariscono dopo pochi giorni di lavoro. Possibile che anche in questo caso, il fornitore di droga abbia provato a cancellare ogni traccia dei suoi contatti con Vittorio Carità, gettando la scheda usata e provando a dileguarsi. Quanto basta a spingere gli inquirenti a verificare, attraverso i sert e i presidi ospedalieri, l'esistenza di riscontri utili a portare avanti una indagine su quanto avvenuto pochi giorni fa in quell'abitazione ai Quartieri Spagnoli. 

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