Voto di scambio, il Riesame: «Legittime quelle telecamere»

Voto di scambio, il Riesame: «Legittime quelle telecamere»
di Dario Sautto
Martedì 23 Luglio 2019, 08:28
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Gli investigatori potevano mettere telecamere all'esterno delle abitazioni di Stefano Abilitato e Simone Magliacano. I due politici di Torre del Greco, travolti dallo scandalo del voto di scambio alle elezioni dello scorso anno, restano in carcere. A deciderlo sono i giudici del tribunale del Riesame di Napoli ottava sezione penale, collegio A, presidente Oriente Capozzi che hanno respinto i due appelli presentati dai difensori dei principali indagati dell'inchiesta sulla presunta compravendita di voti in cambio di posti di lavoro alla nettezza urbana, promesse di stabilizzazione a tempo indeterminato e pacchi alimentari.

 

A fine maggio scorso, infatti, il consigliere dimissionario Abilitato e il suo «sponsor» politico Magliacano erano finiti in carcere, su ordine del gip del tribunale di Torre Annunziata, su richiesta del procuratore Pierpaolo Filippelli e del sostituto procuratore Giuseppe Borriello, che coordinano le indagini sul voto di scambio condotte dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco (capitano Emanuele Corda).
LA RICERCA
Erano da poco più di un mese agli arresti domiciliari, quando gli investigatori hanno deciso di verificare se i due principali indagati stessero effettivamente violando le prescrizioni imposte da quel regime. Una telecamera all'esterno del vialetto di casa Abilitato e un'altra sul pianerottolo dell'edificio dove vive Magliacano hanno rivelato più violazioni. In pochi giorni di sorveglianza, Abilitato eletto in sostegno del sindaco ora dimissionario Giovanni Palomba con 927 voti è stato ripreso mentre parlava con almeno cinque persone diverse dai suoi familiari e mentre passeggiava lungo il viale parlando al cellulare. «Era al telefono con i suoi legali» sostengono i difensori di Abilitato, che comunque si era trattenuto a parlare con un infermiere, un corriere e alcuni vicini, senza alcun permesso, anche se per motivi fortuiti. Magliacano, invece, è stato protagonista di un episodio «a dir poco inquietante» scrivono i giudici. A poche ore dall'installazione della microcamera, Magliacano «dirige le operazioni per trovare e rimuovere il dispositivo». Nel video, si vedono il padre e la moglie parlare con il commercialista di Torre del Greco, che aveva avuto una «soffiata» sulla presenza della telecamera, anche se non sapeva di preciso dove. Finché il padre, su uno scaletto, la ritrova in alto, vicino ad una grata. Tutta la scena viene registrata e determina anche la violazione dei domiciliari: Magliacano, infatti, parla con il padre, che non è suo convivente. Dunque, per i due indagati «l'unica misura è quella degli arresti in carcere» a causa della loro «indole trasgressiva e insofferente».
GLI SVILUPPI
Intanto, è arrivato il decreto di giudizio immediato per i primi quattro indagati dell'inchiesta. Si tratta dei netturbini Giuseppe Mercedulo, Gerardo Ramondo, Andreina Vivace e Francesco Sallustio. Tutti avrebbero beneficiato del progetto Garanzia Giovani, «pilotato» da Abilitato e Magliacano tramite l'agenzia DaDif Consulting, che per l'accusa hanno veicolato le loro assunzioni (per 6 mesi a 500 euro al mese, con promessa di stabilizzazione) per ottenere consenso elettorale. Sono ancora aperte le indagini, invece, per tutti gli altri indagati, a partire dai collaboratori Giovanni Massella e suo figlio Ciro, anche lui assunto come spazzino, e ancora l'altro consigliere comunale Ciro Piccirillo (il poliziotto accusato di favoreggiamento), Domenico Pesce (che avrebbe distribuito pacchi alimentari Unicef non commerciabili), Salvatore Loffredo, Giuseppe Sdegno, Vincenzo Izzo e Gennaro Savastano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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