Whirlpool Napoli, vite sospese: «Ora vogliamo ripartire»

Whirlpool Napoli, vite sospese: «Ora vogliamo ripartire»
di Valerio Iuliano
Venerdì 4 Febbraio 2022, 08:02
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La rinascita con il piano di reindustrializzazione del governo dopo l’amara conclusione della vertenza Whirlpool. È questo l’auspicio dei 317 operai dell’ex fabbrica di lavatrici di via Argine, che non nascondono tuttavia la loro sfiducia nei confronti delle istituzioni per le vicende che li hanno portati al licenziamento collettivo nello scorso novembre. Il verdetto definitivo - o almeno un primo chiarimento - arriverà al tavolo del governo fissato per l’8 febbraio al Mise. “L’aggiornamento sul consorzio” è l’oggetto della convocazione. All’incontro parteciperanno il Ministero del Lavoro, Invitalia, i sindacati, la Regione Campania e il Comune di Napoli. 

«In quella occasione - sottolinea Vincenzo Accurso, delegato Uil - sapremo se ci sono le condizioni perché il consorzio rilevi il sito di Via Argine e chi sono gli investitori. E, nello stesso tempo, sapremo come saranno organizzati i corsi di formazione. Finora, non ce lo hanno spiegato ancora perché non si conosceva il piano industriale». Quello dei corsi di formazione sarà un passaggio fondamentale, dal momento che il progetto di riconversione punta su un nuovo ambito produttivo. Non più le lavatrici di alta gamma, ma un hub della mobilità sostenibile. «La reindustrializzazione - riprende Accurso - spesso non funziona. I precedenti non sono a nostro favore, ma il progetto è sicuramente valido, perché le nuove forme di energia pulita rappresentano una garanzia. La transizione ecologica è il futuro del nostro Paese». Al di là della bontà del piano di riconversione, per gli operai pesano come un macigno le esperienze degli ultimi anni.

La vicenda Whirlpool ha lasciato il segno sui lavoratori, che attualmente si trovano in Naspi. «In tutti questi anni - sottolinea Accurso - è mancata la concretezza e per questo non siamo fiduciosi. Tocca al governo farci cambiare idea. In ogni caso, la nostra battaglia continua. Abbiamo deciso di andare fino in fondo tutti insieme. Stiamo facendo una lotta per il lavoro. Anche oggi saremo nella sala del Cral in fabbrica, a manifestare». 


La sfiducia nella politica caratterizza anche gli altri. «Vogliamo tornare al lavoro, prima possibile», spiega Maria Rosaria Castravelli. «La Naspi - spiega l’operaia - dura 24 mesi e tutto questo processo di riconversione deve accelerare. Soprattutto devono sbrigarsi a partire con i corsi di formazione, che ci serviranno a formarci per una nuova missione produttiva, dopo 20 anni in cui abbiamo lavorato nella fabbrica di lavatrici. La politica non ci ha tutelato ed ora deve rifarsi di quella sconfitta portandoci nel consorzio, che deve dare nuovo lustro produttivo alla città. Non credo più nelle istituzioni. Nel corso della vertenza, sono diventata delegata sindacale e ho potuto toccare con mano l’impotenza di chi avrebbe dovuto garantire la tutela del nostro lavoro. Whirlpool aveva una responsabilità sociale verso il nostro territorio e la politica doveva ricordarglielo». 

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Durante la vertenza con la multinazionale, alcuni lavoratori hanno abbandonato, ma ancora oggi conservano il ricordo della vita in fabbrica. E il caso di Antonio Donnarumma, operaio a via Argine dal 2001 al 2020. «Mi sono allontanato a novembre di due anni fa - spiega - perché ho trovato un posto di lavoro presso un’azienda di Caivano, che produce prodotti dolciari da forno surgelati. Ho trovato le stesse condizioni che avevo nell’azienda precedente. Mio padre mi invitò a considerare che stava passando un treno e ho deciso di salire su quel treno. Non è stata una scelta facile per me, dopo 20 anni di lavoro nello stabilimento di via Argine. Quando me ne sono andato, stavo talmente male che mia moglie mi invitò a ripensarci. Sembrava che fosse morto qualcuno. Sulla reindustrializzazione nutro dei dubbi. Ma questo non vuol dire che non ci speri, anzi. Mi auguro con tutto il cuore che vada in porto». 

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