Zeudi Di Palma, la Miss Italia napoletana: «Da Scampia a reginetta, non siamo solo Gomorra»

Zeudi Di Palma, la Miss Italia napoletana: «Da Scampia a reginetta, non siamo solo Gomorra»
di Maria Chiara Aulisio
Lunedì 14 Febbraio 2022, 23:00 - Ultimo agg. 15 Febbraio, 17:58
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Si chiama così perché suo padre era fan dell’attrice africana Zeudi Araya eletta Miss Eritrea nel ‘69. Un nome - e un titolo - che devono averle portato fortuna: l’altra sera, Zeudi Di Palma, 20 anni, occhi scuri e capelli castani, nata e cresciuta a Scampia, ha sbaragliato diciannove concorrenti diventando Miss Italia 2021 nella finale trasmessa in diretta streaming sulla piattaforma web “Helbiz”. Eccola qui la più bella del Paese, dolce e gentile, emozionata e con un mare di progetti da realizzare. 

Il primo.
«La laurea. Studio Sociologia e vorrei proprio finire in tempo».

Ma ora sei una “Miss”.
«È chiaro che la mia tabella di marcia subirà qualche modifica, e però non perdo di vista l’obiettivo».

La laurea.
«Ho iniziato un percorso alla Federico II e intendo concluderlo».

A Scampia intanto ti aspettano. Stanno organizzando un’accoglienza in grande stile.
«È il mio quartiere: non vedo l’ora di tornarci».

Tua madre Maria Rosaria è consigliere dell’Ottava Municipalità. Vale a dire: impegno sul territorio.
«La mia famiglia è da anni che si spende per cercare di restituire decoro e dignità a un quartiere che non è solo “Gomorra”».

A proposito di “Gomorra”: è vero che non hai mai visto la serie?
«Verissimo.

Mi è capitato di imbattermi in qualche scena di sfuggita, forse un trailer, ma volutamente non l’ho seguita».

Perché?
«Scampia non è quella. O meglio: è una realtà degradata, non dico il contrario, ma è anche piena di gente onesta, giovani talentuosi che vogliono emergere e hanno il diritto di farcela. Nella serie tutto questo non c’è».

Il riscatto, insomma.
«È chiaro che fino a quando Scampia sarà sinonimo di “Gomorra” e nulla più, la Miss Italia che arriva da lì rappresenterà sempre una sorpresa e invece non dovrebbe esserci niente di strano. Proviamo ogni tanto a dare spazio anche a un racconto positivo. Vi assicuro che farebbe bene a tutti». 

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Torniamo all’impegno per il rione.
«Noi ci crediamo davvero. Mia madre ha fondato “La lampada di Scampia”, un’associazione che aiuta i ragazzi del quartiere a scoprire - e a esprimere - le proprie passioni. Oggi sono io il presidente e la ringrazio per avermi dato fiducia».

Il sindaco Manfredi - via Twitter - ti ha invitata a Palazzo San Giacomo per farti i complimenti.
«Ci andrò certamente. Sono felice di conoscerlo e fiera di portare la bandiera di Napoli ovunque andrò».

A proposito, dove andrai?
«Non lo so ancora. I programmi sono tanti e anche gli impegni già presi. Per adesso mi godo questa straordinaria vittoria».

Un passo indietro. Come è nata l’idea di partecipare a Miss Italia.
«In realtà ho sempre amato il mondo della moda. Ero una bambina e mi divertivo giocando a fare la modella. Ho sfilato per la prima volta a 12 anni, proprio a Scampia. Una kermesse intitolata “Le Vele e la moda”, ricordo che fu tutto molto divertente».

Poi però sei andata avanti.
«Ho cominciato presto a lavorare. Per un periodo pure al teatro San Carlo, accoglievo e accompagnavo gli ospiti, e poi - quando e se capitava - sfilavo per qualche concorso di bellezza».

Studio e lavoro, insomma.
«Lo facevo anche per non gravare troppo sulla mia famiglia: tre fratelli e genitori separati da quando avevo solo due anni. Siamo cresciuti senza padre, non è stato facile ma ce l’abbiamo fatta e - va detto - grazie alla determinazione, alla forza e ai sacrifici di mia madre che non si è mai arresa davanti alle difficoltà». 

Questa vittoria infatti l’hai dedicata a lei.
«Se la merita. Quello che sono glielo devo. Mamma ha sempre creduto in me e mi ha seguita - e incoraggiata - in ogni cosa che ho scelto di fare». 

Torniamo al concorso. Non è mancato un po’ di pathos finale. 
«Vero. Ero tra le tre finaliste, per un errore tecnico sembrava fossi stata eliminata. Sulla busta con il nome della prima esclusa c’era il mio». 

Zeudi Di Palma.
«Un errore. Immediata la correzione da parte della giuria, con il nome giusto, quello della Tonacci. E a questo punto la sorpresa, e la gioia, sono state ancora più grandi».

Domanda d’obbligo: progetti per il futuro? Laurea a parte.
«Mi piacerebbe coltivare il mio talento artistico. Amo disegnare, so suonare il clarinetto, le percussioni e pure il pianoforte. Recitare non mi dispiacerebbe affatto, anche quella è una straordinaria forma d’arte. E, insieme, vorrei continuare a lavorare per gli altri».

Gli altri chi?
«I ragazzi del mio quartiere, quelli che vivono dove batte - e continuerà a battere - il mio cuore».

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