Antonio Casagrande, folla di attori ai funerali a Napoli: «Come se fosse scomparso il Vesuvio»

Antonio Casagrande, folla di attori ai funerali a Napoli: «Come se fosse scomparso il Vesuvio»
di Giovanni Chianelli
Venerdì 29 Luglio 2022, 23:07 - Ultimo agg. 31 Luglio, 10:00
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La prima ad arrivare è Isa Danieli: «Tu lo sai l’amore che papà aveva per te» le dice Maurizio Casagrande, stringendola a lungo. «Io lo amavo ancora di più» è la risposta. Per i funerali del padre Antonio, ieri mattina, l’attore confidava in un’ondata di affetto della città: e Napoli ha risposto, con quasi mille persone venute alla parrocchia vomerese di San Giovanni dei Fiorentini a salutare il grande interprete, cresciuto accanto a Eduardo e consacrato da teatro, tv e cinema in oltre sessant’anni di carriera. Gli attori arrivano a grappoli, come Angela Pagano: «Un compagno d’arte unico, generosissimo in scena e nella vita. Approdammo alla corte di Eduardo insieme, siamo sempre stati legati». 

Si notano le insegne della città: Casagrande, scomparso tre giorni fa, riceve il picchetto d’onore municipale, con l’assessore al Turismo del Comune Teresa Armato a rappresentare l’amministrazione: «È stato un magnifico esponente della città, l’omaggio era dovuto», mentre il direttore dell’Accademia di belle arti Renato Lori ricorda i trascorsi: «Nel 1988 lavorammo a “Opera da tre soldi”, lui da protagonista, io da scenografo.

Se ne va un amico, soprattutto». È il turno di Vincenzo Salemme, molto commosso: «Lo conoscevo da sempre e divenni suo amico tramite Maurizio. Lo ammiravo tanto dal provare a rubarglielo: in “Amore a prima vista” fece il ruolo di mio padre».

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Poi si notano Nando Paone, Francesco Paolantoni, Marisa Laurito, Mario Porfito, Tullio Del Matto e Leonardo Ippolito, Mario Maglione e Gino Monteleone. Antonella Morea ha recitato al suo fianco in tante occasioni, tra cui l’ultima: «A Natale uscirà in Rai “Questi fantasmi” diretto da Eduardo De Angelis in cui lavoriamo insieme. Ricordo la sua fantastica interpretazione brechtiana nei lavori vivianei, un attore come ce ne sono pochi». Le fa eco Nello Mascia: «Dal cielo aveva ricevuto varie doti, l’incredibile simpatia, la recitazione naturale e una voce unica: pochi ricordano che era diplomato al conservatorio in canto lirico». Giacomo Rizzo racconta di una prima volta insieme nel 1965: «Un lavoro diretto da Luigi Vannucchi, recentemente l’ho coinvolto in un omaggio a Carlo Giuffrè. Era schivo e questa caratteristica gli ha impedito di raccogliere quanto meritava». Per Fabio Balsamo «se ne va un altro pezzo della grande tradizione teatrale napoletana, difficilmente si ripeterà perché sono cambiate le condizioni storiche».

 

In chiesa Maurizio prende per primo la parola: «Ovunque arrivava c’era per lui un posto d’onore, se lo era guadagnato dando parole d’amore a tutti» dice l’attore. «Mercoledì ho avuto un momento di angoscia, non solo per la perdita tremenda: ho avuto paura che nessuno lo ricordasse. Perché era un uomo riservato, a parte con i pochi con cui si sentiva sempre, e metto al primo posto Isa Danieli». Fortunatamente, continua, «la paura è svanita dopo poco, lo testimoniano le centinaia di telefonate ricevute e la vostra presenza qui». Segue un lunghissimo applauso, non sarà l’unico. «È come se fosse scomparso il Vesuvio!». Prima della fine della funzione parla Marianna Liguoro, la giovane allieva e amica del cuore di Casagrande senior: «Era il mio maestro. Poco prima di morire mi ha chiesto di dire al suo funerale questo, che vuole un gran bene ai suoi figli». Lacrime, abbracci, la commozione è fortissima. Riesce quasi a stemperarla l’intervento di Salemme: «Gli volevo bene, e vi dico perché: da bambino lo vedevo recitare con Eduardo, bellissimo, sembrava un attore americano. Portava con grazia la bellezza perché la sua era bellezza d’animo» dice il regista. «Ha conservato fino alla fine l’entusiasmo di un bambino. Gli chiedo perdono se non abbiamo potuto essergli più vicini». La chiusura è affidata a Maurizio: «Ora che vi ho visto posso andarmene a soffrire, ma a soffrire benissimo. Grazie di esserci stati».

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