Asterix, la «Corsa d'Italia» termina sotto il Vesuvio

Asterix, la «Corsa d'Italia» termina sotto il Vesuvio
di Gianluca Agata
Venerdì 27 Ottobre 2017, 10:23
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E dopo 36 albi, 370 milioni di copie vendute nel mondo e 111 lingue e dialetti nelle quali le loro avventure sono state tradotte, Asterix e Obelix arrivano a Napoli, mettono a tacere un Vesuvio eruttante e vincono la più pazza delle corse di bighe partita da Monza attraverso tutta l'Italia. In quasi sessant'anni di onorata carriera gli irriducibili galli non erano mai sbarcati a Napoli. Roma sì, magari anche qualche altra cittadina italiana ma il Vesuvio lo vedono per la prima volta e l'occasione è il giro d'Italia sulle bighe che dà anima, e vignette, ad Asterix e la Corsa d'Italia, il nuovo albo a fumetti sui famosi personaggi creati nel 1959 da Albert Uderzo e René Goscinny e oggi figli di Jean-Yves Ferri per i testi e Didier Conrad per i disegni.

L'edizione italiana, tradotta da Andrea Toscani e Vania Vitali, edita da Panini Comics, in vendita da ieri, è stata presentata a Roma alla presenza degli autori e del ministro della Cultura Dario Franceschini per il quale «questo divertente Grand tour italiano dei Galli più cult di tutti i tempi è un'importante e simpatica occasione di valorizzazione della nostra cultura».

Tutto comincia dalle buche nelle strade romane, un tempo vanto dell'Impero. In una infuocata seduta al Senato, il potente e corrotto Lactus Bifidus viene accusato di finanziare le sue orge a base di tiramisù e altro con i fondi pubblici destinati alla manutenzione. E allora la trama prende spunto dalla decisione di Giulio Cesare di approvare l'organizzazione di una corsa di bighe aperta a tutti gli abitanti del mondo conosciuto e destinata ad affermare il prestigio di Roma. Le squadre concorrenti sono riuscite e divertenti, dalle principesse egizie Toutunafer e Nipheniafer sulla biga trainata da zebre ai poveri lusitani sempre in panne a Coronavirus, il misterioso auriga mascherato che è il cattivo della storia.

La prima tappa è Parma dove si troveranno a degustare il prosciutto di Parma in una Taberna il cui oste sembra Pavarotti. Poi le bighe arriveranno a Siena, e ancora l'Umbria, Tivoli e Napoli. In questo giro d'Italia sui carri si troveranno un Vesuvio eruttante che Obelix, il vero protagonista del fumetto, mette a tacere rilanciando una pietra lavica che finirà giusto nella bocca del vulcano, «garantendo la tranquillità alla regione almeno fino al 79 dc». Ma mentre Coronavirus sta per vincere ecco che una buca, proprio a Napoli, lo mette ko e il banchetto finale con tanto di premiazione dei due irriducibili galli vedrà il successo di Asterix e Obelix. A premiarli il nemico Coronavirus, che altro non è che lo stesso Cesare che rende merito al loro valore. «Ci siamo resi conto che per Asterix e Obelix era arrivato il momento di farsi un'idea più precisa di ciò che veramente era l'Italia - hanno spiegato gli autori Jean-Yves Ferri e Didier Conrad -. L'Italia non si riduce a Cesare, Roma e il Colosseo. Anche se a Obelix dispiace un po', gli abitanti dell'Italia antica non sono tutti Romani, anzi! Gli Italici ci tengono a preservare la propria autonomia e non vedono di buon occhio le velleità espansionistiche di Giulio Cesare e delle sue legioni».
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