«La Coppa di Nestore? Meravigliosa ma Ischia è indifferente»

«La Coppa di Nestore? Meravigliosa ma Ischia è indifferente»
di Maria Pirro
Venerdì 18 Giugno 2021, 11:16 - Ultimo agg. 19 Giugno, 09:43
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È stata il braccio destro di Giorgio Buchner, il grande archeologo che ha scoperto la Coppa di Nestore. E ha contribuito alla costituzione del museo che raccoglie questo e oltre mille reperti ritrovati a Ischia. «Per 20 anni, ho seguito la vita del museo, cercando di dargli l'importanza che merita, ma ancora l'istituto non riesce a decollare, innanzitutto per la carenza di fondi e la totale mancanza di promozione, nonostante le tante iniziative più volte tentate e ora interrotte». Costanza Gialanella, ex direttore scientifico del museo, torna spesso a Villa Arbusto: ne conosce i problemi dall'interno.


Quali iniziative ha messo in campo?
«Da ultimo, in occasione del ventennale, abbiamo aperto una nuova sezione, geologica, a cui Buchner teneva moltissimo perché si è dedicato a lungo allo studio dell'interazione tra la vita umana sull'isola e i fenomeni vulcanici».


L'allestimento resta quello originario. Con la Coppa sistemata accanto al resto del corredo tombale. Come è stato pensato il percorso espositivo?
«Sì, è lo stesso, perché la Coppa non è un feticcio, ma solo il più importante dei reperti esposti nel museo - anche il corredo della tomba da cui proviene, del resto, è un caso unico. L'obiettivo è quello di far comprendere e illustrare la vita dell'uomo a Ischia, dalla preistoria fino all'età romana, presentando i reperti ritrovati nella necropoli, grazie agli scavi condotti nella baia di San Montano, che si vede dal parco del museo. Ma non ci siamo limitati a esporre i corredi tombali».


Ossia?
«Attraverso i reperti recuperati in scavi e ricerche condotti su tutta l'isola, abbiamo cercato di far comprendere l'importanza di Pithecusae, nome dell'isola in età greca, a partire dalla seconda metà dell'VIII secolo avanti Cristo, come crocevia commerciale, e non solo, del mondo antico: i materiali esposti provengono dalla Grecia e da tutto il bacino del Mediterraneo».


Si tratta del primo insediamento in Campania. Forse.
«È il primo sul Tirreno».

Il primato è conteso con Cuma.
«La ricerca prosegue».


E la Coppa di Nestore, con i suoi versi incisi che alludono all'Iliade, rappresenta un documento importante nella storia della Magna Grecia.
«Importata dall'isola di Rodi, l'opera ha un'iscrizione metrica graffita a Pithecusae, che rappresenta il più antico esempio di scrittura greca pervenutoci: non c'è manuale di epigrafia greca che non cominci presentando il nostro reperto».


Ma oggi è ammirata da appena una trentina di visitatori al giorno. Com'è possibile?
«Un calo si è avuto con il lockdown.

Ma anche i numeri più alti raggiunti prima della pandemia sono comunque ridicoli rispetto alle potenzialità del sito».


Cosa suggerisce per attirare turisti?
«Manca soprattutto un'adeguata pubblicità, perché la gente che sbarca a Ischia non trova informazioni: non sa nemmeno che esiste un museo di quel valore, in uno splendido posto, con un panorama spettacolare».


E questo da cosa dipende?
«Il problema resta quello dei finanziamenti: l'amministrazione comunale, che gestisce il museo archeologico di Pithecusae, non ha mai avuto i fondi necessari per occuparsene. E la situazione si è aggravata in questi ultimi anni, a causa delle notevoli difficoltà di bilancio».


Difatti, la struttura resta aperta grazie al contributo di giovani che seguono un tirocinio formativo. Ma che ruolo ha la sovrintendenza?
«In base alla convenzione istitutiva, il soprintendente o il funzionario di zona ha la direzione del museo, ma la mancanza di risorse pesa comunque, qui come nel resto d'Italia».


Cosa si può fare per valorizzare di più il sito?
«Innanzitutto pubblicizzare il museo, e anche organizzare convegni, mostre e spettacoli teatrali di livello nel parco, come è già stato fatto per alcuni anni con il concorso della Regione, ma la programmazione si è interrotta».

E poi?
«Occorre lavorare moltissimo con le scuole, e anche questa attività si è fermata. Chiaramente, il momento non è dei più felici in tutti i luoghi della cultura per l'emergenza Covid. La speranza è di recuperare terreno».


I visitatori lamentano anche pesanti disagi nei trasporti pubblici.
«Bisognerebbe istituire una navetta, magari ecologica, che faccia il giro di tutti i siti culturali, pubblici e privati, dell'isola, dal Castello Aragonese a Villa Arbusto, alla Mortella, fino alla Colombaia che è in condizioni raccapriccianti. Inoltre, a Forio andrebbe costituito il parco archeologico del villaggio greco scoperto a Punta Chiarito. E, nella Torre Guevara, sulla baia di Cartaromana, all'estremo opposto dell'isola, è stato realizzato un museo destinato a illustrare le importanti scoperte archeologiche subacquee degli ultimi anni. Si tratta solo di mettere i reperti nelle vetrine, e confidiamo che il Comune, cui è affidata la gestione, compia al più presto gli ultimi passi. Sarebbe un'operazione di rilancio importante per tutta l'isola».


I sei comuni di Ischia con un referendum hanno bocciato l'unione amministrativa. L'impressione è che ciascuno vada per conto suo...
«Ma è necessario fare rete per attirare un turismo colto, non balneare, che manca a Ischia da tantissimi anni».


C'è almeno collaborazione con gli altri musei?
«Quella sì. Sono molti gli scambi di materiali avvenuti in occasione di mostre».


Ma a Ischia c'è una certa disattenzione culturale, non trova?
«Beh, non siamo ad esempio mai riusciti a ottenere che a bordo degli aliscafi venisse inserito un breve video per pubblicizzare il museo, come ho cercato di fare da ultimo un paio di anni fa, prima di andare in pensione. Ma quel museo resta uno dei miei figli. Lo guardo con estrema attenzione e interesse, proprio perché ho avuto l'onore di costruirlo con Buchner».

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