Leopardi e Vico, a Napoli dialogo all'ombra dell'«Infinito»

Leopardi e Vico, a Napoli dialogo all'ombra dell'«Infinito»
di Giovanni Chianelli
Venerdì 22 Marzo 2019, 12:07 - Ultimo agg. 13:12
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Erano i classici, da Esiodo a Omero, da Virgilio alle Sacre scritture, le letture in comune di Giambattista Vico e Giacomo Leopardi. E la domanda che muove il percorso di ricerca, ora sfociato nella mostra «Il corpo dell'idea. Immaginazione e linguaggio in Vico e Leopardi», ieri aperta alla Biblioteca nazionale, è stata: ma Leopardi studiò Vico? «È praticamente sicuro che abbia letto la Scienza nuova, dato che è stata ritrovata nella sua biblioteca di Recanati. E se ne trovano evidenti tracce ne Lo Zibaldone dice Fabiana Cacciapuoti, che con Maria Gabriella Mansi ha curato l'esposizione.

Il dialogo impossibile tra due giganti del pensiero è inaugurato proprio dai due testi, posti all'inizio dell'allestimento. Poi manoscritti e volumi, tra statue e installazioni. Per il resto la domanda è aperta e il dialogo ininterrotto.
La mostra dura da oggi fino al 20 luglio, ed è stata lanciata ieri, in coincidenza con la Giornata internazionale della poesia e nel duecentenario de «L'infinito»: l'inaugurazione quindi segna l'apertura ufficiale delle celebrazioni per la lirica leopardiana più amata. Alla Biblioteca nazionale se ne trova la prima versione, poi trascritta e parzialmente cambiata: al posto de «l'ultimo orizzonte» la prima stesura riportava «del celeste confine», e invece di «immensità» si trovava «infinitezza». Differenze non da poco: «Un lasso concettuale tra i termini su cui una mente vorace come quella di Leopardi avrà lavorato molto tempo», considera ancora la Cacciapuoti.
 


«Giacomo piace molto ai giovani perché ha messo il cuore nelle sue opere. Il fuoco lo alimentiamo noi, ma le braci sono sue» dice la contessa Olimpia Leopardi, discendente del poeta, che a Recanati cura il museo e porta avanti progetti multimediali legati all'opera del «giovane favoloso». Come quello inaugurato ieri a Napoli che sperimenta la connessione tra tecnologia e due grandi classici: il percorso è stato allestito nella sala Dorica, al pianterreno, per consentire aperture anche nei giorni di chiusura della Nazionale (quindi è sempre aperta, a parte il mercoledì, ed è a ingresso gratuito). Allestimento moderno, con schermi che proiettano performance di richiamo, la prima riconduce a Paralipomeni della Batracomiomachia, il poemetto satirico zooepico che Leopardi compose là dove Omero concluse la sua guerra tra topi e rane.

Il percorso espositivo comprende una vasta selezione di preziosi scritti autografi: lo Zibaldone, le Operette Morali, la canzone alla Primavera, lo studio su Stratone da Lampsaco. Si va avanti tramite la formazione comune ai due autori. Perciò spunta Le opere e i giorni di Esiodo, mentre un videomapping, collocato sul terreno, offre un caleidoscopio di luci per rimandare alla creatività fertile.

Alcune statue, offerte in prestito dal Museo Archeologico, creano un labirinto ispirato alla cultura classica e che riesce a intensificare l'evocazione. In mostra anche l'autografo de La Scienza Nova di Vico, insieme a ventinove testi cinquecenteschi e settecenteschi, rarissimi, più un mappamondo antico, il prezioso Globo di Vincenzo Coronelli, geografo attivo a Venezia a cavallo tra Seicento e Settecento.

«È la prima volta che vengono usati strumenti multimediali per lo studio e la conoscenza di Vico e Leopardi», spiega il direttore della Biblioteca Francesco Mercurio.
All'inaugurazione hanno preso parte anche l'ambasciatore Giuseppe Balboni Acqua, presidente del «Comitato nazionale per il bicentenario dell'Infinito», e Antonio Prete, tra i massimi esperti dell'opera leopardiana. Il percorso è organizzato dalla Biblioteca nazionale con la collaborazione di Polo museale campano e il sostegno della Regione.

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