Leopardi, l'«Infinito» ha 200 anni e Napoli è la sua casa

Leopardi, l'«Infinito» ha 200 anni e Napoli è la sua casa
di Donatella Trotta
Domenica 17 Marzo 2019, 11:14 - Ultimo agg. 12:53
3 Minuti di Lettura
Infinito Leopardi. Ha 200 anni, ma non li dimostra. Perché l'immensità di quei 15 endecasillabi sciolti, imparati a memoria da generazioni di bambini, declamati in ogni tempo con intatta emozione e fonte inesauribile di ispirazione per molti adulti risuona, ancora oggi, attualissima. Proprio come il genio universale del loro autore, capace di preconizzare lucidamente con il suo «pensiero poetante» - per parafrasare Martin Heidegger - l'odierno naufragio con spettatore. Tanto che per il bicentenario de L'Infinito - Idillio che Giacomo Leopardi compose ventunenne nel 1819 Einaudi Ragazzi ripropone ora il testo in un raffinato albo illustrato per i più giovani, con le tavole oniriche dell'artista Marco Somà.

E mentre nella natìa Recanati i discendenti di Leopardi hanno esposto al pubblico dall'8 marzo, nella loro casa-museo, tutti gli oggetti personali del poeta - «custoditi per secoli in collezioni private di famiglia», spiega la contessa Olimpia Leopardi - per offrire un viaggio concreto nella memoria intima del genio recanatese, non a caso corredato da un'altra mostra multimediale («Io nel pensier mi fingo», concept di Fabiana Cacciapuoti, allestimento di Giancarlo Muselli) sui luoghi fisici e mentali che hanno segnato l'infanzia e la giovinezza leopardiane, è il 21 marzo, Giornata mondiale della poesia, che si apriranno le celebrazioni ufficiali del Comitato Nazionale per il bicentenario dell'Infinito.
Festeggiamenti bicefali, perché avviati in contemporanea in due siti simbolici per la biografia leopardiana: Recanati (dove, nel teatro Persiani, il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti e il critico Vittorio Sgarbi apriranno gli eventi marchigiani del 21-24 marzo) e Napoli.

Il luogo della nascita e quello della morte. Ma è proprio il capoluogo partenopeo che, nella Biblioteca Nazionale a Palazzo Reale, «conserva gelosamente la raccolta sistematica degli autografi di Leopardi», sottolinea Francesco Mercurio, suo direttore dal 2017: «Archivio prezioso per i posteri, lasciato da Giacomo all'amico Antonio Ranieri (e da questi dato alla Biblioteca Nazionale dove è pervenuto, dopo dispute giudiziarie, solo nel 1907) e che custodisce anche la prima stesura autografa dell'Infinito, di cruciale importanza letteraria e filologica per le varianti annotate, utili per ricostruire le scelte lessicali e i ripensamenti del poeta», aggiunge Mercurio. Correzioni assenti invece nel secondo autografo, posteriore, dell'Infinito (il manoscritto vissano del 1825 ora esposto a Recanati), una «bella copia» dell'originale, vergata da Leopardi per le stampe. Anche per questo assume il sapore dell'unicità la mostra bibliografica, documentaria, iconografica e multimediale dal titolo «Il corpo dell'idea. Immaginazione in Vico e Leopardi», curata da Fabiana Cacciapuoti, che dal 21 marzo avvia le celebrazioni del Bicentenario nella Sala Dorica di Palazzo Reale (inaugurazione alle ore 16, preceduta da una prolusione di Antonio Prete nella Sala Rari della BN).

Aperta fino al 21 luglio, organizzata dalla Biblioteca Nazionale e sostenuta dalla Regione Campania - in collaborazione con il Polo Museale della Campania, diretto da Anna Imponente, con Palazzo Reale, guidato da Paolo Mascilli Migliorini e dal Mann diretto da Paolo Giulierini, che ha prestato alcune statue - la mostra è realizzata su progetto multimediale di Kaos Produzioni (direzione artistica di Stefano Gargiulo, sceneggiatore e regista) e con strutture espositive ideate da Giancarlo Muselli, già scenografo del film «Il giovane favoloso» di Mario Martone. E propone con alcuni nuclei tematici declinati in full immersion emozionale - un itinerario antropologico, filosofico e poetico che intreccia un inedito dialogo tra due dei maggiori esponenti del pensiero moderno europeo, attraverso gli autografi di Giambattista Vico e di Leopardi, ma non solo. Lo sintetizza Fabiana Cacciapuoti, leopardista, curatrice dello Zibaldone e del catalogo della mostra edito da Donzelli, membro del Centro nazionale studi leopardiani, del Comitato scientifico del Premio La Ginestra e del Comitato nazionale delle celebrazioni: «La mostra va oltre i canoni espositivi tradizionali; non esibisce solo l'Infinito come un cimelio, ma lo inserisce in un complesso contesto che, a partire da un lavoro di 4 anni sui testi di Vico e Leopardi, con un gruppo di studiosi del Cnr/Ispf e della Federico II, collega la sapienza poetica della Scienza Nuova ai pensieri dello Zibaldone». I cui autografi sono in mostra, accanto a manoscritti di altre opere leopardiane e a 29 rari volumi del 500 e del 700: fonti di riferimento comuni nelle biblioteche dei due pensatori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA