La mia Napoli, Pontecorvo: «Dalla Ferrarelle al Fai, io giornalista nel cuore»

La mia Napoli, Pontecorvo: «Dalla Ferrarelle al Fai, io giornalista nel cuore»
di Maria Chiara Aulisio
Venerdì 4 Febbraio 2022, 11:06
5 Minuti di Lettura

Sognava di fare il giornalista, Michele Pontecorvo Ricciardi, grazie a una straordinaria “facilità di relazione con carta, penna, libri e letture di ogni tipo”. Studi classici napoletani, laurea milanese alla “Cattolica”, e un percorso a metà strada tra “cultura e comunicazione” avviato per assecondare desideri e passioni di un giovane poliedrico, curioso e assai versatile. Poi però è arrivata Ferrarelle, - se l’acqua non la vuoi né liscia e né gassata - subito dopo anche il “Fai”, Fondo per l’ambiente italiano, insieme con una gran voglia di proteggere, e valorizzare, le bellezze del nostro Paese. “Last but not least”, come dicono quelli che conoscono l’inglese, una moglie e una figlia. 

Pontecorvo, andiamo con ordine.
«La strada è lunga».

Partiamo da Napoli. 
«Allora comincio dal Pio Monte della Misericordia».

C’è una ragione?
«Mi sono sposato lì, sull’altare maggiore di quella Cappella, davanti al dipinto di Caravaggio. Un capolavoro».

Le piace vincere facile.
«Non è così. Amo Napoli nella sua interezza. Ho nel cuore il borgo di Posillipo e, insieme, i vicoli della Sanità. Continuo a scoprire scorci, e angoli, che non conoscevo e me ne innamoro ovunque si trovino».

Ne è proprio convinto?
«È chiaro che vivo da privilegiato, sarebbe sciocco dire il contrario. E però i miei più grandi piaceri vi assicuro che costano solo pochi euro. Napoli è una città fortemente democratica: tutti possono godere delle stesse bellezze - e delle stesse delizie - senza essere necessariamente ricchi».

Quali sono i piaceri a basso costo di cui parla? 
«La barba fatta dal barbiere, per esempio.

O la pizza a portafoglio mangiata in piedi dove capita, il “cuoppo” pieno di frittura». 

Golosità napoletane.
«Non solo quelle».

Che altro?
«Una passeggiata sul lungomare liberato, sul pontile di Bagnoli, a Pietrarsa. Meraviglie accessibili a tutti. In questo senso dico che Napoli è una “città democratica”».

Facciamo un passo indietro. Torniamo a quando voleva fare il giornalista.
«Un mestiere che mi affascina».

Poi però ci ha ripensato.
«In realtà no. O meglio, diciamo che ho trovato il modo per conciliare i miei interessi con le esigenze familiari». 

Come?
«A chiarirmi le idee fu l’incontro con Stefano Lucchini, il “dominus” della comunicazione del gruppo Intesa Sanpaolo. Avevo diciotto anni. Mi raccontò del suo lavoro, ne rimasi colpito».

Il “comunicatore d’impresa” in buona sostanza.
«Pensai che potesse rappresentare il giusto compromesso tra la mia propensione verso i media e l’azienda di famiglia».

La Ferrarelle?
«Un’avventura partita nel 2005 quando i miei genitori acquisirono da una multinazionale francese il polo delle acque minerali riportando nel Paese la proprietà di marchi storici del made in Italy».

Famiglia di imprenditori?
«A dire il vero i Pontecorvo sono tutti medici. Anche mio padre lo è, ma il pallino dell’imprenditoria lo ha sempre avuto. Mio nonno materno invece era uno dei più importanti produttori di vetro del mercato europeo».

Dal vetro all’acqua minerale. 
«È un lavoro che incuriosisce».

In che senso?
«Credo riguardi in generale i marchi di largo consumo. Appena dico che sono vicepresidente di Ferrarelle partono domande a raffica».

Quali?
«Dal residuo fisso alla differenza tra le acque, ai consigli su quale scegliere. E poi tutti a dirmi quale bevono, quanta ne bevono e pure quando la bevono».

Chi compra vuole essere informato.
«La consapevolezza dei consumi alimentari è fondamentale. I prodotti sul mercato sono tanti».

Meglio scegliere Ferrarelle.
«Lo dicono gli italiani non io. In ogni caso dal 2021 siamo diventati anche “Società Benefit”».

Che cosa vuol dire?
«La dico breve: non pensare solo ai profitti ma all’impatto positivo su ambiente, persone e società. Gli obiettivi di una “Benefit” sono quelli di promuovere la sostenibilità utilizzando materiali riciclabili grazie a tecniche e tecnologie innovative». 

A proposito di ambiente.
«C’è il Fai».

Come nasce la sua presidenza al vertice del Fondo Ambiente campano?
«È una passione che mi porto dentro da bambino. Frequentavo la “Cimarosa”, ricordo che la mia soddisfazione era poter fare la piccola guida per “La scuola adotta un monumento”». 

Bella iniziativa.
«Straordinaria. La mia classe adottò la costa di Posillipo, eravamo preparatissimi: a distanza di anni mi sentirei ancora un buon Cicerone. Con il Fai poi ho scoperto meraviglie assolute».

Un esempio.
«Penso, per dirne una, a quello che “nasconde” il rione Sanità, lì con padre Loffredo stiamo facendo un gran bel lavoro». 

Centro storico da valorizzare.
«Ci occupiamo di tutto il territorio. A cominciare dal Vomero, che non è solo la Floridiana. Sotto la mia presidenza sono nati anche nuovi gruppi di volontari tra cui “Isola di Capri” che è attivissimo».

Dall’acqua all’ambiente, insomma.
«Come azienda il Fai lo sosteniamo da dieci anni. Insieme tuteliamo l’area che custodisce le fonti delle acque minerali Ferrarelle, Natìa e Santagata, e promuoviamo la conoscenza di un paesaggio straordinario: il Parco sorgenti di Riardo, in provincia di Caserta». 

Concludendo: beve liscia o gassata?
«Vi aspettate che dica Ferrarelle, vero? Invece no». 

E quando deve offrire un po’ d’acqua?
«La vuoi con le bolle o senza?».
 

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