Napoli, l'appello del prof Mazzucchi: «Non chiudete i Girolamini»

Napoli, l'appello del prof Mazzucchi: «Non chiudete i Girolamini»
di Maria Pirro
Mercoledì 3 Aprile 2019, 11:30
3 Minuti di Lettura
«Chiudere almeno per tre anni i Girolamini sarebbe delittuoso. È invece ragionevole fare i lavori per step, lasciando fruibili le sale storiche, senza compromettere il processo virtuoso in corso, e senza snaturare l'origine di questo luogo». Si schiera il professore Andrea Mazzucchi, coordinatore del comitato scientifico della Federico II che ha istituito con il ministero dei Beni culturali la scuola di alta formazione in Storia e filologia del manoscritto e del libro antico nel complesso monumentale a due passi dal Duomo.
 
Qui venti studenti dell'Ateneo, tutti già laureati, con una speciale autorizzazione e la supervisione dei tutor, sono impegnati a esaminare le carte per presentare il 30 maggio il nuovo catalogo degli incunaboli e, tra settembre e ottobre, il nuovo catalogo dei manoscritti; entrambi consultabili anche online. «Si tratta di un risultato importante, che rende viva questa Biblioteca, la più antica della città e seconda d'Italia, dopo la Malatestiana di Cesena», sottolinea Mazzucchi, che spera sia possibile continuare a lavorare dove è custodito un patrimonio straordinario che risale in larghissima parte al periodo precedente al 1830 e che conta circa 188mila documenti. «Ma, dopo il saccheggio e la faticosa opera di riordino, i libri potrebbero di nuovo finire nelle scatole vanificando l'impegno profuso», è il timore del docente di filologia della letteratura italiana, che esprime anche un'altra preoccupazione, a proposito degli interventi programmati. «Non sono un talebano della conservazione a tutti i costi», premette. «Il complesso va restaurato, però: non snaturato», sostiene Mazzucchi, condividendo l'allarme sui lavori lanciato dalla direttrice del Polo museale della Campania, Anna Imponente, e dal direttore del complesso monumentale dei Girolamini, l'architetto Vito De Nicola, e messo nero su bianco in risposta alla richiesta di consegna degli immobili ricevuta a gennaio scorso, per consentire di far partire il cantiere. Previste «opere di restauro delle sale, adeguamento e ridefinizione degli uffici e delle postazioni operative per il personale». E ancora: «Nuovi servizi al pubblico (bookshop, caffetteria, ludoteca, servizi igienici), rifacimento degli impianti (tra cui elettrico, idrico, videosorveglianza, antincendio, climatizzazione)», questa la sintesi degli interventi di Invitalia che oltre un anno fa ha pubblicato il bando con scadenza il 3 maggio 2018. Ma gli interventi sono «alquanto marcati», «alcuni senz'altro invasivi», hanno scritto Imponente e De Nicola nella lettera inviata in Procura, per informare i magistrati visto che la Biblioteca resta parzialmente sotto sequestro.

Un esempio? Si comincia con la sala d'ingresso, dal civico 114, oggi piena di scaffali ma di qui a pochi mesi dovrebbe essere creato un disimpegno con diversi studi soppalcati, e ridotta la scalinata per inserire uno dei due nuovi ascensori.

Ammirato il giardino degli aranci, con oltre 100 piante, e superato il cancello interno, anche all'ultimo piano dovrebbe essere realizzato un collegamento diretto tra la sala Croce e il corridoio, spostando gli uffici e sfruttando gli spazi in altezza. Proprio in quest'area a elle è imminente, però, il 16 aprile, la riapertura della Quadreria: già trasferiti una trentina di dipinti dagli altri locali, off-limits da tempo, cui si aggiungeranno i vasi apuli, i libri antichi e una parte della collezione archeologica che verrà esposta in due teche e nelle due stanze attigue a quelle con i volumi sequestrati. Saranno aperte, inoltre, le porte della sala Vico e delle altre sale storiche, anche se non si potrà entrare. Una soluzione dal grande valore innanzitutto simbolico. A distanza di sette anni dallo scandalo, l'allestimento è ideato per far tornare i visitatori in modo permanente, anche se solo alcune domeniche e alcuni giorni della settimana a causa della carenza di personale in organico. Ma è il modo per restituire un tesoro alla città, in un percorso ancora pieno di incognite.
© RIPRODUZIONE RISERVATA