Raffaele Cutolo nella cultura di massa: dal libro di Marrazzo, al film di Tornatore e a «Don Raffaè» di De André

Raffaele Cutolo nella cultura di massa: dal libro di Marrazzo, al film di Tornatore e a «Don Raffaè» di De André
Mercoledì 17 Febbraio 2021, 21:50 - Ultimo agg. 23 Marzo, 06:02
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Raffaele Cutolo, l'efferato boss della camorra morto oggi in carcere a Parma all'età di 79 anni, ha ispirato negli anni la cultura di massa italiana.

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A Cutolo è ispirata una delle più famose canzoni di Fabrizio De Andrè, intitolata «Don Raffaè». Il brano è del 1990, scritto dallo stesso De André insieme a Massimo Bubola e composto da Mauro Pagani. Ne fu realizzata anche una versione cantata in coppia con Roberto Murolo.

 

Il brano denuncia la situazione critica delle carceri italiane negli anni Ottanta e la sottomissione dello Stato al potere della criminalità organizzata, attraverso il racconto dell'interazione tra Pasquale Cafiero, brigadiere del Corpo di polizia penitenziaria del carcere di Poggioreale, e il boss camorrista "don Raffaè" che si trova incarcerato in tale struttura.

L'agente di custodia, sottomesso e corrotto dal potente malavitoso, gli offre speciali servigi (come, ad esempio, fargli la barba), gli chiede diversi favori personali (come il prestito di un cappotto elegante da sfoggiare a un matrimonio o la ricerca di un lavoro per il fratello disoccupato da anni), se lo ingrazia con molti complimenti e gli offre ripetutamente un caffè, del quale esalta la bontà. 

Lo stesso Cutolo pensò che la canzone fosse ispirata alla sua persona e scrisse al cantautore genovese per chiedere conferma in merito e per complimentarsi con lui, meravigliandosi tra l'altro di come De André fosse riuscito a cogliere alcuni aspetti della sua personalità e della sua vita carceraria senza averlo mai incontrato. De André rispose alla lettera di Cutolo solo per ringraziarlo, lasciandolo libero di pensare che "don Raffaè" fosse davvero lui o meno, ed evitò di proseguire il carteggio quando il malavitoso gli inviò una seconda missiva.

All'ex boss è anche ispirato il film di Giuseppe Tornatore: «Il camorrista» del 1986, liberamente tratto dall'omonimo romanzo-intervista di Giuseppe Marrazzo, che narra le vicende del "Professore 'e Vesuviano", interpretato da Ben Gazzara. 

Il 14 ottobre 1988, durante un processo a carico della NCO per l'omicidio Cappuccio, consigliere comunale di Ottaviano, reperibile sul sito Radio Radicale, Cutolo annunciò pubblicamente la sua richiesta di sequestro del romanzo Il camorrista. Vita segreta di don Raffaele Cutolo, e denunciò la non veridicità dei fatti riportati da Marrazzo, al quale aveva effettivamente rilasciato alcune interviste, a suo dire mal riportate dallo scrittore. Il diniego di Cutolo fu dovuto in primis all'ultimo capitolo del romanzo dedicato alla morte del suo braccio destro ed amico di infanzia Vincenzo Casillo, ucciso secondo Marrazzo per volontà dello stesso Cutolo, il quale si è sempre dichiarato estraneo rispetto alla morte del suo "amico più caro".

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