San Gennaro, miracolo a Milano: in trasferta anche le parenti

San Gennaro, miracolo a Milano: in trasferta anche le parenti
di Giovanni Chianelli
Domenica 18 Settembre 2022, 11:00
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Di nuovo miracolo a Milano, e non è un remake del film di Vittorio De Sica. È proprio il più famoso, quello di san Gennaro: da domani le sue «parenti», il gruppo di devote che incitano il patrono di Napoli a sciogliere il sangue, potranno contare su una succursale milanese, una cellula meneghina che prega con loro. Le ha radunate Bianca Carrescia, 57 anni, napoletana che da anni si è trasferita sotto la Madunina ma non ha mai lasciato il culto per il santo: «Per motivi di lavoro e di famiglia non potrò essere a Napoli, così ho organizzato una sessione di preghiera per unirmi alle parenti a distanza, partecipiamo alla diretta Facebook», spiega lei.

È una storia nata prima della pandemia. La Carrescia, insegnante di scuola elementare, si è rivolta a Paolo Iorio, direttore del museo del tesoro di san Gennaro, per entrare in contatto con le parenti di Faccia Gialla.

Per chi non lo sapesse, la leggenda vuole che discendano da Eusebia, nutrice del santo, la stessa che raccolse in due ampolle il celebre sangue del martire dopo la sua decapitazione. Una discendenza senza un albero genealogico reale ma simbolico, e a cui spetta un preciso incarico: esortare il santo a compiere il miracolo con preghiere, invocazioni e anche «colorite esortazioni», come scriveva Matilde Serao: «San Gennà scetati, facci 'o miracolo!», e il notissimo «Faccia gialla, facci a grazia!» .

Attualmente il gruppo di queste ultras, le signore che possono fregiarsi del titolo ufficiale di parenti, è formato da una decina di devote, rigorosamente donne e dai 65 anni in su. La Carrescia ha iniziato a frequentarle e loro, le parenti strette, l'hanno un po' adottata, consentendole quando è in città di stare a ridosso dell'area riservata durante i miracoli: «Ho fatto richiesta a monsignor Vincenzo De Gregorio, l'abate della cappella che dispensa gli attestati di ufficiali di parentela. Sono tecnicamente una aspirante parente, come una cugina acquisita, poi deciderà lui se meriterò l'onore». Lui chi? Il monsignore? «No, il santo».

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Nell'attesa di essere accolta in «famiglia», la Carrescia ha pensato di diffondere il credo anche a Milano, organizzando una filiale di culto con napoletane e non: si riunisce in una chiesetta del capoluogo lombardo nelle tre date canoniche, ovvero il sabato che precede la prima domenica di maggio, il 19 settembre, ovvero domani, e il 16 dicembre: «San Gennaro è un santo cittadino, che scende dal piedistallo, una figura sacra di cui, appunto, si può diventare parenti. Unico al mondo, non è stato difficile coinvolgere anche chi non era abituato a credere in lui per tradizione territoriale, come me», continua, ma non è una beghina in velo nero e atteggiamento fanatico. La Carrescia è sposata, ha due figli, vive una vita normale: «Sono tutto tranne che una bigotta. Ho con me nel cuore il santo, come un amico. E mi piace, tramite un culto così alla mano, tanto popolare, far capire a più persone possibile il senso della spiritualità in generale». Sta puntando a un ampliamento delle parentele? «No, rispetto molto l'ufficialità. Ma sono sicura che la mia attenzione, se non la mia domanda, Gli faccia assai piacere, lui non è un tipo che si formalizza». 

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