Santuario di Pompei,
un cancello non limita la carità

Santuario di Pompei, un cancello non limita la carità
di Angelo Scelzo
Mercoledì 9 Settembre 2020, 18:00
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Il Santuario di Pompei, dedicato alla Beata Vergine del Rosario, è uno dei più importanti e conosciuti al mondo. E' stato il primo edificio nella costruzione della Nuova Pompei, la città sorta, il 29 marzo del 1928, accanto alle rovine degli scavi, per iniziativa di un laico, Bartolo Longo, del quale ricorrono, nel prossimo ottobre, i 40 anni dalla Beatificazione. La coesistenza, nello stesso territorio, di due città ricongiunte a distanza di secoli, è certamente il tratto più significativo di un centro pressoché unico, seppure con una doppia identità separata e fortemente riconoscibile. Storia e archeologia da una parte, fede e carità dall'altra, in una sintesi che pone in primo piano, da un lato il valore della tutela e della salvaguardia di un patrimonio senza pari, dall'altra la vocazione a una solidarietà letteralmente senza quartiere, visto che la Nuova Pompei sorge su un lembo di terra una volta di nessuno, minato dalla miseria e infestato dalla malavita, prima della bonifica operata dall'apostolato di Bartolo Longo.

Due insediamenti diversi, anche se fin troppo estranei, l'uno all'altro, per troppo tempo. E solo ora al centro di un processo di integrazione, non facile, ne' di breve durata.

Ma accade che uno dei capisaldi della Pompei antica - la tutela - venga preso in carico dalla città della fede per la salvaguardia proprio del suo edificio costituivo, il Santuario per il quale - come per tutti gli altri di una certa importanza e per ogni chiesa di particolare valore artistico- è stata prevista l'installazione di un cancello davanti al portico che da' sulla piazza.

Le motivazioni del lavoro, peraltro autorizzato dagli organi di tutela del patrimonio artistico, sono piuttosto evidenti. Quel pronao, il breve tratto che accompagna all'ingresso in chiesa, subisce continui danneggiamenti e atti d'inciviltà. Non tutti hanno rispetto per un luogo sacro, per la casa della Madonna del Rosario, luogo amato dai fedeli di tutto il mondo. Chi accetterebbe di farsi danneggiare la casa senza porvi rimedio?

Eppure la decisione di difendere la Basilica dal vilipendio suscita qualche polemica e riempie, come accade sempre al tempo dei social, la solita tenzone tra favorevoli (la stragrande maggioranza) e contrari. I toni sono talora aspri. Chi obietta, rileva come sotto quel portico, di notte, trovino riparo alcuni clochard. Da chi opera sul campo, in particolare i volontari di una delle cinque case-famiglia dalla Comunità Papa Giovanni XXIII , si assicura che il fenomeno di chi vive in strada non è avvertito nella città mariana, tant'è che la loro attività si è poi estesa su Napoli. E tuttavia per ognuno di essi c'è sempre stato, e continua ad esserci, un pasto caldo o un pacco alimentare alla mensa Papa Francesco. Ma la domanda vera è un'altra: può chiamarsi davvero dignità e può valere come rispetto per l'uomo la semplice concessione di fargli posto sotto il porticato di un Santuario? È un'immagine vecchia, resa viva e presente ai nostri occhi dai romanzi di Victor Hugo dove gli emarginati trovavano riparo sotto la guglia di Notre Dame de Paris. Come insegna Papa Francesco, i poveri non si accolgono sotto i porticati, ma nel vivo delle strutture delle chiese, o talvolta nelle chiese stesse. In questo senso, la storia di carità sulla quale il Santuario di Pompei è stato edificato si è spinta sempre ben oltre, fino a prefigurare, nel concreto delle attività delle Opere, l'assenza non solo di cancelli ma anche di porte. E la cronaca, ossia la fede e la carità declinate - nelle sue varie forme - all'oggi, non smentisce in niente il passato. Anzi, la tempesta della pandemia, ha come rigenerato con forza questa vocazione, dimostrando che il tempio mariano è più ampio della sua estensione fisica e mantiene saldo il suo abbraccio con le Opere. Il tempo della crisi ha allargato le maglie della povertà, ma il Santuario non è andato in lockdown. A sua volta, ha aggiornato ai tempi nuovi le sue iniziative di solidarietà, arrivando, per esempio, a donare tablet agli studenti per la didattica a distanza. Tutte le strutture di aiuto e di assistenza si sono adeguate a un'emergenza che purtroppo non sembra finita. Nel profilo del Santuario di Pompei sembrano queste le linee essenziali per verificare la fedeltà alla vocazione: un luogo di preghiera, ma anche un cantiere sempre aperto di carità e solidarietà, che non ha porte o cancelli e nessun'altra forma di sbarramento, se non quella di opporsi a chi vuole rallentarne il ritmo. Fare bene il bene non è solo uno slogan che si insegna dai banchi della prima scuola di carità. È un'esigenza vera poiché , riparare i danni significa investire in una voce passiva che va a intaccare il capitale della carità.
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