Il soprintendente Buonomo: «Napoli, tesori a rischio colpa di attese e ritardi»

Il soprintendente Buonomo: «Napoli, tesori a rischio colpa di attese e ritardi»
di Paolo Barbuto
Giovedì 22 Settembre 2022, 08:49 - Ultimo agg. 23 Settembre, 08:10
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È in carica da due soli giorni ma ha già idee chiare sull'impronta che vorrà lasciare a Napoli: Salvatore Buonomo, 65 anni festeggiati lo scorso luglio, è il nuovo sovrintendente napoletano per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Laurea in Architettura alla Federico II, una intera vita professionale al Ministero della Cultura, ultimo incarico, prima della nomina a Palazzo Reale, quello di segretario regionale Mibact per la Campania. Insomma un professionista che le questioni locali le conosce già bene ed è per questo che, di primo acchito, davanti alla folla riunita per la presentazione del secondo cantiere di restauro aperto al pubblico del ciclo Incontro-Intorno al restauro, spiega che attese e ritardi nella gestione e nella ristrutturazione dei beni culturali, rischiano di far perdere per sempre tesori e monumenti della città.

Sovrintendente qual è lo stato di salute dei tesori di Napoli?
«È sotto gli occhi di tutti.

Ma io non sono di quelli che cercano colpevoli, io vado a caccia di soluzioni e sono convinto che una buona comunicazione e il coinvolgimento di tutti possono imprimere una svolta».

In che modo?
«Il primo passo che bisogna fare è quello di rendere conto alla cittadinanza, in maniera dettagliata, di ogni attività che riguarda la Soprintendenza. Le persone hanno il diritto di sapere che fine fanno i soldi delle loro tasse, devono anche prendere coscienza delle difficoltà e dei problemi, è l'unica maniera per costruire un futuro migliore».

Lodevole pensiero, ma come si fa a coinvolgere la cittadinanza?
«Noi dobbiamo sentirci al servizio delle persone, della città. Dobbiamo essere pronti, e lo saremo, a un confronto costante, continuo. Desideriamo spiegare quel che facciamo e anche sapere se ci sono questioni che non abbiamo approfondito, dobbiamo essere aperti, accettare anche le critiche perché, quando sono costruttive, aiutano a migliorare».

Un sovrintendente appena insediato cosa pensa del Castel dell'Ovo nuovamente vietato perché la facciata continua a perdere pezzi?
«Ecco, questo è proprio un esempio di quel che penso sulla condivisione, sulla diffusione corretta delle notizie che riguardano il patrimonio culturale e storico. Per il Castel dell'Ovo da tempo sono partite le procedure per gli interventi, il Comune di Napoli ha a disposizione otto milioni e l'affidamento dei lavori è prossimo. La gente deve sapere che siamo in attività, che nessuno si è fermato di fronte a un problema che riguarda uno dei simboli di Napoli, forse la cartolina più significativa».

Ma la lentezza della burocrazia mal si accorda con la necessità di recupero della struttura.
«Su certe questioni non possiamo fare altro che rispettare le norme. Se le regole prevedono determinati tempi di attesa dobbiamo fermarci e aspettare».
Certe volte, però, la lentezza è esasperante: l'arco borbonico è crollato a gennaio del 2021 e non c'è stato nessun tipo di intervento.
«E anche quella struttura si trova in una delle strade-simbolo della città. Condivido la preoccupazione ma anche in quel caso devo dire che gli interventi, dopo aver superato i tempi della burocrazia sono prossimi».

Si è appena insediato, quale sarà il suo primo atto?
«Napoli è una città ricca di arte, cultura, monumenti, tesori: quasi tutti hanno bisogno di interventi di conservazione e tutela affinché possano essere disponibili per le future generazioni. Io ritengo che si debba procedere subito con un piano di priorità per stabilire le urgenze».

Ma la soprintendenza non può agire di propria iniziativa.
«Ovviamente no. Bisogna mettere assieme tutti i soggetti coinvolti, le amministrazioni locali, gli ordini religiosi, i privati, chiunque abbia in gestione un bene monumentale, per predisporre assieme piani di azione condivisi».

Anche perché, prima di agire, bisogna recuperare i fondi.
«È esattamente così. La priorità è proprio questa: senza fondi adeguati non è possibile pensare di mettere in sicurezza i beni monumentali. Ecco perché io credo che sia determinante il contributo dei privati».

In che maniera?
«C'è la formula dell'Art Bonus che consente a tutti di avvicinarsi a progetti di recupero del patrimonio (con l'Art Bonus chi effettua donazioni per il patrimonio culturale ha diritto a un credito d'imposta pari al 65% del versamento n.d.r.). Quello è uno dei sistemi più agili per consentire ai privati di offrire il proprio sostegno».

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