Alessandra Clemente candidata sindaco di Napoli, il Pd si sfila: «Noi alternativi»

Alessandra Clemente candidata sindaco di Napoli, il Pd si sfila: «Noi alternativi»
di Luigi Roano
Martedì 13 Ottobre 2020, 08:00
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«Perché Alessandra? È donna, giovane, brava e ha coraggio». Così il sindaco Luigi de Magistris lancia la candidatura di Alessandra Clemente a sindaco di Napoli. Sottolineando che la candidatura «è un contributo a disposizione di una coalizione larga» e che è pronto «al dialogo con tutti». Tuttavia «se il dialogo i grandi partiti non lo vogliono siamo pronti a correre da soli e a mettere in campo molte liste civiche». Il riferimento al Pd e al centrosinistra allargato al M5S è chiarissimo. E se l'intento era quello di smuovere le acque per cercare un posto al tavolo delle trattative per la scelta del candidato, cioè le sponde per le quali l'ex pm si sta sbattendo molto tra Napoli e Roma, ha avuto subito due risposte raggelanti. La prima, dal senatore Sandro Ruotolo zio della Clemente: «Ma siete convinti di partire con il piede giusto? Nomi di sindaci candidati, primarie sì, primarie no. Se si vuole dar vita all'alleanza che sostiene il governo sui territori bisogna incontrarsi, parlare dei programmi e poi scegliere il candidato che unisce». Non certo tenere parole - si presume - riferite al sindaco non alla nipote altrimenti ci sarebbe una diaspora familiare. Una bacchettata - quella di Ruotolo - sul metodo che de Magistris tanto invoca quando si tratta di tutelare i suoi interessi politici. La seconda presa di posizione è targata Pd con il segretario Marco Sarracino: «Noi siamo e saremo alternativi, Napoli è peggiorata negli ultimi 10 anni è una città scassata politicamente, economicamente e socialmente». Ma quella che è più feroce arriva da Rosario Andreozzi, consigliere comunale del gruppo demA in consiglio comunale ed esponente di Insurgencia. «Ho avuto modo di discutere con il Sindaco di questa sua idea di candidatura. Nella franchezza - spiega Andreozzi - che da sempre caratterizza il nostro rapporto gli ho espresso una serie di perplessità, non solo sul profilo, che ritengo non fare sintesi rispetto alla complessità dei mondi che hanno sostenuto questa amministrazione, ma anche rispetto al metodo. È vero che ci sono momenti in cui un leader può assumersi l'onore e l'onere della scelta quando la squadra non è tutta d'accordo, tuttavia la discussione sulla città e sul futuro soprattutto in una fase così difficile e di così profonda crisi sociale ed economica merita il coinvolgimento della città». Dura Iv con la coordinatrice Graziella Pagano: «La Clemente e il sindaco spieghino cosa hanno fatto in dieci anni. Ad Alessandra, che conosco da bambina, dico che vale per lei ciò che vale per de Magistris. Ha un numero di deleghe impressionante, ha inciso su nomine pesanti e strategiche per la vita della città, mi risulta che il suo potere a San Giacomo sia notevolmente cresciuto. Ci renda conto di tutto questo». Nel dibattito interviene la pentastellata consigliera regionale Valeria Ciarambino, che dà per scontata l'alleanza per Napoli: «La persona che immaginiamo debba guidare il Comune di Napoli non può non avere un profilo di discontinuità da chi ha guidato l'attuale amministrazione e deve poterlo dimostrare con una storia personale che parli di risultati e impegno civico. Resta inossidabile un principio: chiunque vorrà sedersi al tavolo con noi, deve sapere che per il M5S le idee verranno sempre prima di qualsiasi nome» si legge in una nota. Dove c'è anche un riferimento a Sergio Costa, il ministro per l'Ambiente che doveva sfidare De Luca. E chissà che questa citazione non possa essere un'idea dei dimaiani da contrapporre alla nomination di Roberto Fico, il Presidente della Camera.

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Comunque la si veda, il sospetto che de Magistris abbia dato in pasto la giovane Clemente ai lupi della politica napoletana sette mesi prima del voto per cercare di sedersi al loro stesso tavolo e strappare uno spazio, per poi ritirare l'assessora appena centrato l'obiettivo, resta forte.

Anche perché le modalità con cui ha presentato la candidatura, nella solitudine di Santa Maria la Nova, prima di un Consiglio metropolitano, senza avere al fianco nemmeno quelli di demA il suo movimento, fotografa in maniera plastica quanto de Magistris in questi giorni sia più isolato che mai. 

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