«Clan infiltrati nei Comuni va fatta pulizia negli uffici»

«Clan infiltrati nei Comuni va fatta pulizia negli uffici»
di Ferdinando Bocchetti
Lunedì 21 Giugno 2021, 09:33 - Ultimo agg. 22 Giugno, 08:01
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«Gli amministratori comunali sono pesantemente condizionati dalla burocrazia interna ai municipi. È una questione su cui poco si dibatte: il controllo della filiera decisionale degli enti locali. In tal senso credo che la legge sugli scioglimenti dei Comuni vada ulteriormente potenziata e riformata, nel contempo, anche la legge Bassanini». Paolo Mancuso, ex magistrato anticamorra, presidente provinciale del Pd, ha le idee chiare sulle criticità attraversate da numerose amministrazioni della provincia di Napoli, anche targate Pd, sempre più spesso oggetto di indagini o destinatarie di provvedimenti come gli scioglimenti per mafia. 


Dottor Mancuso, dunque, non è solo un problema di classe dirigente contigua agli ambienti del malaffare o poco preparata?
«I sindaci, e più in generale gli amministratori pubblici, hanno sempre l'obbligo di verificare la correttezza degli atti emanati dagli uffici.

Detto ciò, ritengo che la legge Bassanini (la separazione tra l'indirizzo politico e la concreta gestione, ndr), ormai molto datata, vada rivista. Non in tutti i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose o oggetto di indagini ci sono sindaci direttamente collegati con gli ambienti della criminalità organizzata. Molte anomalie e situazioni di permeabilità con il malaffare si riscontrano in determinati settori della pubblica amministrazione, negli uffici tecnici in primis. Bisogna intervenire, anche con nuovi strumenti normativi, soprattutto in questo specifico segmento, in modo da far sì che il pubblico amministratore possa incidere maggiormente anche nei processi riservati essenzialmente ai tecnici o funzionari».


In alcuni territori, tuttavia, si presta ancora poca attenzione alla composizione delle liste. Per ottenere il consenso e vincere, si è spesso disposti a chiudere un occhio.
«È una questione che andrebbe analizzata caso per caso. Ci sono territori difficili, segnati dalla presenza di forti organizzazioni criminali e da logiche clientelari che si ripropongono a ogni elezione. Ma non dobbiamo ritenere che in questi contesti non si possa operare con una proposta politica trasparente, seria, fondata su valori e principi basati sull'onestà e la legalità. Noi, come Pd, crediamo nella forza dei partiti e delle idee. Quello della composizione delle liste è, ad ogni modo, un tema di particolare rilevanza. Anche il candidato sindaco di Napoli, il professor Gaetano Manfredi, ha posto particolare attenzione su questo aspetto e da quel che leggo anche il candidato Catello Maresca. I controlli a monte sono indispensabili».


Molti comuni sono già stati commissariati, in altri è al lavoro la commissione d'accesso, altri ancora sono sotto osservazione. Su alcuni sindaci, anche di area Pd, pende tuttora la spada di Damocle di un possibile scioglimento per mafia.
«È una questione trasversale, che non attiene quindi solo al Pd, che spesso ha richiesto l'intervento di una commissione d'accesso in comuni in cui addirittura è maggioranza. Enormi criticità, infatti, sono emerse anche in comuni guidati da esponenti di altre forze politiche. Come Pd cerchiamo di intervenire laddove ravvisiamo vi siano collusioni o problematiche non più sanabili. Abbiamo chiesto di fare un passo indietro ad alcuni sindaci; in altri casi, come a Marano e a Torre Annunziata, abbiamo ritenuto fosse necessario anche commissariare i nostri circoli. Sempre a Torre Annunziata, inoltre, abbiamo cercato di dare una mano alla compagine amministrativa proponendo un nome come quello di Lorenzo Diana. Le cose, purtroppo, non sono andate così come auspicavamo. La segreteria provinciale sta agendo con grande determinazione e senza fare alcuno sconto laddove si riscontrino collusioni con ambienti del malaffare o situazioni che poco ci convincono».


In che misura modificherebbe la legge sugli scioglimenti dei comuni?
«La legge va potenziata. Non basta rimuovere due o tre sindaci per salvare i municipi dalle incrostazioni mafiose, se poi, come spesso accade, in quegli stessi enti continuano ad operare persone che hanno contatti con ambienti controindicati e un potere enorme negli uffici. I dipendenti che favoriscono la camorra devono essere allontanati subito. C'è poi un grande equivoco di fondo su cui bisogna dire qualcosa: ci sono aspetti penali, che vanno approfonditi nelle competenti sedi giudiziarie, e responsabilità politiche che i pubblici amministratori devono assumersi indipendentemente dai risvolti di carattere investigativo. La legge sugli scioglimenti dei Comuni è chiara: il possibile condizionamento dell'attività amministrativa, anche se non vi è organicità tra amministratori e clan, è già un elemento sufficiente».

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